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Il cappuccino attenta alla sicurezza dell’aeroporto

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Interludio analcolico, fra un volo e l’altro.

Non di rado sono all’aeroporto di Roma-Ciampino nelle prime ore del mattino, sonnolento. Tempo di cappuccino. Oltrepasso il controllo di sicurezza, giungo alla sala con le uscite d’imbarco, e mi sento lieto: posso infatti assaporare uno dei migliori cappuccini d’aeroporto. E non solo d’aeroporto. Non costa poco, considerando i prezzi in Italia di un cappuccino consumato al banco: 1,35 euro. Ma è di certo il miglior cappuccino d’aeroporto che abbia mai provato negli ultimi anni, comparando tre continenti. Si trova unicamente al bar nella sala con le uscite d’imbarco per voli Schengen, e non agli altri due bar dell’aeroporto di Ciampino. Un cappuccino delizioso che risveglia il palato, con l’esatta proporzione di buon caffè e buon latte, oltre a un’esemplare densità di crema (non schiuma) e la giusta temperatura. I primi sapori del mattino… per un attimo dimentico il vociare e lo stiparsi dintorno, l’orario di volo, il cellulare che sputa sms o email… ma non il contenitore di plastica in cui è servito tale cappuccino da due anni!

La plastica è riservata ai soli passeggeri; in quanto gli operatori aeroportuali, che di solito mi affiancano al banco del bar, ottengono il cappuccino in una normale tazza di porcellana che non riesco ad evitare di occhieggiare e vagheggiare… anche perché la tazza di plastica può contenere meno cappuccino ed è così colma da rendere acrobatico lo zuccheraggio: che deve ovviamente esser fatto con un cucchiaino di plastica.

“Perché devo avere il cappuccino nella plastica?” ho chiesto di nuovo, ieri, all’uomo che maneggia la macchina del caffè dietro al banco.

“Perché non hai il tesserino al collo. Sei un passeggero. Solo gli addetti possono avere il cappuccino nella tazza normale. È una questione di sicurezza”.

“Sicurezza?! Ma se posso comprare bottiglie di vino o whisky nel negozio qui a fianco!” ribatto “E non mi pare che siano di plastica… A Fiumicino il cappuccino si può bere nella tazza di porcellana pure nei bar vicini alle uscite d’imbarco…”

“Ci hanno detto che è per questioni di sicurezza. Noi dobbiamo attenerci”.

“Ma se a Ciampino il bagaglio a mano riesce sempre a passare il controllo di sicurezza anche con dentro le forbicine o le limette per le unghie, che vengono puntualmente requisite negli altri aeroporti d’Europa o del mondo! Per giunta, se fosse una norma di sicurezza, non solo i passeggeri dovrebbero avere il cappuccino nella plastica… potrei comunque prendere la tazza di porcellana di un addetto aeroportuale e attentare alla vita di qualcuno!”

“Guarda… ci hanno detto di dire così. E poi i passeggeri si portavano le tazze in giro per la sala e a volte se le fregavano…”

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