L'inaugurazione della sede di tre ministeri a Villa Reale a Monza

Centocinquanta metri quadrati, quattro uffici, destinazione “pensatoio” per rilanciare l’economia. Ecco il tanto atteso decentramento ministeriale, fiore all’occhiello della Lega di fronte alla base. Operatività? Per quella c’è tempo, se ne riparla il primo settembre. A Monza va in scena il sipario della Lega. Officiante è il ministro Calderoli, che scherza sul futuro del Governo. “Berlusconi mangerà il panettone, e anche la colomba”, dice. Fuori restano i contestatori. A Villa Reale infatti si entra solo con cravatta e fazzoletto verde. E così mentre una cinquantina di persone protesta vigorosamente, a farne le spese sono anche due consiglieri del Pd, che pure muniti di regolare invito, vengono lasciati fuori dalla porta perché si presentano con il tricolore italiano.

Intanto Calderoli parla del partito e del governo, nega le frizioni sull’arresto di Papa e dà tutta la colpa agli analisti politici: “La cosa bella è che non ne imbroccano una, noi siamo uniti. La forza della Lega è la sua unità”. Sarà, ma non è detto che il famigerato decentramento sia sufficiente a ricomporre, oltre che il partito, una base sempre meno disposta a sopportare la politica ondivaga del Carroccio. Quanto ai famigerati ministeri, Calderoli li presenta in pompa magna: “E’ la realizzazione di un sogno”.

video di Giovannij Lucci

Anche se poi lo stesso Calderoli è costretto ad ammettere che la soluzione trovata per gli uffici – il suo, quello di Tremonti, quello dello stesso Bossi e quello del ministro del Turismo Brambilla – è “un po’ spartana”. Quanto ai compiti degli uffici monzesi, il dubbio resta: “Qui a Villa Reale – dice il ministro – realizzeremo uno sportello del cittadino dove, al di là del mondo associativo, qualunque cittadino abbia un problema con Roma può venire a cercare soluzione senza che debba fare dei viaggi della speranza. Ci appoggeremo a questa struttura – spiega – per creare una sorta di pensatoio. Tra le prime cose di cui si occuperà ci sarà il rilancio dell’economia, e qualunque proposta venga per lo sviluppo del Paese sarà ben accetta”.

Insomma, tutto benissimo. Del resto, dice Calderoli, la presenza all’inaugurazione del ministro Brambilla è la prova che anche nel Pdl c’è interesse per il decentramento. Lei conferma entusiasta: “E’ un segno chiaro di quanto sia unita e compatta la maggioranza”.

LA POLEMICA

Peccato che non tutti la pensino così. Passati i giorni del “cretino” rivolto da Tremonti a Brunetta, alcuni deputati Pdl del Lazio parlano esplicitamente di regressione feudale. Ci pensa poi il ministro della Cultura Giancarlo Galan a smontare in due parole tutta la cattedrale di buoni sentimenti reciproci tra Lega e Pdl. L’ex governatore del Veneto si sfoga infatti in una intervista al Gazzettino: “Con la Lega c’è bisogno di un grande chiarimento, ad ogni livello. Enrico Mattei diceva che lui usava la politica come un taxi. E’ una frase che a me non piace, ma mi piace ancora meno che il Pdl faccia il taxi della Lega. Finora è andata così, ora basta”.

Parole simili dal sindaco di Roma Alemanno: “Quello che è avvenuto oggi a Monza rimane inaccettabile da tutti i punti di vista. Anche se la Lega, dopo la vittoria delle mozioni parlamentari a favore di Roma Capitale, ha dovuto ripiegare dall’iniziale proposta di spostare sedi dei Ministeri al nord alla semplice creazione di ‘uffici decentrati’ e ‘sportelli del cittadino’, l’iniziativa è impresentabile sia sul piano simbolico sia sul piano sostanziale”. E’ quanto dichiara il sindaco di Roma. “E’ l’esatto contrario – dice Alemanno – dello spirito autentico del federalismo”.

La maggioranza è talmente coesa che persino gli ex responsabili cominciano a tirare i remi in barca. “Dopo l’apertura a Monza degli uffici distaccati dei ministeri dell’Economia, delle Riforme, e della Semplificazione normativa – dice Arturo Iannacone di Noi Sud – abbiamo avuto la conferma di un esecutivo succube della Lega. Nei prossimi giorni ci aspettiamo un segnale chiaro dal governo con l’individuazione al sud di quattro sedi distaccate dei ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, del Turismo e delle Politiche agricole. Tuttavia – sottolinea – siamo consapevoli che non è con le sedi di rappresentanza che si supporta un territorio, ma con misure concrete a sostegno della sua economia, dei suoi imprenditori, dei suoi commercianti e della sua classe lavoratrice. O il presidente Berlusconi e il governo accolgono le nostre richieste o – conclude – saremo costretti a rivedere il nostro appoggio ad un governo che sta deludendo profondamente il popolo meridionale”.

BERLUSCONI: “IO PROBLEMI CON LEGA? NO, LEGA HA PROBLEMI”

Galan, Alemanno, Noi Sud. Tutti smentiscono Berlusconi, che proprio stamattina ha ostentato il volto sicuro e compatto di una alleanza infrangibile: “Non c’è nessun problema” nella maggioranza, “io non ho non nessun problema, sono loro ad avere un problema…”. Così il premier risponde ai cronisti che, mentre lasciava palazzo Grazioli, gli chiedono delle tensioni con la Lega dopo il voto di mercoledì che ha mandato in carcere il deputato Pdl Alfonso Papa. Ma la Lega ha problemi con lei? “Beh, è evidente: ma scusate, chi aveva preso un impegno e non lo ha rispettato nel voto in Parlamento? Tanto è vero che al Senato l’impegno è stato mantenuto”. Ma che succede adesso? “Non succede niente, il governo va avanti più solido di prima”. Ma Bossi ha ancora la leadership della Lega, chiedono i cronisti “Assolutamente sì: La Lega è Bossi, Bossi è la Lega”.

E BOSSI ARRIVA

Insomma, anche per il presidente del Consiglio sono i giornali che come al solito “inventano tutto”. Ma se da un lato il premier cerca di buttare acqua sul fuoco, dall’altro non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalla scarpa e ad additare indirettamente i responsabili del voto della Camera. Chi sono quei leghisti che hanno problemi con lui? Evidentemente i maroniani che, in maggioranza alla Camera, hanno fatto pendere l’ago della bilancia verso l’arresto di Papa. Del resto il premier lo dice chiaramente, e sembra un esorcismo: non c’è Lega senza Bossi.

Per tutta risposta il Senatùr non sembra almeno inizialmente preoccuparsi di smorzare i toni. Arrivato verso l’una e trenta a Monza, il leader della Lega si è limitato ad un laconico “Chedetelo a lui” di fronte alla domanda di rito sui problemi con il premier, salvo poi concedere una nuova e più politically correct dichiarazione alle agenzie: “Berlusconi? L’ho sentito ieri dal mio letto d’ospedale in Svizzera. Con lui di bene in meglio”. In compenso, e senza repliche riparatorie, Bossi si è lasciato andare ad un siparietto, apparentemente scherzoso, con un giornalista del Corriere della Sera. “Corrieraccio, avete preso la strada sbagliata, verso sinistra – ha detto – ci rompete le balle, ho gli occhiali ma ci vedo, ti vedo e il pugno funziona sempre”.

GLI “UFFICI”

Oltre ai vari simboli leghisti, ci sono anche la foto di Giorgio Napolitano, la bandiera italiana e quella dell’Unione europea nell’ufficio di Umberto Bossi. Dopo il taglio del nastro, i giornalisti sono stati fatti entrare per un breve “tour” delle tre stanze allestite al piano terreno della Cavallerizza, che si affaccia sul cortile d’onore della villa. Entrando, subito sulla destra, si trova l’ufficio che sarà di Umberto Bossi, a partire dal primo settembre. Di fronte, a sinistra, quello che Roberto Calderoli ha definito l’ufficio “pluri-ministeriale” dove è stata allestita una scrivania per il ministro della Semplificazione normativa e una, di fianco, per Giulio Tremonti. Calderoli ha spiegato che, a breve, aggiungeranno un’altra scrivania destinata al ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. “Le scrivanie le abbiamo pagate di tasca nostra e sono costate circa 340 euro a testa”, ha detto l’esponente leghista. In entrambe le stanze sono stati attaccati arazzi e quadri che raffigurano il giuramento di Pontida e la battaglia di Legnano, momenti-icona del movimento, ma ci sono anche il Tricolore e la bandiera dell’Unione europea e, vicino a una piccola foto incorniciata del leader del Carroccio, anche un’immagine del Presidente della Repubblica e un Crocifisso. Sui tavoli di Bossi e Calderoli, infine, anche una piccola statuetta di Alberto Da Giussano.

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