Le casse dello Stato si tingono di verde. Ma questa volta non è il verde del debito, ma quello del tavolo da gioco. Fra poche settimane dovrebbero infatti essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale i decreti dell’Aams (i Monopoli di Stato) che danno il via libera in Italia al poker “cash” e ai cosiddetti casinò games.

Due nuovi mercati, entrambi in modalità online, da cui ci si attende un giro d’affari annuo complessivo di oltre 6 miliardi di euro. Fino a 3,5 dal primo e tre dai secondi. La Commissione Europea ha dato il suo benestare e i giochi potrebbero partire nei primi mesi del 2011.

Gli operatori sono ai blocchi di partenza per mettere le mani su un business così ricco. In testa due delle più importanti poker room online a livello mondiale, Full Tilt Poker ed Everest Poker.

Cos’è il poker cash? Si tratta della modalità in cui non c’è più un ammontare stabilito dal torneo, ma il giocatore si siede e paga. Insomma quella in cui è più facile perdere forti somme.

I casinò games invece sono tutte quelle repliche delle specialità da sala che già possono essere giocate “live” nei vari minicasinò che stanno nascendo in giro per l’Italia.

Un esempio è il Wincity di Milano, aperto da Sisal nella seconda settimana di settembre nella centralissima piazza Diaz. Un luogo che vuole chiaramente restituire un immagine “pulita” del gioco d’azzardo: schermi in cui vengono proiettate le partite, un bar in cui è possibile mangiare, graziose hostess che accolgono i clienti all’ingresso.

Un business sul quale aveva messo gli occhi anche la ‘ndrangheta quello dei minicasinò. Il clan Valle, decimato dalla maxi-inchiesta sulle cosche calabresi in Lombardia, puntava infatti a ottenere la licenza per aprirne uno a Pero. A Sanremo, invece, il Comune sta cercando di mettere a punto un regolamento per arginare la proliferazione di sale slot in città. Il ministro Brambilla l’estate scorsa aveva anche proposto di creare dei minicasinò all’interno degli hotel di lusso italiani. L’Espresso allora pubblicò anche una bozza della proposta di legge, di cui però non si fece nulla.

La notizia della partenza delle due nuove modalità di gioco a distanza comunque fa felici gli operatori. Ma preoccupa chi teme una ricaduta sulle dipendenze da gioco. «L’idea di lasciare tutto al libero mercato è folle in altri settori e in questo lo è più che in altri» spiega al Fattoquotidiano.it Achille Saletti, criminologo e presidente dell’associazione Saman, no profit che opera nel settore della prevenzione delle dipendenze.

«Io credo che delle regolamentazioni forti dovrebbero esserci – continua Saletti – l’Italia è stata uno dei primi paesi a liberalizzare il gioco online e ora dovrebbe decidere se le regole attuali sono parzialmente sufficienti oppure vanno riviste. Detto questo proibire questi giochi non servirebbe a niente e non sarebbe neanche giusto».

Un buon ritorno è previsto anche per le casse dello Stato. Bisognerà vedere che cosa conterrà precisamente il decreto, ma il suo precedente, bloccato per il ricorso al Tar del Lazio da parte di una società, fissava per il “cash” una imposta unica pari al 20% degli introiti delle poker room.

Il volume d’affari dei giochi in Italia negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente, in particolare dopo la liberalizzazione iniziata con il decreto Bersani. Dal 2004 al 2010, secondo le ultime statistiche pubblicate dai Monopoli di Stato, puntate e scommesse sui giochi pubblici sono in pratica triplicate.

Dai 10,6 miliardi del primo semestre 2004 ai 30,1 del primo semestre di quest’anno. La raccolta per le casse dello Stato ha generato una crescita costante: nel 2004 il fisco percepiva un gettito di 7,2 miliardi, saliti a 8,7 nel 2009 e già stimati oltre i 9 miliardi per il 2010. La raccolta complessiva di tutti i giochi invece ha raggiunto i 44 miliardi di euro, contro i 39 del 2009.

Il gioco online, molto recente, è il settore più promettente, come testimoniato anche dalla forte crescita pubblicitaria. Nel primo semestre di quest’anno, rispetto al 2009, la “raccolta a distanza” dei giochi è salita di quasi il 40%, dominata appunto dal poker on line e dalle scommesse sportive.

La passione per il gioco però si può trasformare in dipendenza. Secondo l’associazione Saman le persone a rischio di “ludopatia” vanno dalle 900 mila al milione e ottocentomila in Italia.

«Il rischio della dipendenza c’è – spiega Cesare Guerreschi, piscoterapeuta, fondatore del Siipac (Società italiana intervento patologie compulsive) e uno dei massimi esperti di tematiche legate alle dipendenze – anche per i giochi online. Giocare online significa stare in un posto privato, senza controlli, in cui fare più o meno quello che si vuole. Per questo sarebbe opportuno fare una prevenzione mirata, anche sulle persone più giovani, che poi sono quelle più a rischio».

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