L'incontro tra Gheddafi e Berlusconi in occasione della visita a Roma del leader libico nell'agosto 2010

“Sic transit gloria mundi”: così passa la gloria del mondo. Non lo avesse mai detto. La celebre citazione in lingua latina con cui il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha commentato la notizia della morte del suo amico Muammar Gheddafi ha fatto scaturire una marea di reazioni. Tutte più o meno indignate. Fuori dal coro, invece, quella di Famiglia Cristiana, che sulla versione telematica ha deciso di rispondere per le rime al Cavaliere. Anzi, più che per le rime, il giornale cattolico ha risposto ‘huiusmodi’, ovvero con lo stesso stile del capo del governo.

In un articolo in home page a firma di Alberto Bobbio, infatti, è scritto che “da uno che ha baciato l’anello al dittatore di Tripoli in vita non potevamo aspettarci che un glorificazione in morte: Sic transit gloria mundi”.  Dopo l’attacco dell’articolo, Bobbio ha spiegato – al solito modo – il perché della sua presa di posizione. “Silvio Berlusconi non ci ha nemmeno pensato un attimo e la sua frase ha fatto immediatamente il giro del mondo. Ma lui è abituato così. Parla apertis verbis, insomma chiaro e franco, come nella recente occasione del nome del suo nuovo partito. E lo fa coram populo, senza chiedersi cui prodest?, senza assolutamente riflettere, almeno una volta, cum grano salis“.

Bobbio, tuttavia, ha ammesso che da Berlusconi se lo aspettava. “Certo de gustibus non disputandum est – ha scritto. Eppure sarebbe meglio farlo: Sapiens ut loquatur multo prius consideret (un sapiente prima di parlare deve molto pensare). Ma non sembra la regola del nostro Presidente. Forse, dopo quel baciamano, era naturale associare gloria a Gheddafi: Promissio boni viri est obligatio (Le promesse delle persone per bene sono un impegno che va mantenuto). Anche con una fulminea dichiarazione post mortem“.

Nella prosecuzione dell’articolo, famigliacristiana.it ha scritto: “Il Cavaliere parla pro domo sua, sic et sempliceter, anzi ridendo dicere verum, sine ira et studio, neppure una tantum. E non lo fa obtorto collo, ma mirabile visu (cosa incredibile a dirsi), insomma more solito, ex abrupto (all’improvviso) ex abundantia cordis (dal profondo del cuore)”.

Poi la stoccata finale, con il sito internet del giornale che ha espresso la sua dura reprimenda al commento del presidente del Consiglio sulla morte di Gheddafi. Partendo dalle solite domande. “Cosa c’è stato tra lui e Gheddafi? Forse un do ut des? – si è chiesto Alberto Bobbio – . Se fosse vero sarebbe stato meglio una damnatio memoriae piuttosto che esercitarsi nel carpem diem, nel cogliere l’attimo di una dichiarazione ad hoc sicuramente ed esageratamente ad abundantiam. Tutto questo absit iniuria verbo, sia detto senza offesa”. Come dire: chi di latino colpisce, di latino perisce.

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