Verso la fine dell’Ottocento, in un villaggio remoto della Foresta Nera, una mamma preparò 24 biscotti, uno per ogni giorno di dicembre. Il suo bambino poteva mangiarne uno ogni mattina. Quando finivano, era Natale. Diventato grande, il piccolo Gerhard Lang creò il suo calendario dell’Avvento stampato, prima con disegni e poi con le finestrelle. Inizialmente conteneva immagini da ritagliare, e nel 1920, arrivarono i dolcetti.
Nello stesso anno, secondo la leggenda, un sacerdote inglese creò le porticine apribili. Da allora, infinite variazioni sul tema. Interi edifici diventavano calendari: le finestre venivano addobbate prima di Natale, numerate e illuminate giorno dopo giorno. Persino i nazisti hanno dato la loro interpretazione: la corona d’Avvento divenne una “corona di sole” e Gesù Bambino il “Bambino di Luce”. Il calendario, strumento di propaganda, conteneva foto di carri armati. Ci voleva il dopoguerra per scatenare la creatività. Il resto è storia. E adesso abbiamo calendari dell’Avvento di ogni genere: beauty, salamini, caramelle, liquirizia, bijoux, grappe, liquori, bitter, amari e persino un set completo di cacciaviti e brugole Bosch.
È una semplice idea regalo o c’è qualcosa di più? La spiegazione, come direbbe Maurizio Crozza, di “psicobanalisi”: è bello, e fa bene all’umore, scartare un piccolo regalo tutti i giorni. Ma forse la questione è antropologica. Oggi abbiamo tutto di tutto, sempre. Le fragole a Natale, il panettone già a settembre, le chiacchiere di Carnevale a dicembre insieme alla pastiera di Pasqua. Viviamo in una dimensione orizzontale, in un eterno presente. Il calendario ci ricorda che non è così, e ogni mattina ci riserva una sorpresa. Ma siamo andati oltre, con mille piccole furbizie che vanno dal controllo delle dosi (una caramella quotidiana, non di più, o sono guai per la dieta) al “vorrei ma non posso”. Non ti puoi permettere una cena stellata da Antonino Cannavacciuolo? Di sicuro, ti puoi concedere il cartonato di Villa Crespi con le finestrelle che nascondono praline e cremini firmati. Anche nei calendari, come in politica c’è una sorta di bipolarismo, per fortuna non conflittuale: il partito della gola e quello del benessere.

Il partito della gola
Praline e decorazioni natalizia della storica pasticceria Piccinelli di Brescia, la preferita di D’Annunzio (anno di fondazione 1862) rendono questo calendario quasi “storico”. Ma è in buona compagnia. Frau Knam è sinonimo di cioccolato e di dolcezza, ma non scherza neanche Charlotte Dusart con le sue golose costruzioni e gusti di cioccolato talmente complessi nelle sue praline che davvero, uno al giorno basta. Api Melissa ha 24 scatoline in per scoprire day by day una diversa tipologia di miele. Babbi, specializzato in wafer, ne ha uno di sapore diverso ogni giorno. Chupa Chups tira fuori quindici gusti. Noberasco ha una scatola di delizie, la Christmas Collection: frutta secca, datteri al di cioccolato, mandorle, nocciole. Si rischia di mangiare tutto in una volta, e addio calendario.
Solo dolci? Ma no. Garofalo ha pensato a formati di pasta limited edition, sughi e gadget. Per chi non ha pazienza, nella Mistery Box trovate un codice per il concorso gourmet: in palio una cena nel tre stelle Michelin Casadonna di Niko Romito (a qualcuno vincerà, come nella fabbrica del cioccolato di Willy Wonka). E un salamino in ogni finestrella? Beretta ha avuto l’idea. Illy ha il suo calendario artistico di caffè e Nespresso (what else?) una selezione di capsule Original Line. Kusmi Tea offre nell’attesa tè neri, verdi, bianchi e tisane biologiche senza caffeina, ogni giorno una tazza da provare…Non pervenuto un calendario con digestivi assortiti (si mangia sempre troppo) ma qualcuno prima o poi ci penserà.
La lista potrebbe essere ancora lunghissima, però basta così. Sul piano psicologico abbiamo tutte le leve possibili: regressione all’infanzia, che sia un lecca-lecca o un biscotto, autogratificazione, processi di compensazione, dirsi “io me lo merito”. Stando ai primi dati di vendita, tra tutte le proposte vincono gli zuccheri, tanto si sa che con la dolcezza si ottiene tutto e, come cantava Mary Poppins “con un poco di zucchero la pillola (che poi sarebbe lo stress, il lavoro, la crisi) va giù”. Provarlo con Trump?

Il partito del benessere
Gli ultimi dati ci dicono che il mondo wellness in termini di palestre, trattamenti estetici, massaggi e coccole varie è per ora al primo posto nella lista dei desideri (24 miliardi di euro spesi nel 2024). Perciò, anche se esistono i bipartisan (gola + benessere) per il momento chi crede fortemente nella cura di sé non si lascia incantare dai dolci (“Caramelle non ne voglio più”, cantava Mina: era profetica?) e usa l’Avvento per fare skincare, maschere alle vitamine e tutto quanto possa portare al Natale con una pelle luminosa e l’illusione di qualche anno in meno. Perciò nelle finestrelle ci può essere la tessera per l’hairstylist più chic, piega, taglio e acconciatura, extension, laminatura e prodottini per capelli, compreso lo spray glitterato per la cena di Natale. Oppure uno dei protocolli di Miamo (un nome un programma: come rifiutare di amarsi?) per skincare e occhi senza occhiaie.
Qui siamo dalle parti dei romanzi di Roberto Emanuelli, con il suo mantra: “E ora amati”. Il benessere come self-love in tutte le forme. Regressione all’adolescenza o all’infanzia anche qui? Calendario Disney con Minnie, molto kidult. Festosi prodotti assortiti? Mille scelte, effetto tiramisù da Sephora. Un maxi cofanetto beauty con 24 buste sigillate a sorpresa? Bottega Verde. Lusso sfrenato (“perchè io valgo”)? Ecco Douglas con il suo calendario luxury, che è anche un raffinato portagioie con specchio integrato. E, idea geniale, sempre Douglas, anche il calendario After Christmas, una settimana in più, se chi vuole continuare ad aprire finestrelle anche quando l’Avvento c’è stato. E poi si torna all’eterno presente.