Posto dalla crisi finanziaria a dover scegliere tra pagare i fornitori della Regione Siciliana oppure i forestali e gli enti di formazione professionale, il dimissionario presidente Lombardo non ha avuto dubbi e ha preferito i secondi. Ogni riferimento alla campagna elettorale in corso é puramente casuale.

Del resto, l’utilità sociale dei 30.000 forestali sicilianio é risultata particolarmente evidente proprio questa estate caratterizzata dalla più vasta estensione di incendi degli ultimi anni mentre i frutti delle centinaia di milioni di euro destinati ogni anno agli enti di formazione professionale sono giustificati dagli alti tassi di occupazione degli iscritti come ben sanno le società di ricerca di personale che sgomitano pur di contenderseli.

Solo un ragioniere prestato alla politica e dedito sadicamente alla “macelleria sociale” avrebbe potuto preferire, di questi tempi, delle attività produttive in quest’uso cosí lungimirante delle risorse pubbliche.

Se ne faccia una ragione il giovane presidente degli industriali di Palermo, Alessandro Albanese, che ha scritto sconsolato a LiveSicilia: “Assistiamo giorno dopo giorno alla farsa di un governo dimissionario che continua a foraggiare clientele, ad alimentare la subcultura del posto fisso calato dall’alto di una raccomandazione politica. Altrimenti non riusciamo a spiegarci quest’ennesima manovrina con cui il presidente della Regione ha rivisto i limiti di spesa, regalando nuove elemosine ai sottoboschi della formazione, dei forestali, dando priorità al personale.

Le scelte strategiche di Lombardo possono comprendersi  solo studiando i meccanismi di certe mentalità incrostate.  Chi per tanto anni ha vissuto grazie a uno stipendio pubblico, governerà con la mentalità dell’impiegato  pubblico. Favorirà il posto pubblico, a spese della Sicilia.
Inutile fare notare che la ricchezza di un territorio la fanno le imprese e il lavoro privato. È troppo ovvio il principio per cui, per redistribuire ricchezza, è necessario crearla. E solo l’impresa e il lavoro privato possono creare ricchezza. Se veramente volessimo fare dell’autonomia un valore aggiunto e non solo un trito slogan, dovremmo cominciare a camminare sulle nostre gambe. E certamente mai potremo camminare sulle gambe della finta formazione o dei forestali.

Inutile sottolineare che solo l’impresa potrà essere la chiave per uscire da questo tunnel. E altrettanto vano è rimarcare che da sette mesi tutti gli imprenditori che insistono in aree industriali ex asi non hanno un interlocutore. L’irsap esiste ma per privilegiare la politica ancora non è operativo. Chi sconta i ritardi e le inefficienze  di una barca senza timone? Naturalmente le imprese. Chi viene sacrificato da scelte illogiche e anacronistiche? Guardiamo attoniti le decisioni assurde di un dittatore dimezzato che ancora privilegia gli stipendifici e si ostina a non vedere che il mondo soffre la crisi e la Sicilia corre verso il precipizio.
E noi, lavoratori e imprese private, paghiamo”.

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