Carabinieri

Tullio Del Sette, ora il comandante dei carabinieri decide sui coindagati e chi lo indagò

Le promozioni - Tra i generali soggetti alla valutazione di Del Sette i colleghi coinvolti con lui nel caso Consip e nell’indagine sarda, ma anche il capo del Noe che ha fatto l’inchiesta

21 Novembre 2017

Il 3 dicembre, il comandante generale Tullio Del Sette dovrà decidere i destini di generali che sono indagati con lui e di un generale che comanda il Noe, che lo ha indagato. I Carabinieri dovranno “valutare” i generali di brigata che aspirano a diventare generali di divisione. I promossi dovrebbero essere cinque o al massimo sei. La commissione di avanzamento sarà presieduta da un comandante generale indagato a Roma su input di due diverse procure: Napoli e Sassari. E già questo sarebbe inconcepibile in un paese normale. Perché è vero che per l’indagine sassarese a Roma c’è già la richiesta di archiviazione ed è vero che la presunzione di innocenza deve essere garantita a tutti ma forse al numero uno dell’Arma si può chiedere un certificato dei carichi pendenti meno fitto.

Come se non bastasse, il 3 dicembre Del Sette presiede una commissione sulla carriera e lo stipendio di due generali di brigata che sono indagati con lui: Emanuele Saltalamacchia e Antonio Bacile. Non solo. Del Sette dovrà decidere il destino di un terzo generale, Sergio Pascali, che guida un corpo (il Noe) che fino a pochi mesi fa indagava proprio su Del Sette.

Sembra di essere in un film del tipo “Il Comando più pazzo del mondo” e invece siamo nell’Italia renziana.

I generali non sono tutti uguali. Si va dal generale di brigata (una stella) al livello intermedio del generale di divisione (due stelle) fino a quello di corpo d’armata, con le sue tre stelle.

La promozione da una a due stelle produce un aumento di circa 1.200 euro al mese con riverberi sulla pensione. Il primo e il secondo in graduatoria sono due 58enni che vantano titoli notevoli e sono dati per certi: Gino Micale, capo reparto al Comando generale e Giuseppe Governale, ora capo della Dia ed ex capo del Ros. A un incollatura da Governale c’è Emanuele Saltalamacchia, amico dei Renzi e comandante della Legione Toscana. Il generale è in realtà dato in partenza da Firenze per il comando dei Carabinieri del Ministero degli Affari Esteri al fianco di Angelino Alfano, che lo stima molto.

L’incarico vicino al ministro dovrebbe aiutare un buon piazzamento per la promozione visto che quel posto è stato ricoperto finora da un generale di divisione.

Saltalamacchia è però anche lui indagato con il ministro Luca Lotti e con lo stesso Tullio Del Sette con l’accusa di rivelazione di segreto e favoreggiamento. Esattamente come il comandante avrebbe spifferato ai vertici della Consip l’esistenza delle microspie del Noe, cioè dei Carabinieri.

Saltalamacchia è stato tirato in ballo (non indagato) nell’inchiesta di Massa sui carabinieri di Aulla. Il colonnello Valerio Liberatori ha raccontato ai pm che, nella sua veste di comandante regionale, avrebbe chiamato al telefono il procuratore capo di Massa per sconsigliare di usare sui carabinieri i mezzi di indagine invasivi prescelti dal sostituto procuratore, come le intercettazioni ambientali. Questo verbale, come la sua posizione nell’inchiesta Consip, non dovrebbero creargli problemi. Le valutazioni al Comando non vengono fatte con i criteri della gente comune. E al Comando tutti danno per scontato che Tullio Del Sette voterà a favore della promozione del carabiniere amico di Matteo Renzi e di Luigi Marroni, anche se è coindagato nell’inchiesta Consip.

Al quarto posto c’è Andrea Rispoli, 57 anni, comandante della Legione Lazio e in ottimi rapporti con il ministro dell’interno Minniti; quinto c’è il generale Antonio Bacile, 60 anni, ex comandante della Sardegna e coindagato con Tullio Del Sette per l’inchiesta sui trasferimenti dei carabinieri nell’isola.

A Bacile il pm di Sassari contesta come abuso di ufficio il trasferimento del capo del nucleo operativo di Bonorva. Come lo stesso pm contesta a Del Sette altri due trasferimenti di più alto livello: quello del comandante provinciale Giovanni Adamo e del tenente Francesco Giola.

Anche in questo caso sarà interessante vedere se Del Sette sentirà imbarazzo nel decidere di promuovere un generale che è accusato del suo stesso reato nella stessa inchiesta, ancorché per entrambi penda la richiesta di archiviazione.

Ancora più imbarazzante però è il sesto nome della lista: Sergio Pascali, 62 anni, comandante del Noe, corpo che ha indagato su Del Sette fino a marzo scorso quando il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ha deciso di togliere la delega di indagine al Noe.

Il comandante Pascali allora difese i suoi uomini e scrisse una lettera a Pignatone per stigmatizzare le modalità di comunicazione della decisione. Del Sette sarà imparziale nella valutazione di un comandante che non ha assecondato una scelta a lui certamente gradita, come quella di sfilare dalle mani del Noe, e di Gianpaolo Scafarto in particolare, le indagini? Sarebbe sufficiente l’astensione da questa sola pratica visto che le altre pratiche sono connesse?

Non sfugge l’asssurdità della situazione nella quale si troveranno per la prima volta il 3 dicembre i Carabinieri per colpa del ministro della difesa Roberta Pinotti, del premier Paolo Gentiloni e del presidente Sergio Mattarella. Il 15 gennaio hanno deciso di prorogare per un anno Tullio Del Sette. Eppure era indagato dalla Procura di Napoli con un’accusa grave per un comandante generale, come quella di avere tradito i suoi uomini spifferando l’esistenza delle intercettazioni ai vertici Consip. Eppure Il Fatto lo aveva già scritto da tre settimane. Ora i nodi vengono al pettine.

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