Il ministro Passera ha comunicato di aver sospeso per 90 giorni le procedure relative all’assegnazione gratuita delle frequenze digitali, quella finta asta che il governo Berlusconi aveva regalato all’imprenditore Berlusconi. Naturalmente si tratta di un passo avanti, frutto anche della grande mobilitazione sostenuta da movimenti e associazioni, a cominciare da Avaaz, Popolo Viola, Move on, Articolo 21 e non solo.

Eppure si tratta solo di un primo passo, e sarà bene non sottovalutare i rischi e le insidie prossime venture. La sospensione, perché di questo si tratta, non è stata inserita nel decreto sulle liberalizzazioni perché altrimenti la Pdl non avrebbe mai votato il provvedimento e tanto meno il quasi certo voto di fiducia. Non ci vuole una grande fantasia nell’immaginare che questo sia stato il messaggio recapitato da Gianni Letta nella sua repentina visita a Palazzo Chigi. Da qui la decisione di attribuite la decisione al ministro Passera e di evitare di portare in aula il provvedimento.

Naturalmente Mediaset, abituata ad anni di totale dominio, ha già iniziato la sua campagna preventiva contro la futura asta e minaccia ricorsi contro tutto e tutti. Berlusconi ha cominciato a parlare di delusione e ad ammonire il governo. Nei prossimi giorni ci sarà una progressione di minacce e, secondo quanto già anticipato dal Fatto, il partito del conflitto di interessi cercherà di prendere tempo, scatenando una battaglia legale, chiedendo rimborsi, alternando sapientemente suppliche e minacce, secondo lo stile di casa.

Riusciranno Monti e Passera a reggere all’offensiva? Nel momento in cui si chiedono sacrifici a tutti, non sarebbe comprensibile la concessione gratuita di un bene pubblico, queste le parole usate da Monti per spiegarne la decisione. Parole che non possiamo non sottoscrivere, oggi e ancor di più tra 90 giorni, quando la sospensione scadrà e bisognerá sottoporre al voto del Parlamento il nuovo provvedimento.

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