Potendosi occupare solo delle seratine ad H-ArDcore , la stampa internazionale e anche quella nostrana dimentica ovviamente l’altra Italia, quella che il 28 gennaio si è ritrovata a scioperare nelle piazze e fuori i cancelli di Mirafiori, Cassino e Melfi. Quell’Italia dello sciopero generale mancato dalla segretaria della Cgil Susanna Camusso, i cui fischi recenti non devono scandalizzare perchè ci ricordano un parallelismo con Luciano Lama nel 1978 fuori dall’università La Sapienza di Roma. Ci mettiamo davvero troppo poco tempo per condannare i fischi ai sindacalisti che sbagliano, i fischi ai politici che sbagliano, a quelli che vanno in carcere per qualche condanna esemplare e quelli che in carcere non vorrebbero andare, usando escamotage e impedimenti legittimi o meno.

Ma l’Italia che fischia e resiste è fatta dal movimento studentesco, dagli operai della Fiom, dalle mamme vulcaniche e dai militanti dei social forum, un’Italia ben radicata in tutte le questione sociali e che deve suo malgrado sopperire a quella mancanza di sbocco politico. La sinistra, quella giornalistica, dei palazzi e del Parlamento, probabilmente, non avendo fatto autocritica, non si è accorta di un’altra sinistra che da mesi e mesi, passando per le proteste di Roma, per Marghera, arrivando al 28 gennaio, ha ben presente qual è la reale piattaforma politica per un’alternativa credibile al berlusconismo che mette insieme corruzione, neoliberismo e neoconservatorismo.

Un vero e proprio laboratorio di economia dei disastri che in America la giornalista Naomi Klein ha abilmente definito dottrina dello shock, mentre le attuali proposte politiche non sembrano inquadrare il punto centrale. Manca o meno un partito del lavoro? Un moderno partito europeista che metta al centro le questioni fondanti del welfare, per un’Europa meno di banche e più di diritti sociali. Potete dare voi una definizione adatta per un nuovo partito di sinistra, fatto sta che non potendoci girare più attorno i movimenti studenteschi e degli operai hanno già adottato questa alternativa alle barbarie del neoliberismo. “Socialismo contro le barbarie”, diceva Rosa Luxemburg e penso che di questo socialismo dobbiamo riappropriarci al più presto, essendo non solo una parola, ma una vera prospettiva.

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