Niente fax per favore, non c’è carta per stamparli. È la mesta richiesta che arriva dal carcere dell’Arginone di Ferrara. Le risme sono solo un ricordo e ora sono e-mail e telefono a tenere la casa circondariale in contatto con il mondo.

La mancanza della carta per una casa circondariale, istituzione che richiede atti e formalità più di qualunque altra (basti pensare alle formalità di una scarcerazione), è come la benzina finita nelle auto di polizia e carabinieri: non si può far funzionare la macchina. Quella penitenziaria in questo caso.

E la soluzione non sembra essere dietro l’angolo, se il direttore del carcere, Francesco Cacciola, ha scritto una lettera indirizzata a ministero di giustizia, procura, provveditorato, prefettura e altre sedi istituzionali di Ferrara e della Regione. Il testo si consuma in poche parole. Ma fin troppo esaurienti: “si comunica che a decorrere da domani questo istituto penitenziario non potrà più ricevere fax né inviare corrispondenza per mancanza di carta”.

Un bel traguardo per “la tanto proclamata e pubblicizzata, dal ministro Brunetta, informatizzazione della pubblica amministrazione” che, evidentemente, non ha minimamente toccato l’amministrazione penitenziaria”. A richiamare la situazione sulla penosa situazione è l’Uilpa Penitenziari, l’organizzazione sindacale della pubblica amministrazione che fa capo alla Uil, il cui timore è che senza materia prima “sono a rischio le attività ordinarie in quanto la gran parte della corrispondenza viene evasa da tale mezzo. A questo concorrono anche le centinaia di registri cartacei che oberano il già difficile lavoro della polizia penitenziaria”.

Eccoci di fronte quindi a quello che Eugenio Sarno, segretario generale Uil Pa Penitenziari, definisce “l’ennesimo segnale di quel default dell’amministrazione penitenziaria che la Uil aveva ampiamente, ma inutilmente, annunciato da tempo. Un’amministrazione che soffoca nei circa 250 milioni di debito. Un’amministrazione che non può più garantire il pieno ai mezzi di servizio per le traduzioni, non paga le missioni e gli straordinari al personale, non è in grado di far fronte alle spese ordinarie e al pagamento delle utenze”.

Anche i fondi per il vitto ai detenuti sono in via di esaurimento. “Nonostante il Capo dello Stato abbia sottolineato – aggiunge Sarno – come l’attualità del sistema penitenziario sia una vergogna e un orrore nonché una prepotente urgenza da risolvere, all’orizzonte nulla si scorge in termini di impegni, efficacemente risolutivi, da parte del governo e del parlamento”.

(m.z.)

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L’Anm compra di tasca propria la carta per il carcere

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