C’è un cittadino italiano, classe 1930, cinque bypass, che dal 20 aprile si alimenta con tre cappuccini al giorno. Dalla mezzanotte di domenica 19 giugno è passato ad uno sciopero totale della fame e della sete, ponendo al Paese l’urgenza che l’Italia torni a potere essere considerata una democrazia secondo gli standard democratici internazionali. Nel frattempo, oltre 13 mila persone si sono unite a lui nell’iniziativa nonviolenta, di cui più della metà appartenenti alla comunità penitenziaria (detenuti, familiari, agenti, direttori di carcere).

Prova un attimo a mettere da parte giudizi e pregiudizi, positivi e negativi, che di certo avrai, e di rispondere a questa domanda: lo sapevi, ne conosci le ragioni? Difficile, visto che durante questi 60 giorni trascorsi nessun telegiornale né programma di approfondimento, della Rai come delle emittenti nazionali private, ha dato agli italiani la notizia di questa iniziativa nonviolenta e soprattutto delle ragioni per cui è condotta, celando persino la mera immagine del deperimento di Pannella ( è passato a pesare da 110 a 83 kilogrammi).

La democrazia si misura da quanto un popolo è messo nelle condizioni di conoscere e quindi di approvare o respingere tesi contrapposte. Se nessuna televisione ha informato o se nessun quotidiano ha ritenuto di offrire ai suoi lettori la conoscenza del perché di questa iniziativa attraverso un’intervista, un motivo c’è, magari per mero riflesso. Le proposte di Pannella si possono condividere e non condividere, si può ritenere sproporzionato rischiare la vita contro la morte su tali questioni, ma non si può negare che esse corrispondano ad urgenze obiettive della Repubblica e della intera società.

Marco Pannella ci sta dicendo: “Occhio, qui il problema centrale è la democrazia e lo Stato di diritto che sono stati distrutti da 60 anni”. Prendiamo la condizione delle carceri italiane, con 67 mila detenuti su una capienza massima di 43 mila, dove negli ultimi dieci anni sono morti 1.800 detenuti, molti per cause “naturali” e ben 650 per suicidio, o presunto tale. Nello stesso periodo si sono tolti la vita anche 87 agenti di polizia penitenziaria.

In California e in Germania le Corti supreme ordinano al Governo di svuotare le carceri dal sovrannumero perché uno Stato di diritto non può tollerare che le istituzioni siano loro stesse fuorilegge. Noi diciamo “amnistia
per la Repubblica”
e quindi per i magistrati sovraccarichi di processi, per le istituzioni costrette a violare le leggi, per i detenuti e gli agenti torturati ogni giorno dalle condizioni delle nostre prigioni. Non piace come soluzione? Benissimo, confrontiamoci con le alternative, in pubblico, ma che gli italiani possano sapere come.

Fare finta di non vedere significa essere pronti a subire tutto: i migliaia di morti nel mare di fronte a Lampedusa, le vite indicibili nei Cie, le corruzioni endemiche della classe dirigente, il consumo fraudolento del suolo, la sanità che uccide, l’isolamento degli ultimi. E arriviamo all’altro punto: di fronte a tali dati, com’è possibile che non se ne parli? Quello che bisogna davvero battere è il silenzio dell’informazione e l’assenza di ogni confronto democratico su questa come su ogni altra questione che interroghi la coscienza dei cittadini e richieda importanti decisioni politiche e gravi scelte legislative. Temi fondamentali della nostra vita sono cancellati dall’agenda televisiva e quindi da quella politica; per meglio farlo, poi, si cancella anche chi quei temi li porta avanti.

La Rai, e (quasi) nessuno dice niente, ha appena deciso di sospendere per i tre mesi estivi ogni approfondimento politico serale, e ciò avviene subito dopo che, con la grande partecipazione ai referendum, il Paese ha detto chiaramente di voler dibattere, partecipare. Dopo il Ballarò di questa sera, la Rai chiude per ferie fino a metà settembre: nonostante 13 mila dipendenti e 1,6 miliardi di euro di canone nessuno sostituirà i legittimi vacanzieri Floris, Vespa e Paragone, oltre all’ex Santoro. Il messaggio è chiaro: mandate in ferie il cervello pure voi, così in questi tre mesi le varie oligarchie troveranno un nuovo equilibrio e a settembre ricominceranno con il teatrino.

Discutere queste verità della nostra Italia, di noi tutti, sarebbe già un modo per iniziare ad avviare la soluzione dei problemi di fondo.

Ps
: se vuoi, insieme al commento puoi mandare un messaggio a Marco, glielo farò avere

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