Aveva creato un tesoretto di circa 300 mila euro da sottrarre alla bancarotta della sua società e da usare in caso di necessità. Ma ora i carabinieri di Rimini hanno sequestrato quei beni nell’ambito dell’inchiesta sulla truffa milionaria dell’imprenditore bolognese Giulio Lolli, ex patron di Rimini Yacht.

Lolli venne arrestato nel gennaio 2011 in Libia, ma in seguito alle rivolte contro il regime di Muammar Gheddafi, riuscì a fuggire di galera. Oggi è ancora latitante e probabilmente quei soldi gli sarebbero stati più che utili. Ieri pomeriggio, però, i carabinieri hanno eseguito un provvedimento di sequestro firmato dal pm della Procura di Rimini, Davide Ercolani, nell’abitazione di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, di un imprenditore bolognese di 37 anni al quale Lolli aveva affidato alcuni beni.

Il tesoretto da 300 mila euro era costituito da gioielli in oro bianco con brillanti, diamanti, perle, quattro orologi da polso molto pregiati che, all’occorrenza, l’amico doveva vendere per procurargli liquidità (Cartier, Patek Philipppe, Universal Geneve e A-Lange & Sohne), una somma contante di 38.500 euro e alcune pietre preziose. Non tutto è stato trovato nell’abitazione dell’imprenditore bolognese; una parte di quella ricchezza, infatti, è stata sequestrata in una cassetta di sicurezza della Carisbo di via Farini, nel centro di Bologna.

Nella maxi inchiesta sono ipotizzati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, furto, simulazione di reato, estorsione, bancarotta fraudolenta. Oltre a Lolli (che però è latitante) sono coinvolti anche alcuni uomini della guardia di finanza accusati di aver chiuso un occhio durante una verifica fiscale in cambio di mazzette, investigatori forse corrotti, un ex generale della finanza, Angelo Cardile, finito suicida. E fiumi di soldi in paradisi fiscali e in conti correnti aperti in Svizzera, dove ci sarebbe una “riserva” da 700 milioni di euro, e a San Marino.

Il sequestro dei 300 mila euro si sviluppa però nell’ambito dell’inchiesta portata avanti dalla procura di Rimini, per una maxi truffa di yacht venduti a più clienti spesso inesistenti. Un altro filone dell’inchiesta è condotto invece dal tribunale collegiale di Bologna. Due colonnelli della fiamme gialle, Massimiliano Parpiglia e Enzo Di Giovanni, due marescialli e un commercialista ferrarese, Giorgio Baruffa, sono accusati di bancarotta e corruzione. Mentre uno degli imputati, Alberto Carati, ha patteggiato tre anni per corruzione e fatture false. L’ipotesi della procura è di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio in concorso per una verifica fiscale che gli inquirenti ritengono essere stata ammorbidita in cambio di mazzette.

Giulio Lolli, invece, tenta in tutti i modi di sfuggire al processo. Era considerato il maggiore commerciante italiano di barche di lusso a motore con la sua Rimini Yacht, società romagnola specializzata nella compravendita di imbarcazioni di lusso, che nell’agosto dello scorso anno è stata dichiarata fallita dal tribunale di Bologna. La sua impresa nel 2007 era riuscita a fatturare 32 milioni di euro. Nell’inchiesta portata avanti dalla procura di Rimini è indagato per truffa e falso. Il meccanismo che utilizzava era di far aprire con documenti contraffatti leasing milionari a nome degli acquirenti e poi incassare le somme. Agli armatori non restava che un foglio di carta senza alcun valore.

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