Claudio Amendola, Salvini e l’insopportabile spocchia ‘de sinistra’

4 Aprile 2018

Claudio Amendola ha osato dire a L’aria che tira che Matteo Salvini è il miglior politico italiano degli ultimi 20 anni. Apriti cielo: le anime candide della sinistra presunta, le stesse che ancora non hanno capito una mazza di quel che è accaduto il 4 marzo e che fino a ieri ci dicevano che Renzi fosse Marx e Nardella Engels, lo hanno accusato di ogni nefandezza. In Rete, ma pure su giornali e tivù.

Non alludo ad Aldo Grasso, che rimane uno dei pochi da leggere anche quando non lo si condivide e che ha tutto il diritto di disistimare Amendola. Penso a quei fenomeni, ora famosi e più spesso famigerati o semplicemente frustrati, che credono ancora che per essere di sinistra – e dunque de facto “più intelligenti” – si debba essere fedeli a quella linea ottusa secondo cui tutto ciò che è Pd è Dogma e tutto ciò che è destra è merda. Come ha scritto ieri Vittorio Feltri, alla “sinistra” piacciono solo i voltagabbana che vanno da destra a sinistra tipo Eugenio Scalfari, mentre quelli che fanno il percorso inverso sono a prescindere coglioni.

Oltretutto Amendola non ha fatto nessuna “apertura di credito” alla Lega. Dopo aver detto di aver votato i noti leghisti di LeU, ha criticamente riconosciuto che il mondo operaio è stato via via conquistato dal M5S e ancor più dalla Lega. Per questo, secondo lui, Salvini è “senza dubbio il miglior politico degli ultimi 20 anni” (“anzi degli ultimi 30”, ha poi rincarato sul Corriere della Sera). Opinione più o meno condivisibile, ma applicare l’equazione “Amendola=leghista” significa soffrire di analfabetismo funzionale. Oppure essere intellettualmente disonesti. “Se dicessi che la Juventus è la squadra più forte degli ultimi 7 anni”, ha giustamente scritto l’artista, “potrei essere tacciato di essere uno juventino?”. Riflessione lapalissiana, ma ormai in Italia anche l’ovvietà è rivoluzionaria. Quella “sinistra” che fino al 4 marzo celebrava Renzi e votava al massimo dell’iconoclastia la Bonino, è così supponente e fuori dal mondo da negare l’evidenza: ovvero riconoscere che Salvini ha preso un partito moribondo al 4% e l’ha portato al 17% in cinque anni. Se questa non è bravura politica, cos’è?

Corrado Augias direbbe che è invece prova della ignoranza del volgo elettorale e che l’unica salvezza sarebbe applicare l’epistocrazia, che per Augias non significa far votare unicamente chi si informa ma far votare unicamente chi la pensa come Augias e Repubblica. Questi “intellettuali”, che stanno facendo più danni della grandine (alla sinistra, al paese, a se stessi), son sempre lì a dirci che Salvini è Goebbels e la Meloni Eva Braun. Quanta mestizia. Chi scrive non ha mai votato destra, ma ritiene appena interessata e furbastra questa demonizzazione tout court della destra italiana, che (per esempio) in Veneto e Lombardia non pare poi governar così male. Né pare che in quei luoghi non ci sia democrazia. E’ ora di finirla con questo livello intellettuale incancrenito e rasoterra.

Gli Augias e gli Zucconi, tra una trombonata tronfia e l’altra, possono continuare a credere che chi vota Lega sia scemo e chi vota la Picierno meriti il Pulitzer, ma la realtà è un po’ diversa. Amendola, bravo attore (Soldati – 365 giorni all’alba), regista sensibile (La mossa del pinguino) e colpevole interprete di uno spot odioso sulle scommesse, ha solo detto una cosa ovvia: Salvini è tanto respingente (per chi è di sinistra) quanto scaltro. E ha saputo conquistare quel che ha conquistato facendo sue alcune battaglie (legge Fornero) e tecniche (la politica sul territorio) un tempo care alla sinistra. Quando la sinistra ancora c’era.

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