“Quando ero a 5 mila metri mi è venuto un attacco”. È così che l’alpinista italiano Simone Moro racconta, dai social, l’episodio che lo ha messo seriamente in pericolo sull’Himalaya, durante la discesa dal Mera Peak. Un malore improvviso, in quota estrema, senza assistenza immediata e con una notte intera trascorsa a 5 mila metri in attesa dei soccorsi. Il racconto arriva direttamente dall’ospedale di Kathmandu, dove Moro è rimasto in osservazione dopo il trasferimento medico. Ed è lui stesso a chiarire cosa è accaduto davvero, mettendo fine alle speculazioni sul suo stato di salute: “Sto bene, in questi giorni ho letto di tutto… che mi hanno aperto il cuore, che mi hanno fatto il bypass, che mi hanno messo uno stent. Non mi hanno messo un c…”. L’alpinista spiega che non è stato necessario alcun intervento chirurgico invasivo: “Avevo un’aorta coronarica otturata e me l’hanno ripulita. Da cosa e da quanto non si sa, ma alla fine me l’hanno ripulita, tutto qui”.
Il malore è arrivato mentre stava scendendo dalla montagna, a circa 5 mila metri di quota. Moro racconta che inizialmente si è trattato di un segnale chiaro inviato dal corpo: “Il cuore ha mandato il suo allarme che qualcosa non andava e mi è venuto questo attacco cardiaco”. Dopo un primo consulto con i medici di fiducia è stato deciso il trasferimento, ma il recupero non è stato immediato. “Abbiamo organizzato il recupero in elicottero in modo quasi rocambolesco, ma è arrivato solo il giorno dopo”, spiega. Questo ha significato una notte intera trascorsa in alta quota, senza ossigeno e con un attacco cardiaco in corso: “Sono dovuto stare tutta la notte a 5 mila metri e senza ossigeno”. Una volta arrivato in ospedale, i medici sono intervenuti sull’arteria: “Mi hanno riaperto questa aorta coronarica, una pulizia del 40-50%“. Moro sottolinea che l’intervento è stato risolutivo e che ora le sue condizioni sono buone: “Ora sto bene, ritornerò in Italia in un paio di giorni e farò nuovi controlli. Poi tornerò a fare quello che voglio”
Classe 1967, Simone Moro è una delle figure centrali dell’alpinismo estremo italiano e internazionale. Ha iniziato a scalare a 13 anni sulle Dolomiti ed è oggi l’alpinista italiano con il palmarès più importante sull’Himalaya. Ha salito otto volte gli Ottomila, tra cui quattro ascensioni all’Everest, e ha firmato imprese storiche come lo Shisha Pangma nel 2005, il Makalu nel 2009, il Gasherbrum II nel 2011 e il Nanga Parbat nel 2016.
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