Cinque stelle, partita a tre per il futuro
Il quadro politico si è ormai delineato e consente alcune riflessioni sulle tre forze che lo compongono: il partito personale di Renzi, la Lega di Salvini e il M5S. Proprio negli stessi giorni in cui avveniva l’incontro a Imola del Movimento usciva sul Wall Street Journal un manifesto firmato dai leader dei partiti euro-scettici europei, tra cui Salvini. Il messaggio euro-scettico è chiarissimo: “Ritorno delle nazioni” e, così, la Lega – da partito federalista e separatista – si è trasformato nel partito della nazione e nel suo corollario, la critica all’immigrazione: “Senza identità, non esiste Nazione”, si legge nel manifesto, e “senza una Nazione, non ci possono essere prosperità, giustizia, democrazia o libertà”.
Il progetto politico è così definito: riconquista della sovranità nazionale, ritorno a una “Europa delle nazioni” – che ritorna De Gaulle, quando contro l’“Europa sovranazionale” propose l’“Europa delle patrie”. Si tratta di un progetto che oggi è di nuovo di grande incidenza e sembra riscuotere il consenso di larghi strati delle popolazioni. Come l’euro, invece di avvicinare i popoli, li ha divisi, così la cricca di Bruxelles, invece di unire l’Europa, ha provocato il risorgere dei nazionalismi proprio contro l’Europa stessa. In Italia questo messaggio politico è incarnato ora dalla Lega. Certo, il M5S ha cercato di canalizzare anche questo progetto ma, come si è visto con la proposta del referendum, in modo fallimentare. Grillo ha promesso il referendum sull’euro e l’8 giugno scorso aveva annunciato a gran voce l’avvenuta consegna delle firme in Senato per dare il via alla legge di iniziativa popolare: anche se ora ha smesso di parlarne, gli italiani non dimenticano le promesse. Ma, diciamolo con franchezza: non avrebbe senso appiattire il M5S sul nazionalismo. Non è quello il progetto.
Il nazionalismo guarda al passato, il M5S è proiettato nel futuro. Imola mi ha colto positivamente di sorpresa: pensavo, dopo le uscite estive di Grillo, a un movimento che stava snaturandosi, e, almeno in parte, devo ricredermi. Casaleggio ha ribadito le regole, e ha rivendicato di esserne il garante, e ha al contempo indicato un trend che guarda al futuro, ben delineato del resto nell’intervento Di Maio. Obiettivo-governo, dunque, ma per realizzare un programma ambizioso che è quello sì dell’onestà e della lotta alla corruzione ma anche, soprattutto, della democrazia che mira a creare un rapporto diretto tra cittadini e Stato. Insomma il M5S guarda avanti. Potrà non piacere questo futuro per la radicalità che contiene, ma non si può negare una cosa: il M5S continua ad avere una sua visione del mondo, una Weltanschauung. Questa è per me la sorpresa di Imola.
La terza forza è il partito Renzi. Il progetto di Renzi rappresenta quello che oggi ci chiede l’Europa: la realizzazione di istituzioni politiche stabili che diano tutto il potere all’esecutivo e che riducano al minimo il significato del Parlamento. Come succede in Europa, dove la Commissione europea decide tutto, e il Parlamento non conta un cazzo. Renzi sta lavorando in questo senso, e non c’è dubbio che abbia raggiunto lo scopo. Ma la partita è ancora aperta. Il referendum potrebbe bloccare questo progetto. Ci sono due vie aperte oltre il sistema democratico-rappresentativo: una è quella del superamento dell’intermediazione, che cerca di recuperare uno stretto rapporto tra Stato e cittadini, innestando nel sistema elementi di democrazia diretta; l’altra è quella che conferisce tutto il potere nelle mani di una oligarchia “democraticamente” eletta. Questa seconda soluzione è un incubo, mentre il M5S cerca ancora di farci sognare. Dunque tre forze, e tre dimensioni del tempo: la nostalgia del passato, l’incubo del presente, e il sogno del futuro. Su questo gli italiani saranno prima o più chiamati a scegliere. Il resto – avrebbe detto Amleto – “è silenzio”.