Indagini sulle stragi

Luca Tescaroli, al Csm i laici di FdI e Lega non votano la conferma del procuratore che indaga sui mandanti delle stragi

12 Ottobre 2023

Luca Tescaroli, il pm che indaga sui mandanti occulti delle stragi del 1993 e del 1994, è stato confermato dal Consiglio superiore della magistratura nell’incarico di procuratore aggiunto di Firenze. Ma non all’unanimità: quattro consiglieri laici di centrodestra, senza apparente motivo, si sono astenuti. Si tratta di Felice Giuffrè, Isabella Bertolini e Rosanna Natoli, eletti in quota Fratelli d’Italia, e di Claudia Eccher, avvocata penalista e legale di Matteo Salvini, in quota Lega. Le astensioni non sono state giustificate: d’altra parte sarebbe stato difficile, visto che dall’istruttoria sul lavoro svolto dal magistrato non era emersa alcuna criticità, ma solo elementi positivi. Perciò la scelta è stata interpretata a palazzo dei Marescialli come un segnale politico lanciato a Tescaroli, che da anni – insieme al collega Luca Turco – scava per individuare i presunti ispiratori politici delle bombe mafiose di Firenze, Roma e Milano. Nel fascicolo, già archiviato e riaperto più volte, è indagato Marcello Dell’Utri (perquisito a luglio) e fino alla sua morte lo era anche il fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi. In un’interrogazione del giugno scorso il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri aveva chiesto al ministro della Giustizia Carlo Nordio di disporre un’ispezione nei confronti di Tescaroli, derubricando le sue ipotesi accusatorie a “tesi politiche”.

Il voto del Csm riguardava la conferma quadriennale dell’incarico, prevista dalla riforma Mastella del 2006: dopo i primi quattro anni di mandato, i capi degli uffici giudiziari devono essere valutati dall’organo di autogoverno, che analizza (di solito con un certo ritardo) il loro operato e decide se mantenerli in sella per altri quattro anni oppure no. Nel caso di Tescaroli il primo quadriennio è scaduto nel novembre 2022. E la conferma fino al 2026 sembrava una formalità: nella proposta favorevole votata all’unanimità dalla Quinta Commissione (competente sugli incarichi direttivi) e approvata dal plenum a maggioranza il procuratore aggiunto è definito un dirigente “di sicura competenza in possesso di doti organizzative che gli hanno consentito di assicurare funzionalità ed efficienza all’ufficio”. Anche il Consiglio giudiziario di Firenze (l’organo ausiliario locale del Csm) “ha espresso all’unanimità un giudizio pienamente favorevole“, mentre “nessun dato ostativo alla conferma emerge dagli ulteriori elementi esistenti presso il Consiglio superiore (programmi organizzativi e tabellari, vicende disciplinari, procedure pendenti o definite presso la Prima Commissione, attività di formazione, eventuali incarichi extragiudiziari), né dagli esiti delle ispezioni ministeriali. Neppure risultano formulate osservazioni critiche da parte del Consiglio dell’Ordine degli avvocati”.

E allora come si giustifica il mancato voto a favore della conferma? Contattati più volte dal Fatto, i laici Giuffrè ed Eccher non rispondono, alimentando il sospetto che nella valutazione “tecnica” siano entrate in gioco componenti di altro tipo. La pratica Tescaroli, peraltro, era già all’ordine del giorno della scorsa seduta del plenum (quella di mercoledì 4 ottobre), ma il consigliere laico di Italia viva Ernesto Carbone aveva chiesto, sempre senza motivare, un “rinvio di cortesia“, subito accordato dal vicepresidente Fabio Pinelli (anche lui eletto in quota Carroccio). L’episodio aveva fatto sospettare l’inizio di un ostruzionismo come quello messo in campo a luglio per evitare che Lorenzo Jannelli, il gip che aveva rinviato a giudizio Matteo Salvini per il caso Open Arms, ottenesse un incarico fuori ruolo alla Cedu. Quell’ipotesi non si è concretizzata, ma il messaggio lanciato (di nuovo) in plenum è chiaro: non disturbare il potere.

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