Nei camposanti della politica italiana la presenza degli spettri non è annunciata, come nei castelli scozzesi, dal rumore di catene, bensì dalla pubblicazione di lettere accorate, documenti “condivisi”, dichiarazioni all’Ansa, interviste compiacenti e pistolotti vari.

Le anime in pena, con i glutei afflitti dall’astinenza da poltrone di pregio, danno sfogo al loro avvilimento agitando freneticamente le pagine grondanti parole inutili, ma con pregevoli firme in calce. In questo periodo di fine estate la presenza di spiriti tormentati si è intensificata soprattutto al seguito di Veltroni (che prima della dipartita ne nominò parecchi in Parlamento).

Ma sarebbe ingenuo ignorare gli ululati di strazianti banalità provenienti dai sepolcri (male imbiancati) dei palazzi romani, perché talora nascondono messaggi criptati che calamitano l’attenzione. Con l’aiuto telepatico del mago Otelma, reduce dai trionfi di Atreju (dove ha insegnato ai berluschini la nobile arte dell’ imbonitore), ho cercato di decodificare alcuni segnali inviati dall’oltretomba politico (il testo integrale lo trovate a questo link). Ammetto di non essere in grado di comprendere le profondità esoteriche di molti passaggi per cui mi limito a quelli più semplici.

La crisi politica del centrodestra è arrivata ad un punto di non ritorno. Dopo la rottura del Pdl, Berlusconi ha davanti a sé due strade: aprire la crisi di governo e invocare le elezioni, al caro prezzo di dover ammettere il fallimento politico della più consistente maggioranza parlamentare della storia della Repubblica, o tenere in piedi il governo e la legislatura, ma al prezzo non meno alto di legittimare la presenza determinante, nella coalizione di centrodestra, di una forza e una leadership che si collocano in modo esplicito su una linea politicamente e culturalmente autonoma. Qualunque sarà la scelta, è chiaro che si va concludendo un ciclo storico, quello segnato dall’egemonia sul centrodestra e sul Paese del populismo berlusconiano….

Traduzione: Come che vadano le cose Berlusconi è nella m…da fino al collo. Quindi si schiudono concrete opportunità di tornare a contare qualcosa e di rimettere le mani in pasta (e nel sugo), invece di stare come minimo altri tre anni a romperci gli zebedei tra Capalbio e qualche fondazione di sfigati. Certo è una cosa da non crederci!!! Nonostante cento deputati di scarto è riuscito a farsi trapanare da Fini. Allora forse Dio esiste, come dice la Binetti! Quasi quasi mi metto un cilicio anch’ io.

La crisi politica del centrodestra ha reso evidente come un simile modello possa nutrire l’ambizione di vincere la competizione elettorale, ma non assicurare la capacità di governare in modo stabile,credibile, affidabile una società plurale, articolata e complessa come la nostra e tanto meno quella di organizzare un programma di riforme adeguato alle necessità dell’Italia di oggi. Il fallimento del berlusconismo ha insomma dimostrato ancora una volta che il populismo è l’antitesi, la negazione dell’innovazione e del riformismo.

Traduzione: Ci avete rotto l’anima per anni accusandoci di tradire gli elettori, di essere immaturi, rissosi ed inconcludenti. Ecco adesso è il nostro turno di sganasciarci dalle risate con l’Uomo della Provvidenza messo platealmente in mutande dai suoi. Giusto da Donna Assunta può farsi consolare, ché manco le escort se lo filano più. Governare questo paese è un bordello continuo (mi fanno ridere quei cervelloni di Foreign Policy che se ne sono accorti solo ora), altro che predellini, barzellette, zeppe nelle scarpe e collant sulle telecamere.

Il problema è che l’Italia ha più che mai bisogno di riforme, coraggiose e profonde. Perché, anche se sul piano congiunturale non sembrano esserci motivi di allarme immediato per la tenuta finanziaria ed economica del paese, dal punto di vista strutturale permangono e si sono anzi aggravate ragioni di seria preoccupazione [….]. Senza riforme, anche la timida ripresa in atto non diventerà crescita stabile, non riuscirà a creare occupazione e si dimostrerà quindi inadeguata ad invertire la tendenza del paese a perdere terreno inEuropa e nel mondo.

Traduzione: Non che ce ne importi più di tanto, ma ai gonzi piace sentire questo ritornello delle riforme e del declino. Tanto hanno già scordato che quando eravamo al governo noi le uniche riforme di rilievo che abbiamo varato, sono state l’indulto, il pacchetto Treu e le leggi per massacrare il sistema giudiziario e farla finita una buona volta con i pentiti.

L’Italia ha bisogno di una politica capace di ripensare il rapporto tra l’economia e la società. La crisi economica internazionale ci ha insegnato che non basta individuare regole adatte a eliminare le turbolenze dei mercati, occorre ripensare a fondo i rapporti tra politica e mercato, richiamando a tal fine l’ispirazione propria di un’economia sociale di mercato. Non bastano aggiustamenti parziali, di carattere tecnico o istituzionale, occorre darsi grandi mete sociali e politiche e sostenerle con forti ideali. Bisogna ripensare le stesse categorie fondamentali su cui si è costruito il patto sociale che ha sostanziato le democrazie del Novecento e i valori che le hanno ispirate, lavorando a delineare un nuovo modello di crescita, che si può sintetizzare nel passaggio da un’economia dei consumi a una orientata allo sviluppo umano.

Traduzione: Non fate quelle facce. Tutte queste elucubrazioni altisonanti non significano nulla di concreto: sono solo frasi che abbiamo copiato ed incollato a caso dal sito del Cepu dove si vendono le tesine per i corsi di scienze politiche. Alcune ci sembravano anche un …ssssacco bbbbelle, come diceva Verdone.

Strategica è, a questo riguardo, una rivoluzione ambientale che innovi fortemente il settore produttivo, quello energetico, quello urbanistico, incoraggiando e sostenendo la sempre più nutrita schiera di imprenditori coraggiosi che stanno facendo della qualità la cifra di un nuovo “made in Italy”.

Traduzione: Come sopra. Però questa tesina era in offerta speciale. C’era anche il logo del Sole che Ride sul frontespizio. Mi sorge il dubbio che Pecoraro Scanio si guadagni da vivere con questi espedienti.

Il ritardo accumulato è enorme, ma esistono le risorse per farcela: alcune migliaia di medie imprese si sono ristrutturate, e portano con sé, nella competizione internazionale, migliaia e migliaia di piccolissime aziende che sono il nerbo della nostra struttura produttiva, forti della qualità e della capacità “di fare” di milioni di lavoratori che vogliono vedere finalmente premiati, anche nel salario, la loro capacità e il loro impegno, attraverso un completo ridisegno del modello contrattuale.

Traduzione: E vai! Facciamo contenta anche la Marcegaglia. Hai visto mai che decida di scucire qualche soldo. Del resto con l’affare del G8 alla Maddalena ne dovrebbe aver messo da parte a sufficienza. E con Berlusconi che traballa, deve stare attenta che qualcuno non gliene chieda conto.

Nella pubblica amministrazione, la maggioranza dei lavoratori e dei dirigenti avverte come un’umiliazione anche personale la distanza tra i costi sopportati dalla collettività e le effettive prestazioni di servizio.

Traduzione: Una bottarella anche a Brunetta non guasta. Anzi il livore che hanno accumulato i dipendenti pubblici, si potrebbe persino risolvere a nostro vantaggio.

Non ci può essere sviluppo dell’Italia, se non si assume come priorità politica la lotta all’illegalità, il contrasto dei livelli politici e finanziari dei poteri criminali, la ricerca della verità sulle pagine più buie e opache della nostra storia collettiva, il prosciugamento delle ragioni sociali del consenso alle mafie nel Mezzogiorno.

Traduzione: In tutti questi discorsetti edificanti poteva mancare il Mezzogiorno e la lotta alla mafia? Ma certo che no! Ovviamente senza mostrarsi troppo solerti. Ad esempio meglio non parlare esplicitamente di corruzione (mica siamo giustizialisti noi), o delle trattative inconfessabili (non vorremmo pestare i piedi a Violante e a Mancino), e tantomeno di Bassolino, Dominici, Frisullo, Del Turco, e neanche di Bertolaso che, come Arlecchino, ha servito due padroni. Il conflitto di interessi poi, vi sfido a trovarlo anche nelle note a pie’ di pagina..

L’Italia aspetta, con un’impazienza che sta diventando disincanto se non rassegnazione, una proposta politica all’altezza della sfida storica dinanzi alla quale si trova. E se al fallimento della destra dovesse corrispondere una speculare inadeguatezza delle forze riformiste, incapaci di proporre un’alternativa credibile, affidabile, autorevole, il Paese correrebbe il rischio di una crisi di sistema, una crisi che potrebbe avere come sbocco la riduzione della libertà e della democrazia, in nome del bisogno emergenziale di decisione. Perché quando la democrazia si dimostra incapace di prendere le decisioni necessarie, si finisce inesorabilmente per cercare sedi di decisione senza democrazia.

Traduzione:Ghe pensi mi” versione pariolina.

Concentrando tutte le sue energie sull’obiettivo di avanzare una proposta innovativa al paese, il Partito democratico, sia pure in un quadro di sconfitta nella competizione sul governo, resa inevitabile dal fallimento dell’Unione di centrosinistra, ha saputo suscitare una grande speranza nella società italiana. E raccogliendo il consenso di un elettore italiano su tre, non solo ha posto la premessa principale di una strategia di riconquista del governo su un terreno di affidabilità e di innovazione, ma in un’epoca segnata dalla frammentazione e dal proliferare di partiti effimeri, personali, privi di vita democratica interna, ha dato un grande contributo alla rivalutazione, nel solco dell’articolo 49 della Costituzione, del ruolo del partito politico come istituzione civile, snodo essenziale del buon funzionamento della democrazia.

Traduzione: Abbiamo perso le elezioni del 2008 malamente, soprattutto a causa del governo Prodi, ma ciò nonostante IO ho portato a casa un risultato che ancora ve lo sognate. Poi ho fatto fuori tutta la feccia di quelli che ci avevano reso la vita impossibile per più di dieci anni e quindi mi dovreste solo ringraziare.

La crisi del berlusconismo rende questa prospettiva, la prospettiva costitutiva del Partito democratico, al tempo stesso ancor più necessaria e urgente, ma anche più realistica e praticabile: perché riapre la possibilità di uno spostamento profondo, di un sensibile riallineamento dei rapporti di forza politico-elettorali nel paese.[…] A condizione che si voglia e si sappia uscire dal recinto – territoriale, sociale, generazionale – dei consensi tradizionali, per aprirsi alla ricerca di nuovi apporti.[…] Così non è stato fin qui, o non lo è stato abbastanza, per responsabilità diffuse e condivise. Non si spiegherebbe altrimenti il paradosso per il quale il Pd è riuscito ad ottenere quasi il 34 per cento dei voti nel momento di massima difficoltà per il centrosinistra e di massimo consenso al berlusconismo e fatica oggi a stare sopra il 25 per cento, in piena crisi politica del centrodestra.

Traduzione: Visto che ho fatto buona parte del lavoro sporco, adesso che si sente profumo di potere è giusto che partecipi anche io al banchetto. E badate bene che non mi accontento delle briciole, perché sia detto senza mezzi termini, da quando me ne sono andato non è che abbiate combinato un beneamato ciufolo. Anzi a ben guardare avete fatto anche molto peggio di me, nonstante Berlusconi sia ormai scrediato quanto Wanna Marchi.

La prima ipotesi, quella neo-frontista, punta a raccogliere lo schieramento quantitativamente più vasto, talmente vasto da avere in comune solo l’avversario.

Traduzione: Evitiamo di ripetere l’ammucchiata messa insieme da Prodi.

Altrettanto inadeguata è l’ipotesi neo-centrista, che può valersi di quello che essa stessa definisce il duplice fallimento dei due poli del bipolarismo italiano, per proporre la riedizione di un modello di sistema politico che di fatto sottrae agli elettori la scelta del governo, per riconsegnarla al gioco, non di rado trasformistico, tanto più in un’epoca post-ideologica, delle relazioni tra le forze politiche.

Traduzione: Lasciate perdere Casini e pure Rutelli (quello, consentitemi, lo conosco bene), e soprattutto non lasciamoci infinocchiare con il ritorno al proporzionale di qualsiasi tipo, come va cianciando D’Alema, altrimenti ritorniamo al pentapartito e rischiamo di rimanere col deretano di fuori per altri quarant’anni.

Solo un Pd che si dimostri capace di espandere l’area dei suoi consensi e di rafforzare il suo radicamento nel paese può raccogliere attorno a sé un’alleanza riformista per il governo dell’Italia: una coalizione composta da poche forze medie attorno al partito grande, coesa ed omogenea, rigorosamente selettiva e proprio per questo affidabile e credibile. Perché solo un Pd forte e autorevole nel paese può incoraggiare evoluzioni positive, nella direzione di una responsabile e innovativa cultura di governo, da parte delle forze che si collocano nell’area della sinistra e stigmatizzare preoccupanti regressioni, incompatibili con la cultura politica e istituzionale del Partito democratico, come quelle che ha fatto registrare in questi due anni il movimento di Italia dei valori, che è passato dalla convinta sottoscrizione di un programma riformista alla legittimazione di atteggiamenti demagogici e intolleranti.

Traduzione: Anche se non ho la più pallida idea di cosa fare, con chi allearmi, e cosa raccontare agli elettori per convincerli a votarci, mi preme sottolineare quanto disprezzo Di Pietro e quelli come lui, che continuano a pretendere, demagogicamente, la legalità in Italia e dimostrano una congenita intolleranza verso ladri ed corrotti. Cosa dovremmo fare secondo loro? Chiudere botttega? Invece cerchiamo di allearci con quelli che ci portano un pò di voti per farci vincere, ma che poi ci lasciano mano libera per fare gli affari nostri senza troppo andare per il sottile. In cambio, se proprio necessario, possiamo concedere qualche sinecura e lasciare che si coltivino i loro appezzamenti di clientele. Insomma ci servirebbero due o tre Mastella.

Non intendiamo dar vita ad una corrente, ad uno strumento chiuso nella logica della lotta interna, ma ad un Movimento, che si proponga il rafforzamento del consenso al Pd e del suo pluralismo, coinvolgendo forze interne ed esterne al partito, tornando ad appassionare energie che si sono allontanate e rischiano di disperdersi e suscitando l’attenzione e l’interesse di settori della società italiana che la crisi politica e culturale del centrodestra ha rimesso in moto.

Traduzione: Siamo uomini di mondo. E’ inutile scannarci proprio adesso che la marmellata è a portata di polpastrelli. Dateci quello che ci spetta e vedrete che ci rimbocchiamo le maniche anche noi per tirare la carretta in campagna elettorale. Altrimenti se vi illudete di buttarci qualche osso come contentino, anche dall’oltretomba vi strazieremo senza requie. Corrente, movimento, fazione, chiamateci come vi pare, ma anche un dipartito ha diritto ad un posto al sole nel partito.

B.COME BASTA!

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