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Tornano le navi da crociera a La Maddalena: un’altra ‘perla’ propagandistica dai costi altissimi

Secondo la relazione annuale della Commissione Europea, le navi che hanno fatto scalo nei porti dell’Ue, in un anno, hanno generato circa 140 milioni di tonnellate di emissioni di CO2
Tornano le navi da crociera a La Maddalena: un’altra ‘perla’ propagandistica dai costi altissimi
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di Enza Plotino

Ecco un’altra perla propagandistica di basso livello, applaudita proprio da chi deve tutelare l’ambiente e avere il controllo dell’ecosistema che preserva: le navi da crociera in arcipelago. Un’ideona per chi l’ha proposta e per chi l’ha appoggiata. In controtendenza con i grandi porti europei che stanno chiudendo i loro ormeggi a questi bestioni del mare, in quanto portatori dell’overturism (ovvero la congestione o il sovraffollamento da un eccesso di turismo povero, con conseguenti conflitti con la gente del posto), in un gioiello ambientale, unico e straordinario come La Maddalena, che dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello della proposta turistica dell’intera costa smeralda, gli amministratori locali, ma anche personalità di dubbia competenza, vorrebbero dare l’ultimo colpo mortale al sistema ambientale ed ecologico che fa dell’isola un prezioso scrigno di bellezze naturali e di mare smeraldino.

E’ la ricchezza di questa area, ma può essere messa al servizio di una trovata turistica che, laddove è presente, non porta benefici significativi tantomeno se ambientali alla città, ma solo problemi rilevanti. Stiamo parlando naturalmente di aria fritta perché la trovata vale solo una campagna elettorale e strizza l’occhio a quei pochi che sono “favorevoli”. La chicca di questa torta è la dichiarazione del Parco dell’Arcipelago: “… solo se le navi sono piccole e sostenibili”. Difficile da commentare con raziocinio!

Allora a beneficio di quei pochi “favorevoli” ma anche agli amministratori produttori di “ideone” elettorali, ho raccolto dei numeri certi sull’argomento. Secondo la relazione annuale della Commissione Europea, le navi che hanno fatto scalo nei porti dell’Ue e dello spazio economico europeo, in un solo anno, hanno generato circa 140 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 (circa il 18 % delle emissioni complessive a livello mondiale). Le stesse navi hanno prodotto circa 1,63 milioni di tonnellate di emissioni di anidride solforosa (SO2), ossia circa il 16 % delle emissioni globali generate dal trasporto marittimo internazionale. L’inquinamento acustico che generano, può avere ripercussioni sulle specie marine in diversi modi. Si stima che, tra il 2014 e il 2019, l’energia sonora sottomarina totale irradiata e accumulata nelle acque dell’Ue sia più che raddoppiata. Le portacontainer, le navi passeggeri e le navi cisterna generano le emissioni più elevate di energia sonora, dovute all’utilizzo delle eliche.

Dal 1949 il settore del trasporto marittimo è il principale responsabile dell’introduzione di specie non indigene nei mari dell’Ue (circa il 50%), la maggior parte delle quali è stata rilevata nel Mediterraneo. Si tratta di un totale di 51 specie, tutte classificate ad alto impatto, nel senso che possono incidere sugli ecosistemi e sulle specie autoctone.

Infine, ma non meno importante, l’inquinamento da petrolio: su un totale di 18 grandi fuoriuscite accidentali di petrolio a livello mondiale dal 2010, solo tre sono avvenute nell’Ue (17%). Sebbene le navi da crociera rappresentino solo una piccola parte della flotta marittima globale, hanno un impatto sproporzionato sulla qualità dell’aria, sugli habitat e sul clima. Richiedono molto più carburante a causa della domanda di energia degli hotel e delle strutture ricreative fornite a bordo (imbarcano anche 9000/10.000 tra clienti ed equipaggio), oltre a spingere le navi a velocità più elevate e vicine alla costa. Ma soprattutto, bruciano olio combustibile pesante (Hfo), cioè il combustibile fossile più sporco al mondo.

A fronte di questi seri problemi ambientali, quali sono i benefici che portano a dire, “vale la pena” distruggere il sistema naturale per arricchire gli abitanti delle città portuali di attracco? E’ un prezzo altissimo che dovrebbe portare un beneficio grandissimo. Purtroppo dell’overturism, a La Maddalena se ne ha in piccola parte già un’esperienza negativa. Come può, un amministratore accorto, non valutare le ricadute pesanti che il sovraffollamento può portare alla città e all’intero arcipelago? E’ solo fuffa!

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