Blinken ringrazia il Qatar “per il suo impegno”
La “situazione umanitaria a Gaza” nel mezzo delle operazioni israeliane seguite al terribile attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre è stata al centro del colloquio tra il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. Lo ha confermato il portavoce Matthew Miller, precisando che Blinken ha “ribadito il ringraziamento al governo del Qatar per il suo lavoro per assicurare l’uscita dei cittadini americani e degli stranieri da Gaza, il rilascio degli ostaggi trattenuti da Hamas, compresi due cittadini americani”, e l’impegno per evitare un allargamento del conflitto. Blinken e Al Thani, ha aggiunto, hanno anche parlato dell’”importanza cruciale di proteggere le vite dei civili e fornire assistenza umanitaria in modo costante ai palestinesi”. Parole che arrivano dagli Usa dopo che il giornale israeliano Haaretz in un editoriale ha accusato il Qatar di avere “sangue israeliano sulle mani” e di non essere “un mediatore onesto per gli ostaggi”. In un articolo sul Wall Street Journal l’ambasciatore del Qatar negli Stati Uniti, Meshal bin Hamad Al Thani, ha rivendicato il ruolo di ‘honest broker’ del suo Paese, contestando le accuse di aver rafforzato Hamas.

LA MEDIAZIONE DEL QATAR – Il piccolo e ricchissimo emirato del Golfo, 300mila abitanti ma terzo esportatore al mondo di gas, ha mediato con i leader di Hamas, facilitando il rilascio di alcuni ostaggi portati a Gaza dopo l’attacco sferrato a Israele il 7 ottobre scorso. Ultimo il caso di due donne, Judith e Natalie Nataan, madre e figlia liberate grazie alla mediazione qatarina.
La ricca monarchia del Golfo è da anni protagonista di un’azione politica multilaterale: ospita sul proprio suolo una grande base militare americana, Al Udeid Air Base, ma anche l’ufficio politico di Hamas, cui garantisce finanziamenti per centinaia di milioni di dollari.
Al momento sembra siano due i principali obiettivi degli Stati Uniti: il primo, immediato, riguarda la liberazione degli ostaggi, il secondo, nel lungo termine, mira all’isolamento di Hamas. Appare al momento improbabile che il Qatar possa garantire agli Usa l’espulsione dei leader di Hamas come Ismail Haniye e Khaled Meshal che a Doha, come in Turchia, trovano un porto sicuro cui approdare e da cui muoversi. La forza del Qatar è stata, fino a oggi, propri l’azione diplomatica multilaterale. Ospita una base militare americana, l’ufficio di Hamas e una rappresentanza dei talebani, dialoga con l’Iran e con la Russia e rimane un alleato strategico della Turchia e ha sempre un canale aperto con Hezbollah.