“Ma che fa quel prete lì? È matto ad aprire quella chiesetta ai fedeli mentre scaviamo proprio là sotto?” Questo dovranno aver pensato negli uffici di Autostrade quando due mesi fa don Marco Baroncini ha riammesso al culto l’edificio pieno di crepe, con una colonna “scoppiata” e i pavimenti rialzati, dopo un anno di chiusura. Con la sua mossa il giovane parroco di Ripoli, il paese nell’Appennino bolognese che frana per gli scavi della Variante di valico, ha messo tutti in subbuglio. La società dei Benetton, concessionaria della grande opera, ha sempre sostenuto che quei danni nella struttura fossero pregressi e non causa dei suoi lavori che in queste settimane sono passati proprio sotto la parrocchia. Tuttavia, appena il sacerdote ha spalancato i portoni, qualcuno a Roma deve avere cominciato a preoccuparsi.

La chiesetta viene infatti riaperta nei primi giorni dello scorso marzo. Prontamente, il 20 dello stesso mese, in una lettera indirizzata alla parrocchia e alle istituzioni Autostrade chiede al curato di poter entrare: “Al fine di poter valutare la sicurezza strutturale dell’edificio, vi invitiamo a consentire l’accesso ai locali dei tecnici della società Enco, incaricati dall’appaltatore di eseguire le summenzionate verifiche”.

Lui, don Marco, questi tecnici mandati da Autostrade non li ha mai fatti entrare (così successe già mesi fa). Sono infatti inviati da una società che, anche secondo la stessa Soprintendenza di Bologna, sta mettendo a rischio lo stesso edificio (oltre che l’intero paesino). In più c’è un’indagine in corso a Bologna: aprire le porte a quei tecnici sarebbe come fare entrare senza contraddittorio una controparte legale in casa.

Inoltre quella chiesa è rimasta chiusa per un anno su volontà del sacerdote, mentre Gianluca Stefanini, sindaco di San Benedetto Val di Sambro (nel cui territorio si trova Ripoli), non si sarebbe mai assunto la responsabilità di fare un’ordinanza per vietarne l’utilizzo. L’insistenza di Autostrade scaturisce forse da una lettera del febbraio 2012 in cui la Soprintendenza per i beni architettonici di Bologna spiega che “la situazione ‘a vista’ dello stato fessurativo della chiesa è peggiorata rispetto a un anno fa”. Una lettera in cui l’ufficio bolognese per la tutela dei beni artistici parla di “una preoccupazione fondata per la stabilità del complesso religioso”.

I costruttori continuano a premere. Il 23 marzo 2012 Autostrade chiede ancora di poter entrare, scaricando, in caso di diniego, le responsabilità su don Baroncini. “…in merito a un recente peggioramento dello stato delle fessure della chiesa, che non è stato possibile verificare a causa dell’interdizione all’accesso all’interno dei locali – si legge nella missiva della società autostradale – reiteriamo alla parrocchia di Santa Cristina quanto da noi significato con la nota del 20 marzo, sottolineando che l’apertura della chiesa, senza aver svolto opportune verifiche delle strutture, è responsabilità piena del parroco”.

Il dubbio allora è questo: se gli scavi non c’entravano niente con quelle lesioni, come la società di ingegneria Spea (di proprietà Autostrade) certificava il 4 febbraio 2011, perché tanta premura? “Escludiamo comunque che le lesioni da voi indicate siano correlabili a oggi allo scavo della galleria”. Per la Direzione lavori sarebbero dovute a “recenti ristrutturazioni”. Ma questa ipotesi, in una lettera dell’8 maggio 2012, viene definita dalla Soprintendenza “assai singolare” anche perché formulata “senza avere conoscenza dell’effettiva consistenza degli interventi eseguiti”.

Quasi tutta questa mole di lettere fa parte di un carteggio di circa 80 pagine allegato a un esposto che il prete ha presentato nei giorni scorsi, tra gli altri, alla Soprintendenza e alla Procura (che indaga sulla frana). Nel documento don Marco spiega perché non permette ai tecnici una verifica della chiesetta. Tutti, per lui, hanno un vizio: fanno parte di quel collegio dei tecnici istituito a novembre come “organo terzo”. Un organo terzo che tale non sarebbe visto che conta tra le sue fila anche i tecnici di Autostrade.

Per questo don Baroncini ha sollecitato e ottenuto dalla Soprintendenza un sopralluogo avvenuto oggi, giovedì, di cui si attende l’esito. Peraltro, scrive nell’esposto il parroco, tutte le parti, compresa la società dei Benetton, sono potute entrare con i periti della procura, nel sopralluogo del 21 febbraio sulle condizioni della struttura e in quel caso il sacerdote non si è opposto. Tutti, anche Autostrade, sapevano e sanno come sta la chiesa. Non è questo il punto: è la sua riapertura che spaventa.

 

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