“Noi adesso non abbiamo il problema dei fascisti in Parlamento, ma quello dei comunisti nostalgici. Quindi, dobbiamo dire: l’Italia è una repubblica democratica antifascista e anticomunista. Così mettiamo d’accordo tutti e seppelliamo i fascisti e i comunisti“. È la proposta del condirettore di Libero, Pietro Senaldi, che a L’Aria che tira (La7) fa inalberare Fausto Bertinotti, storico leader di Rifondazione Comunista e presidente della Camera nel governo Prodi II.

“Ma è grottesco – commenta Bertinotti – L’assimilazione del nazismo al comunismo è orribile. In Italia i comunisti, insieme ai cattolici e ai liberali, sono stati protagonisti della lotta per la liberazione. Hanno scritto e firmato la Costituzione repubblicana, da cui i fascisti sono stati esclusi. E questi signori sono stati esclusi per un lungo periodo persino dalla politica istituzionale e dal consesso democratico. Quindi, è una bestemmia in Italia paragonare i partigiani comunisti ai fascisti che li hanno messi in carcere, torturati e uccisi. Sono veramente indignato, l’operazione che viene fatta è sconcertante“.

Insorge la giornalista del Corriere della sera Maria Teresa Meli che, concordando con Senaldi, ricorda a Bertinotti i rapporti di Palmiro Togliatti con l’Urss: “Quello che ha fatto Togliatti fa sì che io non mi indigni se qualcuno dice che siamo anticomunisti”.
“Uno è libero certamente di essere anticomunista – replica Bertinotti – ma non c’entra niente con la Resistenza. Il punto è che i miei padri comunisti sono stati protagonisti della Resistenza italiana, a partire da Gramsci che fu ucciso in carcere dai fascisti, e dallo stesso Togliatti che con la svolta di Salerno apre la strada alla vicenda della costruzione della Repubblica italiana. E ricordo anche Umberto Terracini, comunista, che firmò la Costituzione repubblicana. Ma non scherziamo”.

Senaldi obietta: “Questi partigiani qui sono stati utili ed eroici nella lotta antifascista, ma avevano delle idee sbagliate“.
Bertinotti ride e commenta citando le parole pronunciate ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha menzionato l’epigrafe di Pietro Calamandrei per il generale nazista Albert Kesselring: “Un festival anticomunista si può sempre fare, ma il 25 aprile è la data meno propizia per gli anticomunisti. Perché il 25 aprile celebra “morti e vivi con lo stesso impegno”“.

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