“Io putiniano? No, perché per essere putiniano bisogna essere d’accordo con Putin. E io non sono d’accordo con Putin e non sono però nemmeno d’accordo con l’Occidente“. Sono le parole pronunciate a Battitori Liberi, su Radio Cusano Campus, da Piergiorgio Odifreddi, che in questo modo respinge la solita e pressante accusa indirizzata a giornalisti, intellettuali e commentatori critici verso la linea euro-atlantica sulla guerra in Ucraina.
Il matematico e saggista chiarisce subito il punto centrale del suo ragionamento: “Il mondo non è fatto in questo modo, le cose non sono bianche e nere e soprattutto non ci sono solo due valori di verità“. Odifreddi richiama la logica classica, disciplina che ha insegnato per anni, per contestare un dibattito pubblico ridotto a una contrapposizione rigida. A suo giudizio, è perfettamente possibile “essere contro Putin e contro l’Occidente allo stesso tempo e per gli stessi motivi”, ma in Italia questa posizione viene sistematicamente delegittimata.
Nel discorso pubblico, osserva, la critica all’Occidente viene interpretata come una prova di schieramento opposto: “Se sei contro l’Occidente, sei un putiniano”. Una semplificazione che Odifreddi sintetizza con una formula ironica: “I nemici dei nostri nemici sono i nostri amici e viceversa. Gli amici dei nostri nemici sono i nostri nemici”. Questo motto, secondo il matematico, non descrive il mondo reale e non lascia spazio a chi rifiuta la guerra come strumento politico, indipendentemente da chi la combatta.
Odifreddi colloca poi il conflitto ucraino in una sequenza storica più ampia. “La guerra in Ucraina è cominciata a febbraio del 2022”, ricorda, ma sei mesi prima l’Occidente usciva dall’Afghanistan. “Nell’agosto del 2021, noi europei siamo usciti dall’Afghanistan, anzi gli ultimi a uscire dall’Afghanistan siamo stati noi italiani”. Una guerra durata vent’anni, ufficialmente dichiarata dalla Nato, che secondo Odifreddi è costata “migliaia di miliardi, non centinaia come oggi”.
Questa cronologia alimenta una domanda che attraversa tutto il suo intervento: quale credibilità ha una coalizione che si indigna per un conflitto dopo averne appena concluso un altro, lungo e devastante? Odifreddi richiama anche una lettura diffusa secondo cui “Biden era uscito dall’Afghanistan proprio per liberarsi le mani e poter spingere la guerra, diciamo così, dall’altra parte sul fronte ucraino“. Senza negare la gravità dell’invasione russa, sottolinea una continuità nelle pratiche occidentali: “Certo, ci si deve scandalizzare per la guerra in Ucraina, però noi queste cose le abbiamo sempre fatte”.
Il matematico denuncia poi una profonda confusione storica e culturale. “Molti confondono la Russia con l’Unione Sovietica, col comunismo, credono che Putin sia un comunista, credono che l’Unione Sovietica sia ancora in vita”. Racconta di sentirsi spesso dire: “Vada in Russia, poi così vede come si vive”, come se il Paese fosse rimasto fermo all’età della pietra. “Abbiamo un’ignoranza spaventosa, un po’ di storia non farebbe male“, osserva.
Secondo Odifreddi, questa ignoranza emerge anche nelle dichiarazioni di esponenti istituzionali europei. Cita il caso di Kaja Kallas, Alto Commissario europeo per la Politica Estera e di Sicurezza, che sostiene che negli ultimi cento anni la Russia abbia invaso diciannove Paesi senza essere mai stata attaccata.
Odifreddi ricorda il contesto personale della dirigente europea: “Sua madre, sua nonna e la sua bisnonna furono deportate dai sovietici nel 1949 in Siberia”. Comprende il peso di una simile storia familiare, ma arriva a una conclusione esplicita: “Io capisco benissimo che uno che ha una storia familiare di questo genere veda la Russia come il diavolo, però non la si mette agli affari esteri e alla sicurezza della Commissione europea”.
Odifreddi si pronuncia anche sulle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella riguardo alla Russia e ai confini: “Vorrei che il capo dello Stato mi indicasse un Paese i cui confini non sono stati ridisegnati con la forza“. A suo giudizio, “tutti gli Stati sono stati definiti attraverso la forza” e la Russia, Paese vastissimo e privo di confini naturali, ragiona in termini di sicurezza strategica.
Nel caso ucraino, osserva, “è chiaro che preferisca avere uno Stato cuscinetto”. Odifreddi distingue tra le guerre tra Stati confinanti, legate a tensioni territoriali e geopolitiche, e quelle combattute da potenze lontane migliaia di chilometri: “Altra cosa sono le guerre di nazioni che vanno dall’altro capo del mondo a invadere altri paesi”. Senza giustificare l’aggressione russa, conclude: “Non dico che va bene così, ma non ci si deve stupire di quello che è accaduto in Ucraina”.