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La Ue presenta il suo piano per la casa a prezzi accessibili. Avs: “Non affronta i veri nodi”. Dubbi anche da FdI

Per colmare il divario tra domanda e offerta nel prossimo decennio, la Commissione stima che dovrebbero essere resi disponibili circa 650.000 ulteriori alloggi all’anno. "Oltre un milione di europei è senza tetto", ha ricordato il commissario per l’Energia e l’Edilizia residenziale, Dan Jorgensen, alla Plenaria
La Ue presenta il suo piano per la casa a prezzi accessibili. Avs: “Non affronta i veri nodi”. Dubbi anche da FdI
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La Commissione europea ha presentato il primo Piano europeo per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili, un pacchetto di misure che punta a dare una risposta comune a una crisi che tra 2013 e 2024 ha visto i prezzi delle case aumentare in media di oltre il 60% e gli affitti di oltre il 20% nell’Unione. Mentre i permessi per gli edifici residenziali calavano del 20% e le occupazioni aumentavano della stessa percentuale. Annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen in occasione dello Stato dell’Unione, divenuto via via una bandiera socialista tra una miriade di provvedimenti con cui Palazzo Berlaymont ha strizzato spesso l’occhio alle destre, il piano per gli alloggi accessibili ha ottenuto la luce verde all’ultimo collegio dei commissari del 2025. “L’Europa deve assumersi collettivamente la responsabilità della crisi abitativa che colpisce milioni di nostri cittadini e agire di conseguenza. E’ in gioco la nostra democrazia”, ha sottolineato il commissario per l’Energia e l’Edilizia residenziale, Dan Jorgensen. Secondo Bruxelles, l’aumento dei prezzi e la scarsa accessibilità di case sta ormai incidendo non solo sulla qualità della vita di milioni di cittadini, ma anche sulla mobilità del lavoro, sull’accesso all’istruzione e sulla competitività dell’economia europea, mettendo sotto pressione la coesione sociale.

Per colmare il divario tra domanda e offerta nel prossimo decennio, la Commissione stima che dovrebbero essere aggiunti circa 650.000 alloggi all’anno agli attuali livelli di nuova offerta (circa 1,6 milioni all’anno). La fornitura di queste unità abitative aggiuntive costerebbe circa 150 miliardi di euro all’anno. “Oltre un milione di europei è senza tetto”, ha ricordato Jorgensen parlando alla Plenaria dell’Eurocamera. Pur ribadendo che la casa resta una competenza principalmente nazionale e locale, la Commissione sostiene che l’attuale emergenza richiede “uno sforzo autenticamente europeo” capace di affiancare Stati membri, regioni e città se l’azione dell’Ue può produrre un valore aggiunto. Il Piano si concentra su quattro assi principali: aumento dell’offerta di alloggi, incentivo agli investimenti e alle riforme, gestione degli affitti a breve termine nelle aree sotto maggiore pressione abitativa e sostegno ai gruppi più colpiti dalla crisi.

Nel dettaglio, Bruxelles propone una Strategia europea per l’edilizia abitativa per ridurre il divario tra domanda e offerta, puntando su un settore delle costruzioni e della ristrutturazione più produttivo e innovativo. Le norme sugli aiuti di Stato verranno riviste per rendere più semplice per i governi nazionali sostenere finanziariamente l’edilizia abitativa accessibile e sociale, mentre un lavoro congiunto con autorità nazionali, regionali e locali dovrebbe portare alla semplificazione delle regole che frenano l’offerta di nuove abitazioni, in particolare su pianificazione e autorizzazioni. È inoltre annunciata una nuova iniziativa legislativa sugli affitti brevi, con l’obiettivo di aiutare i territori in maggiore difficoltà.

Sul fronte delle risorse, la Commissione rivendica di aver già mobilitato 43 miliardi di euro per l’edilizia abitativa e programma “nuovi investimenti nel settore dell’edilizia abitativa nell’ambito del Qfp, compresi ulteriori 10 miliardi di euro di investimenti stimati nel 2026 e nel 2027 nell’ambito di InvestEU e almeno 1,5 miliardi di euro provenienti dalle proposte degli Stati membri e delle regioni di riprogrammare i fondi di coesione nell’ambito della revisione intermedia”. È in fase di sviluppo una nuova piattaforma paneuropea per gli investimenti, in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti, le banche di promozione nazionali e regionali e altre istituzioni finanziarie internazionali. Particolare attenzione sarà rivolta a giovani, studenti, lavoratori essenziali, persone a basso reddito e gruppi svantaggiati: il Piano prevede nuovi investimenti per studentati ed edilizia sociale e un rafforzamento delle politiche contro la grave emarginazione abitativa, ispirate al modello “Housing first”.

“Le famiglie devono poter contare su soluzioni abitative adeguate, con costi proporzionati al reddito: è una questione di dignità”, ha sottolineato la vicepresidente della Commissione Teresa Ribera, chiarendo che il Piano non intende sostituirsi alle politiche nazionali di edilizia popolare, ma affrontare anche le difficoltà crescenti della classe media. Il pacchetto include inoltre una Comunicazione e una Raccomandazione del Consiglio sulla Nuova Bauhaus Europea, che punta a coniugare transizione verde, innovazione e qualità dell’ambiente costruito, anche attraverso la formazione e la riqualificazione delle competenze nel settore edilizio.

Il governo spagnolo di Pedro Sánchez ha espresso apprezzamento per l’iniziativa della Commissione Ue. “Il primo Piano europeo per l’edilizia abitativa accessibile rappresenta un passo decisivo per articolare una risposta comunitaria a un problema che riguarda tutti i paesi dell’Ue”, hanno commentato fonti del ministero dell’Edilizia abitativa spagnolo, sottolineando che “le conclusioni sono in linea con la politica che il governo spagnolo sta attuando”.

Anche la presidente della commissione speciale sulla Casa del Parlamento europeo, l’eurodeputata Pd Irene Tinagli, si è detta soddisfatta perché il piano riprende “tutti i principali temi che abbiamo sollevato nei lavori della commissione speciale sulla casa, compresi quelli che qualcuno pensava fossero più controversi, come gli aiuti di stato, la possibilità che l’Europa legiferi sugli affitti brevi e la lotta alla speculazione”. “Qualcuno pensava che chiedessimo solo soldi per fare solo qualche casa popolare in più, invece la Commissione ha recepito in pieno tutta la nostra impostazione presentando un piano molto ampio”, ha aggiunto. “È un primo passo ma molto importante che, soprattutto, speriamo indichi la strada su come agire ai governi nazionali, a partire dal nostro che sinora sulla casa non è andato oltre gli annunci”.

Più critica la posizione dell’europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra Benedetta Scuderi: “Il Piano contiene alcuni elementi incoraggianti, ma non va a fondo sulle cause strutturali della crisi: finanziarizzazione, speculazione e sottoinvestimento cronico nell’edilizia pubblica”. Secondo Scuderi, “bene riconoscere che accessibilità, sostenibilità e qualità degli alloggi debbano andare di pari passo e che le case efficienti sono essenziali per ridurre le bollette e garantire giustizia sociale, ma senza tutele vincolanti la casa continuerà a essere trattata come asset finanziario e non come un diritto”. Mancano insomma “garanzie vincolanti di accessibilità e riferimenti alla regola del canone di locazione che non può superare il 30% del reddito”. Inoltre, “le misure contro la speculazione sono ancora deboli e non vi è alcuna flessibilità del Patto di Stabilità per gli investimenti pubblici in edilizia abitativa”.

Cauta la vicepresidente del Parlamento europeo ed eurodeputata di Fratelli d’Italia-Ecr Antonella Sberna: “Attendo di leggere il Piano nella sua versione scritta. E di trovare un chiaro rispetto del principio di sussidiarietà, non solo richiamato a parole, ma tradotto in scelte concrete, che lascino a Stati, regioni e città lo spazio per decidere secondo le proprie esigenze, con un quadro di coordinamento generale. Mi auguro di trovare un’attenzione reale a giovani, famiglie, lavoratori che vogliono costruire il proprio futuro, senza che l’aumento degli standard energetici o della sostenibilità ambientale si traduca in un aumento di costi insostenibile per chi le abita”, ha aggiunto, sottolineando che il piano non deve guardare “solo alle grandi città e ai mercati sotto pressione, ma considerare anche i territori che non crescono troppo”. Ultimo timore: “Il piano non ignori il tema della legalità abitativa. L’occupazione illegale degli immobili non è una forma di protesta, ma un fenomeno che penalizza proprio i più fragili e indebolisce la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”.

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