L'amaro in bocca

Brasile ma non solo: così le piantagioni di zucchero stanno distruggendo la foresta

Nel 2018 e 2019 la deforestazione è aumentata del 44% e nel 2019 il presidente Bolsonaro ha annullato il divieto, approvato 10 anni prima, di coltivazione della canna da zucchero nelle aree vulnerabili della foresta pluviale così come nel Pantanal. L'Europa è il primo importatore al mondo

Di Wwf Italia
6 Aprile 2021

La canna da zucchero è spesso coltivata in aree dove un tempo sorgeva una lussureggiante foresta tropicale. Mentre per il cacao sono principalmente i paesi dell’Africa occidentale a subire le conseguenze di una produzione insostenibile, che in questi anni ha visto triplicare i suoi numeri, per lo zucchero è il Brasile il primo paese produttore al mondo. La sua coltivazione ha contribuito considerevolmente alla deforestazione soprattutto nel periodo dal 2002 al 2012 (16 mila chilometri quadrati di foresta tagliati a causa dell’espansione delle piantagioni). Lo svela il WWF che ha pubblicato un report sugli impatti delle due principali commodity dolci della Pasqua: “Zucchero e Cacao, due storie amare”. Gli ingredienti più comuni del simbolo pasquale si aggiungono quindi a olio di palma, soia e allevamenti bovini come importanti cause della deforestazione e della perdita di habitat.

L’agricoltura rappresenta oggi la prima causa di deforestazione nelle aree tropicali e subtropicali del nostro Pianeta: ben il 73% della deforestazione è dovuto all’espansione dei terreni agricoli. E lo zucchero fa la sua parte. Si tratta di una delle commodity più commercializzate al mondo: in progressiva limitazione nei Paesi occidentali, a causa delle politiche sulla salute, il suo consumo nelle economie emergenti è in continua crescita. L’Unione Europea è il primo importatore al mondo di zucchero di canna grezzo da raffinare.

Produzione di zucchero. Lo zucchero si ottiene oggi industrialmente da 3 specie: dalla canna da zucchero (Saccharum sp.), che è una pianta tropicale perenne di solito sfruttata per 6/8 anni, dalla Barbabietola zuccherina, pianta biennale che si sviluppa nelle aree temperate, dal Sorgo zuccherino. La canna da zucchero viene trasformata per estrarre zucchero utilizzato nell’industria alimentare o viene fermentato per la produzione di etanolo. La canna da zucchero viene infine anche coltivata come foraggio per il bestiame. Di tutto lo zucchero che viene prodotto al mondo, oggi il 20% è ottenuto dalle barbabietole e il restante 80% dalla canna da zucchero. L’Unione europea è allo stesso tempo il primo produttore al mondo di barbabietola da zucchero (con il 50% del totale mondiale) ed il primo importatore di zucchero di canna grezzo da raffinare. La maggior parte della barbabietola da zucchero dell’UE è coltivata nella metà settentrionale dell’Europa, dove il clima è più adatto (Francia del Nord, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Polonia).

Impatti della coltivazione della canna da zucchero. La canna da zucchero è di origine asiatica ed è coltivata nelle zone climatiche equatoriali, tropicali. Il Brasile è il primo Paese produttore. La superficie di terre coltivate a canna da zucchero nel mondo è di 31 milioni di ettari, praticamente l’estensione dell’Italia: i più grandi produttori sono Brasile (con 641 milioni di tonnellate nel 2019), India (350 milioni) e Cina (116 milioni). Nel 2019, lo zucchero grezzo e la canna sono stati il 259° prodotto più scambiato al mondo, con un commercio totale di 11,4 miliardi di dollari. La canna da zucchero è spesso coltivata in aree dove un tempo sorgeva una lussureggiante foresta tropicale, e non solo in Brasile La produzione di zucchero in Florida sta compromettendo la salute delle Everglades, una regione paludosa subtropicale. In Australia, la produzione costiera di canna da zucchero è tra le principali cause dell’inquinamento della Grande Barriera Corallina australiana, già colpita dal fenomeno dello sbiancamento causato dal riscaldamento globale. L’Amazzonia così come il Cerrado, la savana brasiliana, hanno subito effetti devastanti in termini di acqua, suolo, riduzione delle biodiversità, a causa delle colture intensive e del connesso uso dei pesticidi.

Un problema in più è quello dei biocarburanti come l’etanolo, prodotto con le fibre, le foglie e gli steli rimanenti del raccolto. Uno dei principali attori del mercato mondiale dei biocarburanti è il Brasile. Nel 2019 in Brasile la canna da zucchero copriva un’area di 10 milioni di ettari destinati sia allo zucchero sia all’etanolo. Nel 2019, il presidente Bolsonaro, con il Decreto 10.084, ha annullato il divieto approvato 10 anni prima di coltivazione della canna da zucchero nelle aree vulnerabili della foresta pluviale così come nel Pantanal. Con l’emanazione del nuovo decreto, il governo brasiliano amplia le aree per la produzione di biocarburanti. Questo aumento della produzione avrà come conseguenza diretta l’aumento della produzione di canna da zucchero, con l’apertura dei confini dell’Amazzonia e del Pantanal che dovrebbero fornire le nuove aree di impianto necessarie per l’espansione del settore.

Sussiste un concreto rischio che la canna da zucchero possa diventare il nuovo motore di degrado ambientale in queste regioni. Nel 2018 e 2019 la deforestazione è aumentata del 44% . Il divieto di piantare canna da zucchero in Amazzonia e Pantanal era stato attuato sotto il governo dell’ex leader di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva (2003-2010). Negli ultimi decenni, anche l’Uganda sta perdendo le sue foreste a causa delle coltivazioni insostenibili di palma da olio e canna da zucchero.

Consumo di zucchero. Il consumo medio mondiale di zucchero è di 70 grammi al giorno, ovvero quasi il 50% in più rispetto a trent’anni fa. Una quantità che equivale a 280 calorie al giorno (4 calorie per ogni grammo di zucchero). Le linee guida internazionali dell’OMS consigliano di assumere una quantità di zuccheri inferiore al 10% delle calorie giornaliere totali assunte. In questo conteggio non rientrano gli zuccheri presenti nella frutta e nel latte, perché la loro assunzione è accompagnata anche da altri importanti elementi, quali vitamine e sali minerali. L’Oms, però, si spinge oltre e raccomanda un’ulteriore diminuzione dello zucchero a meno del 5% dell’energia totale giornaliera). Per un adulto con indice di massa corporea medio ciò equivale a 25 grammi di zucchero, mentre per un bambino di sei anni ancora meno (circa 20). Una bustina di zucchero che mettiamo nel caffè ne contiene circa 5 grammi, un succo anche 10, mentre una bibita gassata ben 40 grammi. Solo in Italia il consumo di zucchero è di circa 1 milione 650 mila tonnellate annue, quantità che corrisponde a un consumo di all’incirca 27 kg pro-capite all’anno. 28 sono i cucchiaini di zucchero consumati in media da un adolescente americano. Gli italiani ne consumano 15-18. Il WWF consiglia di consumare zucchero proveniente da filiere equo solidali e da agricoltura biologica che garantiscono il rispetto delle condizioni di lavoro degli agricoltori e dell’ambiente e della biodiversità.

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