È stato presente davanti alla corte per 2 ore e mezzo e poi è stato colto da un malore. Calisto Tanzi, 73 anni compiuti lo scorso novembre, è arrivato nell’aula Bachelet della Corte d’Appello di Bologna poco prima delle 10 per presenziare all’udienza del processo di secondo grado per il crac Parmalat, iniziato lo scorso dicembre. Ma intorno alle 11.30 si è imposto uno stop quando l’ex imprenditore di Collecchio, condannato a 18 anni di reclusione in primo grado, ha avuto un mancamento mentre era seduto accanto ai suoi difensori.

A quel punto il presidente della corte, Francesco Maddalo, ha concesso un’interruzione di una decina di minuti e Tanzi è stato accompagnato fuori sorretto dagli agenti di polizia penitenziaria. Rientrato al termine della pausa, è apparso ancora sofferente, anche a causa dei 25 chili persi nel corso della carcerazione e del periodo di ricovero ospedaliero, al termine del quale è tornato nell’istituto di detenzione di Parma.

Per i legali dell’ex patron della Parmalat si pone di nuovo e con maggior urgenza la concessione degli arresti domiciliari, già rifiutati in passato. Gianpiero Biancolella, che fa parte del pool di avvocati che assiste Tanzi, ha detto che il malore del suo assistito “è la prova evidente dei motivi sociali e umanitari per cui il legislatore ha previsto che un ultrasettantenne, laddove non ci siano come nel caso di Tanzi non vi fossero motivi ostativi, potesse scontare in detenzione domiciliare il residuo della pena”.

Sul quadro clinico di Callisti Tanzi, Biancolella non è entrato nel dettaglio “per motivi di riservatezza. Credo che vedendolo ci si renda però conto di quali siano le sue reali condizioni”. Perché allora decidere di partecipare aula a differenza delle udienze precedenti? “Uno dei motivi per cui non è stata concessa la detenzione domiciliare dal Tribunale di sorveglianza”, ha detto l’avvocato Biancolella, “è che si è scritto che Tanzi non si era presentato in udienza. Nonostante i difensori avessero detto che le condizioni di salute in quei giorni non lo consentivano. Tant’è che due giorni dopo è stato ricoverato in ospedale per un intervento molto serio e grave”.

Secondo il team legale, non è possibile attendere il prossimo mese di marzo perché venga discussa una nuova istanza con cui si chiede che Tanzi venga trasferito agli arresti domiciliari. Non è possibile perché, ha dichiarato Biancolella, “abbiamo timore per la sua vita, non è un problema di adeguatezza della cura. È evidentemente il regime carcerario che crea questa situazione”.

Nel frattempo procederà il processo di secondo grado nel quale, oltre a Calisto Tanzi, sono imputati l’ex direttore finanziario Fausto Tonna (condannato a 14 anni nel processo di primo grado), il fratello dell’imprenditore, Giovanni Tanzi (10 anni e 6 mesi), Domenico Barili (8 anni), ex direttore marketing della multinazionale di Collecchio, Luciano Silingardi, commercialista e amico di Tanzi oltre che ex consigliere indipendente di Parmalat Finanziaria (6 anni), e l’ex presidente della Fondazione Cariparma, Giovanni Bonici (5 anni), numero uno di Parmalat Venezuela ed ex amministratore di Bonlat, la società del gruppo che, in base alla ricostruzione effettuata dall’autorità giudiziaria, era utilizzata per cancellare i debiti e per dare un’aggiustata ai bilanci.

Inoltre la Corte d’Appello di Bologna è chiamata a giudicare anche altri ex dirigenti, sindaci e componenti del consiglio d’amministrazione dell’azienda di Collecchio. Si tratta di Paolo Sciumè (5 anni e 4 mesi in primo grado), Camillo Florini (5 anni), Davide Fratta (4 anni), Rosario Lucio Calogero (5 anni e 4 mesi), Mario Mutti (5 anni e 4 mesi), Enrico Barachini (4 anni), Giuliano Panizzi (4 anni) e Sergio Erede (1 anno e 6 mesi).

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