Cime inviolate

Fridays For Future: vietato salire sul Gran Paradiso, divenga una montagna sacra

La proposta di Antonio Farina, membro del consiglio direttivo del Parco della montagna. Un modo diverso per fruire la natura, sul modello delle culture orientali

Di Claudio Gianotti (Fridays for Future Italia)
12 Gennaio 2021

Vietato Salire sul Gran Paradiso. È la proposta di Antonio Farina, membro del consiglio direttivo del Parco del Gran Paradiso. Con i suoi 4061 metri di altezza è la più alta montagna in territorio Italiano e cuore dell’omonimo Parco Nazionale e potrebbe diventare una Montagna Sacra, ad imitazione delle culture orientali. La più famosa di esse è il Monte Kailash, in Himalaya. Sei religioni, tra cui il Buddismo Tibetano e l’hinduismo, lo considerano sacro e dalla sua vetta sgorgano quattro dei fiumi più importanti dell’Asia. Per queste popolazioni è importante compiere un pellegrinaggio girando attorno a questa montagna, dimora di Shiva e asse del mondo, e non salirne la cima. La cima è pertanto considerata inviolata e nessun uomo l’ha mai raggiunta.

Questa visione della montagna si discosta da quella dell’alpinismo e della cultura occidentale, che punta alla vetta e al superamento del limite. Sono valdostano e amo la montagna. La vivo e sono permeato della cultura che genera l’andare in montagna e io stesso mi sentirei offeso dell’affermazione che l’alpinismo è il superamento del limite. So che salire una montagna può essere socialità, divertimento, avventura, rispetto per la Natura, riscoperta di sè, del proprio corpo e in alcuni momenti un’esperienza spirituale molto intensa. Negli ultimi anni però è innegabile che la ricerca del record di velocità, della via sempre più difficile e dello spostare il limite umano ultimo più in là sia entrato prepotentemente nel mondo dell’alpinismo. In quest’ottica la proposta di trasformare il Gran Paradiso in una montagna sacra è rivoluzionaria. Pensare che una comunità ( i valdostani e gli alpinisti di tutto il mondo) decida di rinunciare a una vetta storica dell’alpinismo che ogni anno richiama moltissimi appassionati per darsi un senso del limite per sè e per il mondo tutto sarebbe fantastico. Un messaggio per dire che la Natura non è qualcosa da sfruttare e conquistare ma da rispettare e vivere con gratitudine.

Tra l’altro questo sarebbe un progetto vantaggioso anche da un punto di vista economico, che smonta la narrazione dello scontro tra economia e sostenibilità. Una vetta storica ma meno blasonata rispetto ai più impegnativi Monte Bianco e Monte Cervino diventerebbe immediatamente famosissima e, seppure preclusa la vetta, i territori circostanti richiamerebbero moltissime persone interessate a un mondo più sostenibile, con la possibilità di proporre un’idea di montagna diversa, più autentica e un mondo che genera cultura e esperienza più che un ricettacolo di persone che vuole le stesse comodità della città. Un posto dove conoscere il volto più autentico della natura, scomodo forse, con dei limiti, ma bellissimo e maestro di lezioni che difficilmente possono essere imparate altrove.

Non so se questa proposta verrà accolta, anche se la trovo affascinante e simbolica. Ma il mondo della montagna si troverà nei prossimi anni ad affrontare radicali trasformazioni. Il riscaldamento globale infatti renderà meno stabile la coltre nevosa, rendendo sempre più difficile un’economia basata sugli sport invernali. E quindi perchè non approfittare di un cambiamento ormai obbligato per rifondare un mondo su valori di rispetto, sostenibilità e cultura? La stessa domanda inoltre può essere estesa a tutta la popolazione umana e al nostro rapporto con la natura e l’utilizzo delle risorse che ci mette a disposizione.


L’articolo di Claudio Gianotti dei Friday for Future pubblicato nella newsletter Fatto for Future di martedì 12 gennaio contiene diverse inesattezze. In particolare:
– il progetto/idea “Una Montagna Sacra per i 100 anni del Parco nazionale Gran Paradiso” non ha mai preso in considerazione la cima da cui il parco prende il nome, ovvero il Gran Paradiso, unico 4000 interamente italiano che vede ogni anno migliaia di salitori.

– in ogni caso non si prevede alcun divieto (tra l’altro privo di appigli giuridici) ma solo la condivisione e l’accettazione spontanea di un simbolo.

– la proposta esula da specifici riferimenti devozionali (culture orientali) ma ha come fine principale quello di ribadire l’importanza attuale del concetto di Limite.

– “una Montagna Sacra per i 100 anni del Parco nazionale Gran Paradiso” è un progetto culturale il cui fine è la creazione di consapevolezza sui problemi ambientali.

Antonio Farina, membro del consiglio direttivo del Parco del Gran Paradiso

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