Crime

“Stia zitto, ma perché le devo ricordare che è un maleducato?”: scintille a “Quarto Grado” sul Delitto di Garlasco tra il generale Garofano e l’avvocato Gallo

L’ex comandante dei Ris e l’avvocato si scontrano sulla perizia Albani. E a un certo punto i toni si accendono: “Continua in questo modo maleducato? La prego di stare zitto"

di Claudio Savino
“Stia zitto, ma perché le devo ricordare che è un maleducato?”: scintille a “Quarto Grado” sul Delitto di Garlasco tra il generale Garofano e l’avvocato Gallo

Botta e risposta tra il generale Luciano Garofano e l’avvocato Fabrizio Gallo a Quarto Grado. Ad accendere i toni della discussione è stata la divergenza di opinioni sulla perizia Albani e sulla qualità del lavoro di indagine scientifica svolto nel 2007 sugli oggetti presenti a casa di Chiara Poggi. Durante il programma condotto da Gianluigi Nuzzi, andato in onda venerdì 12 dicembre su Rete 4, gli animi si sono scaldati, fino al punto che il generale Garofano si è alzato dalla sua postazione per chiarire la vicenda con Gallo: “La vuole finire di interrompere o continua in questo modo maleducato? La prego di stare zitto”, ha detto il biologo.

Il primo momento di scontro tra i due riguarda la perizia pubblicata dalla genetista Denise Albani, che ha individuato nelle tracce di DNA riscontrate sulle unghie di Chiara una compatibilità “moderatamente forte” e “forte” con la linea paterna della famiglia Sempio. Un risultato sostanzialmente diverso da quello ottenuto nel 2014 dal genetista Francesco De Stefano, che nella sua perizia dell’epoca sostenne di non avere acquisito risultati consolidati sul materiale genetico analizzato sulle unghie e, quindi, non validi scientificamente.

Una tesi che Garofano sembra appoggiare: “Non credo alla contaminazione. Dobbiamo partire da un presupposto, quello che ha analizzato De Stefano era il residuo di quanto aveva già prelevato il RIS, che non aveva trovato materiale maschile
tanto da arrivare a un profilo interpretabile. Come De Stefano, era stato trovato solo il profilo della vittima”, sostiene il generale. Ma Gallo lo interrompe: “Se De Stefano non avesse trovato niente perché ha chiamato Stasi per il confronto?”. Garofano non ci sta e risponde all’avvocato: “No, no, Gallo lei stia zitto. Ma perché le devo ricordare che è un maleducato?”, afferma il biologo.

Che poi aggiunge: “Non è una critica alla dottoressa Albani, ha fatto un grande lavoro, il calcolo è però sbagliato perché quel profilo può essere il risultato di artefatti”. Ma questa volta è l’avvocato di Massimo Lovati a chiudere con una risposta
piccata: “Menomale che ha fatto un bel lavoro, ha ammazzato la (perizia, ndr) Albani”. L’alterco verbale tra i due opinionisti non si esaurisce al commento sulla perizia Albani. Poco più tardi, quando la conversazione si sposta sugli elementi analizzati dagli inquirenti nel 2007, gli animi si scaldano nuovamente. In particolare, è il commento di Dario Redaelli, criminalista e consulente della famiglia Poggi, ad introdurre l’argomento: “Ho fatto da poco delle indagini per conto della famiglia sui vestiti e accessori che Chiara indossava il giorno dell’omicidio, sono stati conservati come se fossero delle reliquie e così tutto quello che aveva a che fare con la ragazza”.

A quel punto, Nuzzi osserva: “Questo porta a smentire un’accusa fatta spesso alla famiglia di Chiara, che si dice sia soddisfatta della presenza di Stasi in carcere perché deve coprire qualcosa”, commenta il conduttore, che poi chiede a
Garofano perché non fossero stati analizzati all’epoca. Il nostro lavoro risale a 18 anni fa. Allora avevamo dei limiti analitici che sono cambiati, risponde il generale. Un commento a cui però Gallo risponde con una sua puntualizzazione: “Non li avete proprio fatti, avete fatto un errore. La risposta non piace al generale e il confronto di fatto degenera.

“Avvocato, credo che lei abbia una malattia che la spinge alla parola. In una scena del crimine, che forse l’avvocato
Gallo non conosce, non si prende tutto e si analizza, si valutano i reperti che possono essere importanti”, risponde ancora Garofano. Ma il legale precisa: “La cavigliera era sulla gamba della parte offesa”. A questo punto, il generale si alza dalla sua postazione e si avvicina a Gallo con tono minaccioso: “La vuole finire di interrompere o continua in questo
modo maleducato? La prego di stare zitto”. Lo stesso avvocato commenta sorpreso, ma non si tira indietro: “Ma che fa minaccia? Se vuole mi alzo anche io”.

È però Nuzzi a placare gli animi, rimproverando Gallo sulle continue interruzioni, ma anche Garofano per la reazione avuta: “Così passa dalla parte del torto. Nessuno si alza e si avvicina agli altri opinionisti in questo studio. C’è modo e modo, non condivido la sua presa di posizione”, dice il conduttore.

Il generale può quindi concludere il suo discorso: “Si prende quello che può essere utile all’indagine. Una catenina o un oggetto che indossava la vittima restituisce il suo DNA, allora, oggi sarebbe diverso. La cavigliera, non la ricordo, probabilmente era intrisa di sangue, quindi era talmente contaminata da non poter essere guardata. Non si analizzano 100 reperti, solo quelli su cui speri di avere un risultato”.

Ancora una volta, però, Gallo non ci sta: “Se una ragazza viene trascinata dai piedi, chiaramente l’assassino può lasciare le sue impronte, non avere analizzato la cavigliera per me è stato un orrore. Non si può non analizzare qualcosa che sta attaccato al corpo. È Garofano però ad avere l’ultima parola: “Faremo tesoro dei suoi insegnamenti”, commenta piccato il
generale.

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