Con un anno di ritardo rispetto a paesi come la Germania, la Francia, la Gran Bretagna e la Spagna, anche in Italia le donne potranno usufruire della pillola dei 5 giorni dopo. Oggi è infatti arrivata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, a seguito della firma del decreto di autorizzazione da parte del direttore generale dell’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa) Guido Rasi.

Dopo il via libera della Commissione tecnico-scientifica concesso a ottobre non sarà neanche necessario il passaggio finale in Consiglio di amministrazione dell’Aifa, dato che il medicinale è stato inserito in fascia C, quindi a carico del cittadino, con un costo che si aggirerà attorno ai 35 euro.

La pillola dei 5 giorni dopo è il contraccettivo d’emergenza di ultima generazione e, diversamente alla pillola del giorno dopo che funziona nell’arco delle 72 ore successive al rapporto sessuale, consente alle donne di avere qualche giorno in più a disposizione (120 ore) per evitare il rischio di gravidanze indesiderate.

Tecnicamente il farmaco si chiama “ulipristal acetato” ed è stato approvato dall’Agenzia europea per il farmaco (Emea) nel maggio del 2009, un anno prima rispetto all’agenzia per il farmaco statunitense (Fda) che ha dato il suo ok nell’agosto del 2010.

Di recente uno studio americano ha certificato l’efficacia di questa pillola. Somministrato a 1.241 donne, il farmaco ha mostrato un tasso di successo pari al 97,9 per cento, praticamente quasi come la pillola del giorno dopo.

L’approvazione dell’anticoncezionale non è arrivata però senza polemiche. I critici lo definisco come farmaco abortivo, paragonandolo erroneamente alla RU486. In realtà, l’ulipristal acetato è in tutto e per tutto un anticoncezionale, che ha un effetto anti-progesterone. Questo significa che inibisce temporaneamente i meccanismi dell’ovulazione. Così come la pillola del giorno dopo, ha effetto se quando viene assunto non è ancora avvenuta la fecondazione. Per questo la certezza sulla sua efficacia tende a diminuire con il passare dei giorni.

Da qui l’appello dei medici all’Aifa affinché l’agenzia non preveda l’obbligo del test ematico di gravidanza. Misura, questa, che potrebbe limitare l’utilizzo della pillola. “Siamo contrari all’obbligo del test ematico di gravidanza, perché potrebbe creare ostacoli e ritardi”, dice Emilio Arisi, presidente della Società di medicina italiana di contraccezione (Smic) secondo cui “se una donna richiede la pillola, vuol dire che la gravidanza non la vuole, dunque è meglio evitare un aborto volontario dopo”. Concorda Nicola Surico, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), che dice di essere contrario all’inserimento della pillola dei 5 giorni dopo nella fascia C. “In altri paesi infatti, come in Gran Bretagna – sottolinea l’esperto – la pillola dei 5 giorni dopo è gratuita ed è distribuita senza la necessità di una prescrizione medica”.

Nulla però esclude che nel nostro paese l’uso della pillola segua un percorso sui generis. Già alla sua approvazione è stata ritardata per mesi. L’ex ministro della Salute Ferruccio Fazio aveva chiesto un parere al Consiglio superiore di sanità (Css) proprio per chiarire se si tratti di un farmaco contraccettivo o abortivo: nel secondo caso, si sarebbe dovuto valutare se la pillola è compatibile con la legge 194. Il Css ha chiarito che di contraccettivo si tratta, aprendo la strada al via libera definitivo.

Alberto Aiuto, general manager dell’azienda HraPharma produttrice della pillola “Ellaone” ha precisato che “per l’arrivo della pillola dei 5 giorni dopo nelle farmacie italiane saranno necessari 4 o 5 mesi”. “Dopo la pubblicazione del decreto – spiega Aiuto – vi sono alcuni adempimenti burocratici, a partire dall’ordine al Poligrafico dello Stato dei bollini ottici da apporre sulle confezioni e che saranno inviati alla sede produttrice in Francia”. Al momento, inoltre, aggiunge Aiuto, “stiamo valutando il quantitativo del farmaco da produrre per l’Italia”.

Attualmente, ricorda Aiuto, Ellaone è in commercio in oltre 20 paesi nel mondo: in Europa, Usa, Canada ed alcuni paesi orientali. E solo in Europa, in due anni, cioè da quando Ellaone è disponibile, sono state vendute oltre 400.000 confezioni del farmaco. In nessuno dei paesi dove la pillola dei 5 giorni dopo è in commercio, sottolinea Aiuto, “è però richiesto il test di gravidanza preventivo, come accade in Italia, e proprio la richiesta di tale test rende difficile prevedere quale potrà essere la risposta delle donne italiane in termini di utilizzo del farmaco”.

di Valentina Arcovio

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