“Più soldi in busta paga per i dipendenti omosessuali”. Non è una sparata all’indomani del Gay Pride di Roma, ma una decisione messa nero su bianco da Google. Degli oltre 20 mila dipendenti che lavorano in tutto il mondo per il motore di ricerca, oltre 700 sono dichiaratamente omosessuali. Ora Google riconosce loro (ma solo negli Usa) il diritto ad un risarcimento per gli sgravi fiscali che, non essendo sposati, non possono chiedere al fisco.

Secondo la legge Usa, quando un’azienda offre come benefit ai propri dipendenti l’assicurazione sanitaria per i rispettivi partner, ha uno sconto fiscale, ma solo se le coppie sono regolarmente sposate. Visto che in molti Stati americani non sono permesse nozze omosessuali, Google ha deciso di risarcire i dipendenti che convivono con un patner dello stesso sesso, con circa 1.000 euro al mese, compresi gli arretrati dallo scorso gennaio. Il motto di Google, ormai noto, è “don’t be evil”, non essere cattivo. Uno slogan messo in forse negli ultimi mesi per questioni di privacy legate al servizio “Street View” che, fotografando le strade del mondo, ha raccolto alcuni dati sensibili dei cittadini e qualche foto sconveniente (l’ultima quella di un bambino di due anni immortalato nudo). Ma l’apertura verso il mondo gay è ufficiale.

Sul blog aziendale, assieme alla novità per i dipendenti, dal motore di ricerca scrivono “Celebriamo il Gay Pride 2010”. Seguono foto dei dipendenti BigG – con tanto di festoni della casa madre – nei “Pride” di mezzo mondo: da Dublino a Pittsburgh, da San Francisco ad Haifa; scontata anche la partecipazione all’Euro-pride questo weekend a Varsavia. I Googlers omosessuali, lavoratori orgogliosi della propria azienda, si sono già soprannominati “Gayglers”.

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