Cade un pezzo di bavaglio. Le intercettazioni saranno coperte da segreto solo fino alla conclusione della cosiddetta “udienza-filtro”. È quanto previsto da un emendamento presentato oggi dal governo al ddl intercettazioni. Una piccola apertura alle richieste avanzate in questi giorni dalla corrente finiana del Pdl e una risposta, almeno sulla carta, alle richieste della Federazione della stampa. Nell’emendamento presentato in commissione Giustizia si afferma infatti il principio per cui, nel corso delle indagini, l’obbligo del segreto per le intercettazioni ‘cade ogni qual volta ne sia stata valutata la rilevanza’.

Stabilito questo principio, il governo propone quindi di sopprimere tutta quella parte del testo nel quale si prevede il divieto di pubblicazione delle intercettazioni sino alla conclusione delle indagini. Le intercettazioni, comunque sono sempre coperte da segreto fino a quando le parti non ne vengano a conoscenza.

Ciò che non è specificato nell’emendamento tuttavia, è quanto tempo possa trascorrere prima che si arrivi al necessario filtro. Una ‘dimenticanza‘ decisamente non irrilevante, posto che in procedimenti particolarmente lunghi o complessi le indagini potrebbero durare anni, lasciando l’opinione pubblica al buio per lassi di tempo considerevoli.

Per il resto, nella proposta di modifica che porta la firma di Giacomo Caliendo (del quale il Pd ha chiesto l’estromissione, dopo il coinvolgimento nei fatti della nuova P2), si disciplinano anche i casi in cui il giudice e il Pm, prima che ci sia l’udienza-filtro, utilizzano le intercettazioni per emettere, ad esempio, dei provvedimenti cautelari oppure per atti che riguardano la ricerca della prova (ad esempio, un’ordinanza di custodia cautelare oppure un decreto di perquisizione). In questi casi, saranno il Pm e il giudice a dover selezionare quali conversazioni dovranno essere trascritte, in quanto rilevanti, per adottare la misura cautelare o l’atto d’indagine. Nell’emendamento sono poi indicate tutte le modalità tecniche per selezionare le intercettazioni rilevanti e si stabilisce il divieto di trascrivere parti di conversazioni che riguardano fatti, circostanze o persone estranee alle indagini.

Giudice e Pm potranno poi disporre, con decreto motivato, l’obbligo del segreto, quando il contenuto delle conversazioni trascritte potrà ledere la riservatezza delle persone coinvolte. I difensori potranno estrarre copia delle trascrizioni e potranno trasferire le registrazioni su un supporto informatico. Si stabilisce, infine, che, dopo la conclusione delle indagini preliminari, nell’udienza preliminare e nel dibattimento, il giudice potrà sempre disporre su richiesta delle parti o anche d’ufficio l’esame dei verbali e l’ascolto delle registrazioni custodite nell’archivio riservato e potrà acquisire con ordinanza le intercettazioni in precedenza ritenute prive di rilevanza.

Sul fronte politico, paradossalmente, la soddisfazione è tutta interna alla maggioranza che ora spera di non dovere ricalendarizzare il voto a settembre e punta alla approvazione definitiva del provvedimento entro agosto. In vena di cantar vittoria i finiani: “Credo che sia innegabile – ha dichiarato il presidente della Commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno – il fatto che questo emendamento presentato dal governo vada incontro alle istanze che vengono dal mondo dell’informazione”. Più cauto il Pd, che per voce di Donatella Ferranti reclama l’istituzione di un termine per l’udienza filtro. Berlusconi, invece, interpellato durante la presentazione del Milan, “con le modifiche di oggi la legge sulle intercettazioni lascerà pressappoco la situazione come è adesso, e cioè non lascerà gli italiani parlare liberamente al telefono e l’Italia non sarà un Paese davvero civile”.

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