Con la riforma della legge elettorale al palo e gli “sherpa” dei partiti che non riescono a trovare un accordo tra preferenze e collegi uninominali, la possibilità che si torni al voto con il Porcellum è tutt’altro che remota. Ecco perché anche i partiti studiano le contromosse per evitare di essere travolti dalla protesta anti-casta.

In attesa di capire come andrà a finire la partita in Parlamento, i giovani del Pd hanno alzato il pressing su Bersani perché istituisca le primarie per i parlamentari. A metà giugno la direzione nazionale dei Gd ha votato all’unanimità un ordine del giorno che chiede al segretario di  utilizzare lo strumento delle consultazioni con la base per la scelta dei candidati a Camera e Senato nel caso in cui restasse in vigore il sistema delle liste bloccate. Ai vertici del partito i Gd chiedono l’istituzione dell’albo degli elettori, la possibilità di indicare più preferenze a patto che una sia generazionale o di genere e l’incandidabilità per  chi al momento delle primarie ha cariche elettive nelle istituzioni locali. Niente posto in lista quindi per sindaci, consiglieri regionali, presidenti e assessori provinciali.

A gennaio, durante un’assemblea nazionale del partito, Bersani aveva menzionato la possibilità di “fare le primarie sui parlamentari” nel caso in cui i tentativi di dare vita ad una nuova legge elettorale fossero andati a vuoto. Ma da allora non c’è stato nessun passo avanti, né si è capito con quali regole e quali tempi si sarebbe dovuto procedere alle votazioni. Ecco perché i giovani democratici hanno voluto battere sul punto. “Bene ha fatto il Pd a dire in diverse occasioni che si faranno le primarie per la scelta dei candidati, ma noi chiediamo che a queste siano date regole vere che garantiscano in primo luogo il rinnovo della classe dirigente”, spiega Antonella Pepe, segretario regionale dei giovani democratici della Campania e promotrice del “Gd day”, una manifestazione che domani porterà i giovani militanti del Pd in piazza per chiedere al partito di impegnarsi a cambiare il Porcellum e ad istituire consultazioni interne per la selezione dei candidati.

Dietro alla mobilitazione si nasconde una richiesta di ricambio generazionale forte. I toni non sono quelli dei rottamatori, ma alcune considerazioni non differiscono troppo da certe esternazioni di Civati, Renzi e Serracchiani. “Siamo stanchi di quanti utilizzano e sfruttano le proprie funzioni di governo per il consenso personale e non accettano l’idea di non essere loro i protagonisti restando un giro a casa”.

Secondo Giacomo Possamai, vicesegretario nazionale dei Giovani democratici, “dobbiamo provare a cambiare la legge elettorale fino all’ultimo minuto. Io sarei anche per la reintroduzione delle preferenze che hanno qualche difetto, ma sono la soluzione migliore”. Qualcuno, anche nel Pd, dice che in questo modo la criminalità organizzata avrebbe maggiori possibilità di entrare nelle istituzioni “ma non ha senso, allora gente come Cosentino e Dell’Utri come è arrivata in Parlamento? L’importante è restituire al cittadino la possibilità di votare i propri rappresentanti”. Al di là delle dichiarazioni d’intenti però la discussione nelle commissioni è bloccata. “Se altri partiti faranno naufragare la riforma, il Pd ha il dovere di fare le primarie per scegliere i candidati. Altrimenti vince l’anti-politica”.

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