Ha occupato un alloggio popolare, ha convinto l’anziana legittima assegnataria (sconosciuta) a convivere per un anno con lei e poi ad abbandonare la casa. Infine ha riscattato l’immobile acquistandolo dall’Ater. Questa, almeno, è la denuncia di Anna Maria Addante, presidente dell’Associazione proprietari e inquilini Ater, che racconta la storia dell’acquisto dell’abitazione da parte della figlia di una dirigente dell’Ater (e questo aggraverebbe ulteriormente la trama). Un altro caso di gestione “discutibile” quindi del patrimonio immobiliare pubblico, dopo la vicenda già raccontata sul fattoquotidiano.it della dirigente Ater che aveva venduto casa a se stessa.

Nel 1994 – racconta la Addante – Danila Massenzi, figlia della dirigente Ater Lina Ferri, occupa l’alloggio, sito nella prestigiosa zona Prati a Roma: quattro camere, cucina, bagno, ripostiglio e due terrazze. La legittima assegnataria, un’anziana signora che per circa un anno ha convissuto con la donna, abbandona l’alloggio nel 1995, ma la figlia della dirigente Ater, forte di questa breve convivenza, amplia il suo nucleo familiare a giugno 1994, requisito necessario per il successivo acquisto dell’immobile. “La signora Massenzi non poteva fare questa operazione – dichiara la Addante – poiché l’ampliamento si poteva fare dopo due anni. L’anziana che l’ha ospitata ha convissuto circa un anno con la figlia della Ferri e, tra l’altro, non aveva nessuna relazione di parentela con la Massenzi”. 

Secondo la Addante la figlia della Ferri ha potuto acquistare l’alloggio di via Oslavia, grazie ad un atto “compiacente” che le ha permesso l’ampliamento del nucleo familiare. “Sarebbe interessante vedere questo atto – prosegue la Addante – essendo la signora uscita dall’alloggio nel 1995, conoscendo anche la lentezza di lavoro dello Istituto Autonomo per le Case popolari dell’epoca. Il sistema non solo non era informatizzato, ma le pratiche giacevano per anni prima di essere definite”. Il sospetto è dato proprio dalla Massenzi, che ha fatto domanda di sanatoria con la legge 18/2000. Perché la signora Danila ha fatto la sanatoria se aveva già ottenuto l’ampliamento del nucleo familiare? “Tra l’altro l’immobile è stato acquistato a ottobre 2006. L’alloggio – spiega la Addante – non si poteva vendere perché solo la legge del dicembre 2006 n. 27 consentiva la vendita di tali appartamenti a chi era stato sanato”. 

“C’è un’inchiesta interna aperta. L’indagine – spiega Bruno Prestagiovanni, presidente dell’Ater – è svolta da dirigenti interni e professionisti esterni. Per il momento non posso dire altro”. “Il problema principale – spiega Massimo Belia, direttore generale dell’Ater – è che l’abuso è stato fatto dalla figlia e non direttamente dalla dirigente. La commissione d’inchiesta è stata costituita a fine luglio e al massimo entro ottobre dobbiamo chiudere l’indagine interna anche per dare un segnale forte ai nostri dipendenti”.

Intanto i legali degli inquilini Ater si sono già mossi: “Abbiamo presentato un esposto in procura in merito a questa vicenda – spiega l’avvocato Claudio Ferrazza che tutela l’associazione – perché ci sono varie questioni da verificare”. “Stavolta una dirigente non ha venduto a se stessa – spiega la Addante – ma sospettiamo che abbia aiutato la figlia a raggiungere l’obiettivo, avvantaggiata dal fatto che lavorava all’Istituto case popolari”.

La cosa ancor più grave e certa, conclude la Addante, “è che l’alloggio che faceva parte dei piani di vendita degli alloggi autofinanziati è stato venduto non con la legge regionale 42 del 1991 ma bensì con la legge 560 del 1993 facendo così un altro favore alla Massenzi in quanto lo ha pagato meno di quello che avrebbe dovuto per acquistarlo”.

Articolo Precedente

Roma, Alemanno finanzia e fa sfilare gladiatori e ancelle in un’area archeologica

next
Articolo Successivo

“Non vivo più senza te”, video di Antonacci sponsorizzato con soldi pubblici

next