Operazione compiuta.

La tre giorni sul XX settembre 1870 organizzata da Alemanno è riuscita a riscrivere fatti e personaggi, complice la disponibilità di buona parte delle televisioni e dei giornali italiani.

Poveri bersaglieri, utilizzati come ammennicoli per coprire un’operazione sfacciata di revisionismo storico; privati anche della corsa e messi a girare alla rinfusa per Roma sopra a dei bus a due piani.

Il pacchetto fatto di convegni per riabilitare Pio IX e di massicce dosi di nazionalismo ha avuto oggi il suo apice con la celebrazione ufficiale a Porta Pia cui per la prima volta partecipava il Segretario di Stato Vaticano.

Ve lo racconto, ha un sapore amaro.

La prima sorpresa è stata vedere che l’unico intervento pubblico era il sermone del Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, che ha ricordato Pio IX , i bersaglieri e gli zuavi pontifici caduti in battaglia. Ho bene impresso lo sgomento sul volto di tanti cittadini che erano li per omaggiare il XX settembre ed il suo significato storico. Avranno pensato ai tanti anni in cui nelle celebrazioni c’erano solo loro e al massimo qualche vigile urbano in rappresentanza del Comune. Qualcuno non ha resistito e ha gridato “viva Garibaldi!”. Bontà sua.

Seconda sorpresa: mentre assistevo in silenzio, due agenti della Digos mi fermano e mi chiedono i documenti per un controllo senza spiegarmene le ragioni. Una identificazione preventiva, per il solo fatto di aver osato essere li.

Sarebbe successo lo stesso con altri segretari di partito, che ne so, Bersani, Casini o Bossi? Mi sa tanto che quando dopo la tessera del tifoso metteranno anche una tessera per le manifestazioni pubbliche, il Ministro Maroni non me la concederà. BAN-DI-TO.

Identificazione che poi ha riguardato anche altri miei compagni, come Sergio Rovasio dell’associazione Certi Diritti, reo di aver voluto regalare al Cardinal Bertone una copia del libro “Il Sillabo e dopo” di Ernesto Rossi, padre del Manifesto di Ventotene; ma anche Diego, Pierpaolo, rei di aver scandito la frase “Vaticano e partitocrazia, serve una nuova Porta Pia” (nonviolenta ovviamente!), peraltro solo dopo che l’intero cerimoniale era terminato.

Che il dissenso, che altre verità non dovessero avere spazio, lo si era capito leggendo i giornali questi giorni così come dai telegiornali di ieri, quando gli italiani non hanno potuto sapere che in 400 si erano ritrovati davanti alla Breccia per rivendicare il valore epocale del XX settembre nella storia del mondo contemporaneo. Quei volti non dovevano fare notizia, al pari delle voci delle associazioni laiche e liberali, dei rappresentanti della comunità ebraica e dei cristiani protestanti che avevano ricordato come solo dopo Porta Pia poterono entrare le bibbie e terminare quella infamia che fu il Ghetto. Anche storici come Lucio Villari e Giovanni Miccoli sono stati silenziati per aver avanzato critiche.

Il disegno è chiaro: attraverso il mito di Roma Capitale e dell’Unità d’Italia si è sdoganato non il rapporto con la Chiesa cattolica bensì quello con lo Stato Città del Vaticano. Ciò di uno Stato che ha scelto l’assolutismo come sua connotazione teorica e fattuale, dove il Sovrano è proprietario di tutto, elargisce il diritto di cittadinanza, nomina e revoca giudici e amministratori, fa e disfa le leggi. I cui diplomatici siedono all’Onu e nelle istituzioni dell’Unione europea, esercitando una forte influenza in tutti quei Paesi in cui hanno sedi ed interessi politico-finanziari. Che in Italia, grazie a privilegi economici e fiscali, è un player determinante in settori strategici, dalla scuola all’immobiliare, dall’assistenza ai servizi sanitari, dal turismo alle banche. Solo di 8 per mille la Cei prendi ogni anno 1 miliardo di euro, mentre i partiti tutti insieme ne rubano “appena” 300.

Alemanno, divenuto fedelissimo del Premier, è stato ripagato con la dovuta propaganda, utile anche come finto contrappeso alle intemerate secessioniste della Lega.

A ben guardare, il mito dell’Unità d’Italia ne esce però indebolito: di fronte allo spadroneggiare della Lega, questo revival nazionalista somiglia tanto alle grida manzoniane.

Aver rimosso la memoria di quello che il XX settembre significò in termini di libertà di coscienza e di opinione, anche tra i cattolici, ha avuto l’effetto di annacquare il messaggio che ancora oggi quell’evento può significare.

Peraltro, non c’era bisogno di nessuna riconciliazione tra Risorgimento e cattolicesimo, visto che furono proprio cattolici liberali come Manzoni e Rosmini ad esserne protagonisti.

Una domanda: mi è sfuggito qualcosa oppure nessun partito, di destra o di sinistra, ha osato dire nulla in questi giorni? Partitocrazia e Vaticano vanno a braccetto.

Di fronte a feste di regime, è toccato ancora una volta a noi assumerci la responsabilità di essere dei guastafeste.

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