Il dossier

Casaleggio e il contratto con Philip Morris, il Fatto ha raccontato tutto già nel 2019

Trasparenza - Rivelate dal nostro giornale anche le norme fiscali di favore ai colossi del tabacco varate dai precedenti governi, da Renzi ai gialloverdi

28 Novembre 2020

Il mondo è strano e oggi scopriamo che esiste il conflitto d’interessi a scoppio ritardato. Il ruolo della Casaleggio Associati torna sotto accusa. A sollevare il caso è stato Il Riformista, che ha rivelato i soldi versati dalla Philip Morris alla società di Davide Casaleggio. Un contratto di consulenza, firmato nel 2017, per un totale di 2,4 milioni, accostato dal giornale a un intervento del governo Conte-1 a favore delle sigarette a tabacco riscaldato, di cui il colosso è maggior produttore con la sua Iqos. La notizia è stata ripresa da altri giornali. L’opposizione attacca, da Giorgia Meloni a Forza Italia. Anche Nicola Fratoianni (Si) chiede chiarimenti. Casaleggio annuncia querele per gli accostamenti.

Eppure la consulenza del colosso del tabacco alla società del presidente dell’associazione Rousseau, cuore politico del M5S, è nota da un anno, dall’ottobre 2019, quando la rivelò Il Fatto (all’epoca era nota la cifra annuale, 500 mila euro) che diede conto anche dello sconto sull’accisa per il tabacco riscaldato decisa dal governo gialloverde. Reazioni? Nessuna, eppure all’epoca Casaleggio non era in rotta con il Movimento.

Oggi scopriamo che le norme a favore di Philip Morris e il suo rapporto con la politica sono una novità dirompente. Il colosso incassa favori fiscali da anni. A fine 2016, il governo Renzi accordò uno sconto del 50% sull’accisa del tabacco riscaldato nel decreto che riformava il settore. Pochi mesi prima, Renzi si era fiondato a Bologna per inaugurare in pompa magna lo stabilimento delle Iqos di Philip Morris: 800 posti nella “rossa” Emilia. Non c’è manovra di bilancio in cui non abbia fatto capolino una norma sospetta. Nell’ultima, per dire, è saltato un aumento delle accise.

Tra il 2017 e il 2018 sono state diverse le aziende con business regolati dallo Stato, da Moby a Lottomatica, che hanno siglato contratti di consulenza con la Casaleggio (in una evidente situazione di potenziale conflitto di interessi, visto il ruolo in Rousseau). Tutti rivelati dal Fatto nel silenzio più assoluto.

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