Campania

Inchiesta rifiuti, ancora un incendio doloso colpisce i familiari dei giornalisti di Fanpage

E due - Dopo il caso dell’appartamento a Napoli, adesso tocca a un bar a Cava dei Tirreni

26 Febbraio 2018

E due. Salgono a due i casi di incendi sospetti contro i familiari dei giornalisti di Fanpage, la testata web che sta pubblicando la videoinchiesta a puntate “Bloody Money” su rifiuti e tangenti che sta facendo tremare la politica campana. Nella notte tra sabato e domenica un incendio probabilmente doloso ha semidistrutto un bar-edicola-tabaccheria in via Atenolfi a Cava dei Tirreni (Salerno). L’attività è conosciuta come “bar Rosa”, ed è gestita da circa 25 anni dalla famiglia di Carmine Benincasa, uno dei reporter firmatari della videoinchiesta, il suo nome compare alla fine di ogni puntata tra quelli dei giornalisti che hanno collaborato al lavoro firmato da Sasha Biazzo. I vigili del Fuoco hanno impiegato diverse ore per sedare il fuoco. Sull’episodio ora indagano i carabinieri di Nocera Inferiore. I militari stanno lavorando a una prima informativa da trasmettere alla Procura di Nocera Inferiore guidata da Antonio Centore. Non si esclude nessuna pista, compresa quella della ritorsione a Fanpage e alle inchieste di Benincasa, anche alla luce di un dato: giovedì pomeriggio in via Sedile di Porto a Napoli un altro incendio doloso ha distrutto il ballatoio dell’appartamento al quinto piano dove vive la famiglia della cognata di Francesco Piccinini, il direttore di Fanpage. Si tratta dell’unico indirizzo noto a Napoli riconducibile a Piccinini, che conduce una vita riservata.

A Napoli gli inquirenti avrebbero ritrovato tracce di un liquido infiammabile, anche se quasi certamente si tratta dell’acqua ragia custodita nell’armadietto degli attrezzi situato sul pianerottolo. Anche in quel caso le fiamme hanno causato danni abbastanza ingenti, fino a toccare parte degli interni della casa.

Coincidenze? Oppure c’è la regia di una mano ignota che vuole lanciare un “avvertimento” agli autori di “Bloody Money”? Sono domande alle quali è presto per dare una risposta. Si aspettano gli esiti delle indagini e dei rilievi scientifici sui luoghi, a Cava dei Tirreni si spera nella presenta di telecamere in zona che aiutino a risalire ai presunti attentatori. Il bar “Rosa” era chiuso da qualche giorno e questo forse ha agevolato il lavoro dei piromani. L’attività era ferma a causa di un contenzioso tra i gestori e la proprietà dell’immobile sull’importo dell’affitto, conclusosi da poco con una sentenza che condannava i proprietari a risarcire la famiglia Benincasa di circa 100.000 euro. Si era poi in attesa della decisione del giudice sui tempi di prosecuzione del contratto. Dalla redazione di Fanpage.it non filtrano dichiarazioni ufficiali, ma la loro preoccupazione è palpabile. La tempistica degli incendi è un dato che conduce verso la direzione indicata in una nota dal parlamentare di LeU, Peppe De Cristofaro: “Due coincidenze inquietanti, perché immediatamente successive alle inchieste di Fanpage.it che hanno disvelato un sistema di connivenza affaristico-criminale. Nelle prossime ore – annuncia De Cristofaro – allerteremo il questore di Napoli, perché bisogna tenere alta la guardia in vista delle elezioni di domenica prossima”.

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