Cosa facciamo il 17 marzo? Che tricolore sventoliamo? Qual è l’Italia che amiamo? Ognuno può raccontare la sua, come in una canzone, una poesia o un gioco.

Ma se parliamo di società e storia e ruolo nel mondo – e se ci guardiamo un po’ dall’alto come atterrando dal satellite di Google Earth – le cose fondamentali dell’Italia da salvaguardare sono il suo paesaggio (“naturale” e  urbano) e patrimonio storico artistico, la sua Costituzione (una delle più belle del mondo prima che facessero quella sudafricana) e la sua cucina, ovvero eno-gastronomia (legata ad agricoltura e allevamento di qualità). Ci aggiungerei la lingua “di Dante del Manzoni etc”  messa ora a repentaglio dal provincialismo itanglese, mentre spagnolo e francese resistono alla banalizzazione imperiale.

Fino a poco tempo fa pensavo di proporre per le giornate e le settimane del 150° anniversario una qualche manifestazione o almeno pagina Facebook che insistesse su questi punti. In particolare, poi, nella Torino che fu la prima capitale, dare voce a quella maggioranza silenziosa che non vuole che proprio adesso, dopo aver passato quasi indenni il ventesimo secolo, si scempi il paesaggio con inutili grattacieli per rincorrere in ritardo modelli non europei. Gli sviluppi delle ultime settimane con tutto il loro carico simbolico, sia quello della Fiat a Detroit, ma soprattutto quello del capo del governo che non si dimette mentre in tutto il mondo lo si ridicolizza insieme all’Italia, riportano inevitabilmente il 17 marzo anche alle contingenze drammatiche o grottesche che stiamo vivendo.

Non possiamo, noi maggioranza degli italiani che vorrebbe Berlusconi a casa, dividerci tra chi espone il tricolore e chi continua a vederlo con diffidenza antifascista e cosmopolita. Cerchiamo di trovare il modo di manifestare insieme, il 17 marzo, in Italia e all’estero, il nostro desiderio di essere italiani senza avere più motivi di vergognarci. Non possiamo lasciare il tricolore a LaRussa e lo scetticismo anti-retorico a Bossi. Cerchiamo una iniziativa, un appuntamento in contemporanea, un segno da mettere nei tricolori che in tal caso sì, esporremo e sventoleremo se esprimeranno i nostri sentimenti. Non ho una proposta precisa, ma son sicuro che qualcuno la troverà, come lo è stato per l’appuntamento Se non ora quando? delle donne.

Potrebbe essere qualcosa, una parola o un segno, da mettere nella parte bianca del tricolore al balcone e alla finestra. E un orario, nelle piazze.

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