Reggia di Caserta superstar durante le prossime feste natalizie e di fine anno. L’ultimo tratto del mandato di Tiziana Maffei – alla guida della residenza borbonica dal 1° luglio 2019 – coincide con una serie di eventi di particolare fascino. Da qualche giorno e per tutto il periodo natalizio sono esposti nell’antima dimora borbonia che è tra i musei autonomi più visitati d’Italia un curioso gruppo scultoreo detto dei Briganti e alcune statuine presepiali delle manifatture siciliane, frutto di un complesso e articolato lavoro di riorganizzazione, inventariazione e ricollocazione del proprio patrimonio per offrire ai visitatori la conoscenza di oggetti mai visti prima.
Il gruppo scultoreo, attribuito a Giacomo Morretta e prodotto a Caltagirone intorno al 1860, raffigura una scena di assalto lungo le strade dell’Italia meridionale. Il capo del gruppo, a cavallo, domina la composizione, affiancato da due sentinelle armate e da una brigantessa. L’opera, modellata in terracotta con dettagli minuziosi, conserva le impronte dei due cani perduti e reca il monogramma “GM”. I singoli elementi presentano sotto la base un sistema di numerazione che consentiva di separare i singoli elementi e poi ricollocarli al loro posto.
Fenomeno complesso e radicato principalmente nelle regioni del Sud, il brigantaggio affonda le sue origini nel Seicento, quando bande armate sfidarono il controllo dello Stato Pontificio, per poi proseguire durante l’Ottocento. Il gruppo scultoreo esposto per la prima volta coglie una scena, con il tradizionale realismo presepiale, e al tempo stesso testimonia il legame tra una forma d’arte diffusissima e alcuni passaggi della storia locale.
Nelle teche della Sala degli Appartamenti dell’antica Reggia reali sono visibili per la prima volta anche nove statuine di terracotta provenienti dai depositi della Reggia di Caserta che raccontano la ricchezza del collezionismo borbonico legato al Presepe. Accanto ai pastori napoletani compaiono figure realizzate a Caltagirone, importante centro siciliano dove numerose botteghe perfezionarono nei secoli tecniche e stili. Quest’anno il presepe del Palazzo del Quirinale è realizzato proprio con la collezione della Reggia di Caserta che valorizza la tradizione napoletana tra Settecento e Ottocento. Questo particolare elemento del patrimonio della Reggia prese il via per iniziativa di re Carlo di Borbone e si sviluppò con il contributo della regina Maria Amalia di Sassonia. Le figure, modellate in terracotta con occhi in vetro e corpi snodabili, indossano tessuti di San Leucio e sete orientali con accessori che documentano la squisita qualità delle manifatture del Regno di Napoli. Grazie alla riorganizzazione del ricco patrimonio della Reggia – che conta oltre 400 pezzi tra pastori, angeli, animali e utensili del presepe di corte borbonico — ne è stato selezionato un nucleo per l’esposizione al Quirinale che è visibile nella Sala del Mappamondo fino al 21 dicembre e poi dal 9 gennaio al 2 febbraio, giorno della Candelora. Le prenotazioni per le visite sono disponibili sul sito della Presidenza della Repubblica. “Quando sono arrivata ho iniziato con molta fatica questo lavoro sui depositi – racconta la dirigente Maffei -, perché all’inizio mi avevano detto che non ve ne erano, adesso ne stiamo facendo sette. E man mano che studiamo, organizziamo, troviamo e soprattutto sistematizziamo il patrimonio, riusciamo a mostrarne dei nuclei importanti talvolta composti da oggetti pressoché inediti“.
Sempre a ridosso di Natale (il 19) alla Reggia si inaugura la mostra Regine. Trame di cultura e diplomazia tra Napoli e l’Europa: curata dalla stessa Tiziana Maffei e da Valeria Di Fratta, l’esposizione propone oltre 200 opere provenienti da prestigiosi musei e istituzioni italiane ed europee, e totalmente dedicata alle sovrane che, tra Settecento e prima metà del Novecento, contribuirono in modo determinante alla costruzione, affermazione e diffusione di una cultura europea condivisa. Da Elisabetta Farnese a Maria Amalia di Sassonia; da Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, attraverso il decennio napoleonico di Giulia Clary e Carolina Murat, alla Restaurazione borbonica con Maria Isabella; da Maria Cristina di Savoia a Maria Teresa d’Asburgo-Teschen, fino a Maria Sofia di Baviera e alle sovrane dei Savoia – Margherita, Elena di Montenegro e Maria José del Belgio.
Un tassello che fa da avvio della fase finale dell’esperienza di Tiziana Maffei alla guida della Reggia. Bilanci? La dirigente risponde in prima battuta che il mandato finisce a fine giugno: “Ho ancora così tante cose da fare, che non ho proprio il tempo di stilare il bilancio del mio operato – sottolinea -. Però la cosa di cui vado più orgogliosa è la trasformazione dell’organizzazione dell’istituto museale, al di là degli obiettivi raggiunti, di ciò che abbiamo aperto, che i finanziamenti hanno funzionato, di aver trovato altre risorse, di aver aumentato i visitatori. Però ciò di cui sono più contenta è l’aver creato un gruppo, una squadra di lavoro di grande professionalità, con la quale abbiamo lavorato tantissimo e che lascerò a chi mi sostituirà”.
Tra le esperienze elencate dalla dirigente il lavoro sulla sezione “Terrae Motus” (collezione di arte contemporanea dei più grandi artisti mondiali degli anni Ottanta), ma anche la demolizione del primo solaio costruito negli anni Trenta dall’Aeronautica, riconquistando l’antica spazialità voluta da Vanvitelli (“l’orgoglio dell’orgoglio” lo definisce la direttrice). “Abbiamo anche fatto in modo – spiega Maffei – che tutti gli interventi avessero un importante taglio di design contemporaneo, cioè abbiamo progettato pensando che ci troviamo all’interno di un luogo che merita grande attenzione”. Nella lista delle cose fatte (finalmente) ci sono appunto i depositi, ma anche l’irrigazione del parco (“di cui nessuno si era mai occupato) e l’apertura delle serre al pubblico con la vendita: dimostrazione, spiega Maffei, “che un luogo come questo può anche fare attività produttiva in coerenza con la propria identità, perché è ciò che si faceva nell’Ottocento”. “Per me è molto importante il rigore – spiega la dirigente della Reggia – e credo che la macchina amministrativa oggi possa contare su tutto ciò che abbiamo standardizzato nelle procedure, inserito in un quadro di trasparenza. Per esempio il bando di valorizzazione partecipata con cui abbiamo costruito una programmazione di qualità grazie ai privati. Penso a tante iniziative messe a punto, come i concerti, concedendo gli spazi, ma basandoci sempre sulla progettualità. Ciò fa comprendere che ogni istituto museale si muove in quest’ottica di trasparenza, di condivisione e di efficienza. È di tutto ciò che sono più orgogliosa, rispetto a ciò che ho trovato, che significa anche capire da dove si è partiti in questo percorso. Oggi non saremo da 10 né da 9, ma siamo partiti davvero da un’insufficienza pesante”.