Ora si scopre che Giuseppe va assolto

31 Marzo 2021

In una famosa vignetta del New Yorker si vede Dio seduto sulle nuvole che rassicura un’anima penitente convinta di finire all’inferno: “Ma no, neppure questo è peccato, chissà come sei stato in ansia”. Ci viene in mente ogni volta che per effetto dell’indulgenza plenaria concessa urbi et orbi onde celebrare l’avvento dei Migliori, Giuseppe Conte apprende che le colpe per cui era stato cacciato, con somma ignominia, nel limbo degli ex premier, non erano poi così gravi. E ci piace immaginare che ad assolverlo ci sia un Padre Eterno con le fattezze di un misericordioso Mario Draghi.

Il clamoroso fallimento giallorosa della campagna di vaccinazione? Ma no, tranquillo, sono gli stessi problemi che sta incontrando il generalissimo Figliuolo, con in più i casini di AstraZeneca. Le Regioni litigiose che andavano in ordine sparso ma tutte contro il governo? Ma no, è tutto uguale a prima con in più i presidenti mitomani che pensano di contrattare lo Sputnik direttamente con Vladimir Putin. Matteo Salvini che malgrado i 400 morti al giorno guidava l’assalto a Palazzo Chigi di ristoratori e albergatori contro le chiusure? Ma no, lui è lì che ripete sempre le stesse cose, però adesso sta dentro Palazzo Chigi.

La mancata approvazione del Mes che avrebbe affossato la sanità italiana? Ma no, lo sapevano tutti che non sarebbe servito a niente. Il disastro del Recovery Plan scritto male e con intollerabile ritardo? Ma no, “in Italia ci stiamo ancora domandando se riusciremo a presentare una sufficiente quantità di progetti capaci di superare l’esame, e se una volta ottenuto tutto quel denaro le nostre scassate amministrazioni saranno in grado di spenderlo” (La Stampa).

A questo punto, vedo l’Onnipotente che dice sorridendo al suo contrito predecessore di non preoccuparsi: Giuseppe, come vedi, se non sono peccati i miei, non potevano esserlo neppure i tuoi, chissà come sei stato in ansia. Finalmente mondato dalla colpa, Conte si accinge a ritornare in Italia quando l’occhio gli cade sul titolo di Repubblica: “Quegli strani silenzi di Conte”. Un grido e lo vediamo fare velocemente dietrofront: noooo meglio le fiamme eterne.

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