Mentre la Commissione di Vigilanza della Camera americana è impegnata a diffondere le ultime foto inedite di Jeffrey Epstein in compagnia dei suoi amici potenti, il gossip planetario si rinfocola sul dettaglio delle sue peculiarità fisiche. A dare fuoco alle polveri, la giornalista americana Tina Brown, ex direttrice di Vanity Fair e del New Yorker, che ha pubblicato le indiscrezioni sulla serie Fresh Hell disponibile su Substack. In una conversazione con une delle tante vittime del pedofilo di Brooklyn, la Brown prende nota di un dettaglio molto privato e delicato. Epstein avrebbe avuto un pene molto deformato e particolarmente piccolo, al punto da spingere la sua ex vittima a domandarsi come potesse avere rapporti sessuali completi.
Stando alle dichiarazioni di Rina Oh, artista coreano americana, che oggi ha 46 anni ed è madre di due bambini, “alcuni lo descrivevano come a forma di uovo. Io credo piuttosto che avesse più la forma di un limone e che era talmente piccolo anche in fase di erezione, che raggiungeva al massimo pochi centimetri”. Una testimonianza diretta e molto dettagliata, quella raccolta dalla Brown, che sarebbe arrivata da una delle tante vittime adescate dall’astuzia manipolatrice di Ghislaine Maxwell, la ricca ereditiera inglese, sodale di Epstein ed incaricata di organizzare gli incontri con le ragazze reclutate tra le minorenni in circolazione tra agenzie di modelle e le amiche o conoscenti di chi era già nel giro di prostituzione. Rina racconta di come nel 2000 Ghislaine, pur di attirare la sua attenzione, avrebbe mostrato interesse per il suo lavoro e le opere da lei realizzate; ma la relazione tra le due divenne presto “tossica” ed i rapporti si chiusero definitivamente nel giro di un anno. Nella testimonianza recata, Rina avrebbe anche cercato di spiegare il tipo di rapporto esistente tra la Maxwell ed Epstein: lei sarebbe stata innamorata di lui, ma troppo vecchia per poter accendere le sue fantasie ed attrarlo come avrebbe voluto. Da lì, la decisione dell’uomo di comprarle una lussuosa casa a Manhattan per sbarazzarsi di lei che, a quel punto, si sarebbe assegnata il ruolo di “procuratrice di giovani ragazze” per poter continuare a stare accanto all’uomo che desiderava. Quella casa è stata venduta recentemente per 18 milioni di dollari.
Il clima nella corte di Epstein sarebbe stato anche estremamente competitivo, lui e Ghislaine litigavano molto spesso ed in maniera accesa; lei, ha ricordato la Oh, si burlava di lui con quell’accento inglese e “si lanciavano improperi”. Una volta, ricorda ancora, lui la portò sul campo da tennis dove Ghislaine stava giocando una partita e per provocarla, prese ad infilarle le mani ovunque, sotto ai vestiti, ridendo, solo per farla arrabbiare. La conclusione dell’articolo pubblicato dalla Brown è un aggancio alla recente pubblicazione del Drudge Report sulle scoperte legate all’analisi del Dna di Adolf Hitler. Reperti raccolti dal sangue ritrovato sul tessuto del divano sul quale il Fuehrer si tolse la vita con un colpo di pistola, suggerirebbero che soffrisse di una sindrome genetica, detta Kallmann, la cui conseguenza sul corpo umano sarebbe quella di conferire un organo genitale molto piccolo. Tina Brown lascia al lettore trarre le sue conclusioni e, con un rilancio puntuto, chiama in causa quello che definisce il tentativo di Trump di “reprimere” questa storia.