Roma, 9 dic. (Adnkronos) - "L’attacco terroristico di Hamas a Israele ha scatenato un incendio in Medio Oriente che anche il governo italiano, in questi mesi di presidenza G7, ha provato a contenere per favorire il rilancio del processo politico in tutta la regione. Adesso la fiammata in Siria: Assad è caduto perché il suo regime si reggeva solo sul sostegno di Hezbollah e dell’Iran, indeboliti dal confronto con Israele. La stessa Russia, che ha potenti aerei da caccia in Siria, si è dimostrata troppo impegnata sul fronte ucraino". Lo ha detto in una intervista al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani, aggiungendo che in Siria, "adesso il primo impegno è la sicurezza dei nostri connazionali, mentre parallelamente dobbiamo capire come operare politicamente, tenendo di vista gli assetti futuri del Paese".
"Alcuni punti sono però fermi - sottolinea Tajani - e su questo anche con il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, che ho sentito al telefono, ci siamo trovati d’accordo: integrità del Paese, tutelare la popolazione e salvaguardare le minoranze religiose ed etniche, anche per evitare un collasso migratorio. La Siria è di fronte a noi, è nel Mediterraneo, ogni terremoto in quel Paese si ripercuote sulla nostra sicurezza e su quella dei nostri alleati. Non possiamo rimanere alla finestra a guardare. E con noi tutta l’Europa. Siamo in prima linea nel sostegno alla popolazione civile: per questo due settimane fa il governo ha inviato un ambasciatore, non certo per sostenere il regime e infatti non ha consegnato le credenziali ad Assad. Il popolo siriano vuole prendere un cammino di libertà. È importante che la transizione sia pacifica e che non vi siano violenze, che il Paese resti unito e non finisca preda dei terroristi che potrebbero voler sfruttare questa fase".
"Dall’inizio della crisi ho mantenuto un contatto costante con l’ambasciatore - dice ancora il ministro parlando degli italiani presenti nel Paese - Una missione più delicata nelle attuali circostanze ma ancora più importante per mantenere aperto un canale attivo di comunicazione e conoscenza. In un contesto così fluido è importante la massima prudenza, per questo stiamo invitando tutti a restare a casa: ci sono bande di criminali in azione. Ieri alcuni uomini armati sono entrati nel giardino della residenza dell’ambasciatore e hanno rubato alcune automobili. L’ambasciatore Stefano Ravagnan e i carabinieri sono al sicuro, ma continuano a lavorare per i nostri connazionali: solo l’altra notte una quindicina di connazionali sono arrivati in Libano, guidati dall’ambasciata, e gli altri sono seguiti dai nostri diplomatici. Ripeto: la protezione dei connazionali è la prima missione".
Anche riguardo i molti cristiani presenti in Siria, aggiunge Tajani, "il governo italiano è mobilitato: dal 27 novembre, quando è partita l’azione dei miliziani, abbiamo stretto i contatti con il Nunzio apostolico a Damasco, con i religiosi cristiani presenti nel Paese, con la stessa Santa sede. Quando è stato colpito dai russi il Terra Sancta College dei frati francescani ad Aleppo, ho sentito il Padre custode Patton e poi ho detto alla nostra ambasciatrice a Mosca di chiedere attenzione al ministero degli Esteri russo. Il nunzio apostolico a Damasco, il cardinale Zenari, riferisce che per il momento i ribelli stanno rispettando le promesse. Ne ho parlato anche con il ministro turco Fidan, mi ha assicurato il proprio impegno per assicurare perché i ribelli mantengano un comportamento rispettoso. Tema non secondario, per noi, l’Ue e innanzitutto per gli Stati arabi della regione, a cominciare dal Libano martoriato. Una situazione di incertezza prolungata, di caos o una deriva estremista avrebbero certamente un impatto molto grave. Noi vogliamo una Siria finalmente libera e pacificata, la aiuteremo come Italia e come Europa ad avviare una ricostruzione attesa da troppi anni. Ma chiediamo garanzie a chiunque governerà il Paese, e lo faremo assieme a tutti i Paesi arabi della regione".
"I ribelli che hanno deposto Assad sono una galassia molto ampia, espressione di un popolo che da troppo tempo era oppresso da una brutale dittatura - conclude il ministro - Il rischio estremismo e di un ritorno dell’Isis va evitato, come Italia e come Europa siamo in prima linea per favorire il dialogo politico e la transizione. Parliamo con tutti i partner arabi che avranno un ruolo cruciale. È cruciale il lavoro di squadra: il G7 è in prima linea ma si deve allargare al massimo il numero dei Paesi con cui collaborare. L’Ue ha un ruolo fondamentale, ne ho parlato con i nuovi Commissari europei e con l’Alto Rappresentante Kallas, anche le Nazioni Unite hanno un ruolo cruciale. La Siria è un tassello di una crisi poderosa che non possiamo trascurare".