La lettera

“Caro sindaco Nardella, legga il mio curriculum. Mi candido anche io”

La nomina contestata - Come la dottoressa Oranges, sono laureata in Giurisprudenza

Di Carolina Martelli
19 Gennaio 2018

Caro Sindaco Nardella,

le scrivo questa lettera di presentazione per candidarmi al ruolo, investito con nomina diretta, dalla Dott.ssa Oranges.

Mi presento: mi chiamo Carolina Martelli non sono nata a Montevarchi ma a Sassetta (un paese di 600 anime in Provincia di Livorno).

Dall’età di 17 anni ho sempre lavorato come cameriera per la stagione estiva in vari ristoranti della costa livornese e, contemporaneamente, ho sempre studiato, riuscendo a diplomarmi al liceo scientifico Enrico Fermi di Cecina con il massimo dei voti e a conseguire nel 2014 la laurea in Giurisprudenza – tesi in Filosofia del Diritto – con il massimo dei voti e lode.

Forse non serve dilungarmi, ma ci tengo a raccontarle che ho sempre frequentato le lezioni e, dopo ore di studio, ho sempre preso l’autobus per andare a dare ripetizioni a domicilio, accaparrandomi qualche spicciolo per godermi qualche mostra o qualche spettacolo alla Pergola o alla Comunale (perché agli studenti, Firenze, non hai mai regalato nulla!).

Avrei tanto voluto in estate andare, come facevano i miei amici, in vacanza a Formentera; sarei voluta arrivare a casa la sera dopo ore a spiegare le equazioni per 8 euro a lezione, con la pasta pronta in tavola e i vestiti stirati: ma purtroppo a casa mia c’era bisogno di camparsi da soli e io, studente fuori sede, ho sempre imparato a prepararmi da mangiare da sola.

Dopo la laurea ho vinto il bando per la pratica forense presso l’Avvocatura regionale della Regione Toscana laddove ho trascorso 18 mesi completando l’excursus obbligatorio per sostenere l’esame di Stato. Successivamente ho prestato collaborazione per sei mesi presso uno studio legale privato di diritto amministrativo, giusto per non perdere l’allenamento con la stesura degli atti giuridici e per non perdere il rimborso spese di 500 euro mensili che, per me, hanno sempre fatto la differenza.

Può accadere a tutti, ed è accaduto anche a me a settembre dell’anno scorso, di subire due gravi lutti familiari che mi hanno costretta ad abbandonare la professione legale per cercare un lavoro proficuo a mantenere me, mia madre e mio fratello; insomma, niente esame di Stato per me, d’altra parte si sa – e se non lo sa glielo dico io – per poter fare l’avvocato al giorno d’oggi o sei figlio di avvocato o sei figlio di un pezzo grosso di Banca Etruria.

Ho trovato quindi lavoro come cameriera per qualche mese e, infine, sono entrata come dipendente di una banca all’ufficio legale per recupero di crediti non performanti, occupazione tuttora all’attivo con un contratto di apprendistato. Sto lavorando full time e contemporaneamente sto sostenendo esami alla Facoltà di Scienze Politiche, a cui mi sono iscritta questo settembre per tenere la mente attiva.

Caro Signor Nardella, ho deciso di aprirmi con Lei e di farle sapere che quando io mi sono iscritta alla Facoltà di Giurisprudenza avevo un obiettivo: imparare a conoscere la legge per capire cosa si può e cosa non si può fare; perché è chiaro che, se conosci bene la legge, puoi anche renderti conto di quando un atto non è legale, di quando davanti a tuoi occhi viene minato lo Stato di diritto in forza di leggi più grandi e forti della legge scritta: la legge della corruzione, il clientelismo, i soldi. Io non sono figlia di un procuratore della Corte dei Conti, io sono figlia di una professoressa di Italiano e di un ex dipendente comunale; sono figlia di una laurea con il massimo dei voti pagata a forza di sparecchiare tavoli; sono figlia del sacrificio e della passione per le materie che ho studiato. Sono figlia della rassegnazione e della soddisfazione di aver sempre ottenuto il massimo dei voti con la mia sola forza; sono figlia di mio padre che è stato un onesto dipendente comunale per oltre trent’anni e che mi ha sempre insegnato che la Pubblica amministrazione siamo noi e che ogni volta che si scrive anche un banale atto, come un verbale, lo si deve fare pensando che lo si scrive a nome di tutti i cittadini che quell’amministrazione rappresenta.

A questo punto mi rivolgo a Lei, Lei che in questo momento sta rappresentando tutti i cittadini di Firenze, stante che nella nomina vi è indicato come vago requisito la ricerca di “una figura specializzata in ambito giuridico” le invio il mio curriculum perché credo che anche il mio profilo possa essere adatto al ruolo.

Ahimé, io non ho doti canore e non disegno; però, volendo, so fare braccialetti con i tappi della birra. Se può servire so scrivere poesie, mi reputo un’esperta di filosofia etica e di musica classica. A tal proposito, detto fra me e Lei, siccome io la musica classica la ascolto da quando ero nella culla, lasci perdere il Maggio Musicale, che Bizet in questo momento credo stia facendo il bagno nello Xanax per evitare un attacco di panico alla vista della nuova versione della Carmen: forse, prima di instaurare una vaga e incerta campagna contro il femminicidio cambiando i finali di opere liriche, sarebbe importante azionarsi per sconfiggere il clientelismo e provare ad agire per un’amministrazione trasparente.

Con tanti saluti,

Carolina Martelli

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