Il Fatto di domani. Il colpo di spugna per i reati dei colletti bianchi e il bavaglio per i giornalisti. Con il governo Meloni, l’Italia “a grandi passi verso il malaffare”

Di FQ Extra
10 Gennaio 2024

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GIUSTIZIA, IL GOVERNO TIRA DRITTO SUL DDL NORDIO PER RIFORMARE TUTTI I REATI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. PEGGIO MELONI O BERLUSCONI? “A passi da gigante verso l’Italia del malaffare”, ha commentato il senatore M5s Roberto Scarpinato, ex magistrato antimafia. In Commissione al Senato, ieri è ricominciato l’esame degli emendamenti al ddl Nordio a partire dall’articolo 1, con l’abolizione dell’abuso d’ufficio e l’allentamento delle maglie sul reato di traffico d’influenze. Oggi è il turno dell’articolo 2, con la riforma della custodia cautelare e un bavaglio per i giornalisti sulla pubblicazione delle intercettazioni. Il Fatto Quotidiano da tempo denuncia il tentativo, da parte del governo Meloni, di ammorbidire la lotta ai reati dei colletti bianchi. Sul Fatto di domani leggerete un approfondimento e un confronto tra le riforme di Meloni e quelle di Berlusconi. La prima si vanta di ispirarsi a Falcone e Borsellino, ma non è detto che sulla Giustizia faccia meglio di Silvio. Con l’abolizione dell’abuso d’ufficio, le destre vorrebbero aprire un tavolo per riformare tutti i reati contro la pubblica amministrazione: come la corruzione, il peculato, la concussione. Del resto, senza l’abuso d’ufficio, il rischio è che ai funzionari pubblici vengano contestati reati ben più gravi come la corruzione. Sul fronte Giustizia, la maggioranza può appoggiarsi alla stampella di Italia Viva. Ieri il partito di Matteo Renzi ha votato Sì agli emendamenti della destra. Ma nemmeno il Partito democratico è compatto: l’ala riformista, un tempo con Renzi, è schierata con i sindaci dem favorevoli alla modifica dell’abuso d’ufficio, per scongiurare la cosiddetta “paura della firma”. Intanto, la maggioranza non muove un dito contro i suo alti papaveri coinvolti in scandali e indagini giudiziarie. Come Vittorio Sgarbi, indagato per riciclaggio di beni culturali. Il sottosegretario, in un’intervista al Corriere, si è scagliato contro la giudice di Imperia che ha aperto un fascicolo su di lui per l’esportazione di una tela di Valentin de Boulogne: “Quella che si innamorò di Gabriel Garko e fu sottoposta a un procedimento disciplinare del Csm”.


CASO APOSTOLICO: “NESSUN DOSSIERAGGIO SUL MAGISTRATO”: LA LEGA ESULTA, MA GLI INTERROGATIVI SUL VIDEO RESTANO. E VENERDÌ TOCCA A SALVINI AL PROCESSO OPEN ARMS. Il video diffuso sul web che ritrae la giudice Iolanda Apostolico mentre partecipava, nell’agosto 2018, ad una manifestazione al porto di Catania, per chiedere lo sbarco dei migranti dalla nave Diciotti, non fa parte di un dossier attribuibile alle forze dell’ordine. La Procura di Catania giunge a questa conclusione e il procedimento è stato archiviato perché “il fatto non costituisce reato visto che non si tratta di immagini prelevate da archivi delle forze dell’ordine”. Chi diffuse allora il video che mostrava la giudice Apostolico ad una manifestazione pro migranti, dopo che la stessa, in tempi più recenti, aveva annullato alcuni provvedimenti emessi in base al “decreto Cutro” sull’immigrazione illegale? Secondo la Procura siciliana, sarebbe stato un carabiniere in servizio quel giorno al porto che, successivamente, quando il nome della giudice Apostolico emerse nelle cronache per lo scontro politico con il ministro delle Infrastrutture Salvini, diffuse il video in una chat privata. Restano delle zone d’ombra perchè lo stesso militare dell’Arma, che avrebbe parlato della vicenda con amici rivelando di aver girato lui il filmato, ascoltato dalla procuratrice Agata Santonocito come persona informata sui fatti, aveva negato questa circostanza. Di certo, la giudice Apostolico era al centro di una polemica con la Lega per la sua applicazione della legge; oggi il partito esulta e nella parte finale del suo comunicato ricorda: “A pochi giorni dall’udienza Open Arms, è doveroso ribadire che toghe e media politicizzati non riusciranno a intimidire la Lega e il suo segretario”. Il riferimento è all’udienza di venerdì 12 gennaio, che prevede l’audizione del ministro Salvini, imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Sul giornale di domani, leggerete altri particolari sul caso Apostolico e su tutte le domande su quel video che restano senza risposte.


NEOFASCISTI IN VIA ACCA LARENTIA, IDENTIFICATE DALLA DIGOS OLTRE 100 PERSONE. LA PROCURA VALUTA L’APERTURA DI UN FASCICOLO (E MELONI TACE). Dopo la distesa di braccia tese per commemorare i 3 giovani missini uccisi 46 anni fa, ora si muove la Digos. Sarebbero almeno cento le persone identificate tra i partecipanti alla celebrazione, in via Acca Larentia a Roma, dove sorgeva una sede del Movimento sociale italiano. Ora invece c’è un targa deposta nel 2012 dal terzetto di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, Federico Mollicone e Fabrizio Ghera. La targa recita: “In questa piazza il 7 gennaio 1978 sono caduti Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni, assassinati dall’odio comunista e dai servi dello Stato”. Firmata, “i camerati”. Oggi, durante il question time alla Camera, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha rassicurato: “La questura ha trasmesso alla competente autorità giudiziaria una prima informativa di reato, contestando il delitto di apologia del fascismo a carico di cinque esponenti di CasaPound, individuati tra i partecipanti, cui seguiranno ulteriori comunicazioni all’esito del riconoscimento e identificazione degli ulteriori convenuti alla manifestazione”. Il Viminale sostiene di aver utilizzato, per i neofascisti di Acca Larentia, le stesse procedure in vigore per le manifestazioni di “diverso estremismo ideologico”, come le manifestazioni per la Palestina. La procura di Roma dovrà valutare se aprire le indagini. Il 18 gennaio la Corte di Cassazione deciderà una volta per tutte se il saluto romano sia un reato oppure no. Elly Schlein ha invocato lo scioglimento delle organizzazione neofasciste e una presa di posizione da parte della premier. Meloni infatti è rimasta in silenzio. Del resto, 12 anni fa, a deporre la targa c’era proprio lei con i colonnelli del suo partito. Sul Fatto di domani torneremo sulla commemorazione di Acca Larentia e il ruolo di Fratelli d’Italia.


GUERRA A GAZA, IL PIANO DEL QATAR: ESILIO PER I CAPI DI HAMAS, RITIRO DI ISRAELE E RILASCIO DEGLI OSTAGGI: AL CAIRO SI CERCA L’INTESA. Dal 7 ottobre, giorno del massacro firmato da Hamas, con 1.200 morti, ci sono ancora 132 ostaggi nelle mani dei fondamentalisti islamici, più 4 tenuti dal 2014. Per discutere la loro liberazione, una delegazione israeliana è arrivata al Cairo per capire se ci siano i margini per uno scambio di prigionieri con Hamas come è avvenuto nell’unica tregua, realizzata a fine novembre. In quel caso, sono state 105 le persone rilasciate dai miliziani, in cambio del triplo di detenuti palestinesi. Altri quattro ostaggi erano stati liberati per le loro condizioni di salute, ed uno era stato salvato dai soldati israeliani. In Egitto, a fare da mediatori, ci sono anche rappresentanti del Qatar e degli Stati Uniti. Doha, secondo Canale 13, ha questa proposta: Israele dovrebbe permettere l’esilio dei leader di Hamas fuori da Gaza, prevedere il ritiro dei suoi soldati dall’enclave, in cambio del rilascio graduale di tutti gli ostaggi ancora nelle mani del gruppo palestinese. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha chiesto al Gabinetto di Guerra israeliano, che si riunisce stasera, di approvare qualsiasi accordo. Nel frattempo la battaglia prosegue e il numero delle vittime cresce, anche se non è possibile fare una verifica con fonti indipendenti. Secondo i dati palestinesi, i morti sono 23.357, 59.410 i feriti. Oggi ci sarebbero stati 40 morti per un bombardamento vicino all’ospedale Al-Aqsa Martyrs. L’Idf conferma di aver perduto 186 militari. Domani intanto all’Aja si discuterà l’accusa di “intento genocida” mossa dal Sudafrica allo Stato Ebraico; un confronto che durerà due giorni. Israele porterà il suo dossier per dimostrare di aver diritto di difendersi: tra le 1.200 vittime dell’attacco di Hamas – neonati, anziani, donne – si ricordano i 364 civili uccisi al festival musicale Nova, a Reim. Sul Fatto di domani ci saranno altri particolari sulla giornata, e un reportage dal Libano.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

C’è il derby Lazio-Roma, il Parlamento chiude e salta la discussione sulle armi a Kiev. Alle 18 di oggi allo stadio Olimpico si gioca il quarto di finale di Coppa Italia tra Roma e Lazio e Camera e Senato hanno deciso di fermare i lavori in anticipo rispetto al previsto. Chi per andare allo stadio – tra ministri e parlamentari ci sono molti tifosi delle due squadre romane – chi semplicemente per guardare la partita in tv. Così deputati e senatori vogliono interrompere le sedute e rinviare tutto a domani. Tra queste c’era la discussione sull’invio di armi in Ucraina.

La seconda vita russa di Renzi e Carrai. Nelle informative della Guardia di Finanza sono contenute indicazioni sui rapporti tra il senatore e leader di Italia Viva e l’imprenditore amico Marco Carrai con oligarchi e funzionari del Cremlino, fino al 2022. Sul Fatto di domani altre novità dalla nostra inchiesta esclusiva.

Femminicidio Cecchettin, le analisi sull’auto di Filippo Turetta. Il Ris di Parma ha riscontrato “moltissime tracce di sangue sul sedile posteriore” della Punto nera di Filippo Turetta, rientrata dalla Germania. Il 22enne attualmente è in carcere per il femminicidio di Giulia Cecchettin. I risultati potranno essere utili per capire se la giovane studentessa è stata accoltellata mortalmente all’interno dell’auto oppure se l’ex fidanzato abbia caricato il suo corpo agonizzante, dopo averla aggredita per la seconda volta nella zona industriale di Fossò.


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Politica per mestiere, la ricerca: è l’attenzione mediatica a danneggiare le donne

di Sabrina Provenzani

Chi ricorda ancora Sanna Marin, prima ministra finlandese per un mandato, dal 2019 al 2023? Appena eletta viene presentata dai media come grande promessa della politica globale, perché giovane, bella, libera. Dura poco: nell’agosto del 2022 emerge un video in cui balla ad una festa. Circostanza privata e niente di illegale, ma su Marin, rea di essere una donna capo di governo che si diverte si abbatte una enorme attenzione mediatica e una serie di polemiche. Per dissipare dubbi sulla sua vita personale, lei si sottopone persino a un test antidroga, nonostante non abbia fatto niente di controverso. Poi viene sconfitta alle elezioni del 2023: quanto hanno pesato quelle polemiche? Sarebbe stato lo stesso se Marin non fosse stata giovane e bella, combinazione non usuale in politica?

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