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“A scuola il maestro mi bullizzava chiamandomi ‘sacra panza’. Oggi voglio essere un antieroe e sogno di portare sul palco del Festival il mio cane”: Seltsam si gioca la finale di “Sarà Sanremo”

TikTok come necessità, l’ansia da gestire, la delusione per “X Factor” e le aspettative dei genitori tradite. Il cantautore romano si racconta a FQMagazine a poche ore da “Sarà Sanremo”, che il 14 dicembre su Rai 1 decreterà chi potrà gareggiare al Festival tra le “Nuove proposte”

di Emanuele Corbo
“A scuola il maestro mi bullizzava chiamandomi ‘sacra panza’. Oggi voglio essere un antieroe e sogno di portare sul palco del Festival il mio cane”: Seltsam si gioca la finale di “Sarà Sanremo”

Esattamente un anno fa Seltsam metteva in tasca una laurea in Giurisprudenza. 365 giorni dopo è a un passo dal palco musicale più ambito d’Italia. Il cantautore romano classe 2001 – vero nome Lorenzo Giovanniello – è tra i sei finalisti di “Sarà Sanremo” con Scusa mamma. Il programma condotto da Carlo Conti e Gianluca Gazzoli, domenica 14 dicembre in prima serata su Rai 1, decreterà chi, insieme ai due vincitori di “Area Sanremo”, gareggerà nelle “Nuove Proposte” del Festival il prossimo febbraio.

Forte di una community molto attiva su TikTok, dove si racconta senza filtri, Seltsam arriva a questo appuntamento con la certezza di non voler essere una star, ma qualcuno in cui il pubblico possa riconoscersi. E se il sogno del Festival dovesse (per ora) infrangersi, l’artista ne ha già un altro da inseguire, come rivela a FQMagazine: esibirsi allo Stadio Olimpico di Roma, lo stesso in cui già risuona un altro suo singolo, Mille risse, durante le partite della sua amata Lazio.

Sei a un passo dalla possibilità di calcare il palco di Sanremo. Come stai vivendo queste ore di attesa?
Con l’ansietta. Non sono uno da sangue freddo e si è visto nella scorsa puntata di “Sanremo Giovani”.

È qualcosa con cui fai i conti da molto tempo?
Da quando sono piccolo. Chiedo tanto a me stesso, non mi concedo di sbagliare e questo è uno dei miei più grandi errori. Prima delle partite di calcio e dei compiti in classe stavo malissimo, all’esame di diritto pubblico mi sono dimenticato il mio nome per l’ansia. Le persone dicono che devo imparare a gestirla, ma non sanno quanto è dura.

Ti stai facendo aiutare?
Sì, in questo momento i risultati non si vedono, ma ne parlo liberamente perché fa parte di me.

Intanto il tuo brano è il più virale su TikTok tra quelli di “Sanremo Giovani”.
Ho costruito una bella community lì, mi mostro sempre come una persona normale. Non posto contenuti patinati, ma video con la mia famiglia e il mio cane. Ettore è una star ormai. Ieri ha capito che stavo partendo e ha pure vomitato. Se ne inventa una al giorno.

“Scusa mamma” è anche un modo per ringraziare i tuoi genitori. Per che cosa ti senti grato?
Per tutto. “Scusa mamma” non parla di rapporti perfetti, ma di contrasti, di crescita. Mia madre e mio padre sono diventati genitori per la prima volta quando sono nato io, se anche hanno commesso qualche errore in realtà pensavano di fare il mio bene. Li ringrazio a prescindere perché si sono sacrificati senza mai chiedere niente in cambio. Mi torna in mente un gesto di mio papà…

Quale?
Il sabato non mi andava mai di andare a scuola, e siccome ero in fissa con i dinosauri lui me ne lasciava sempre uno sul comodino. Si chiamava il signor Buongiorno e arrivava solamente di sabato perché se mi svegliavo potevo tenermelo. Povero papà, tutti i venerdì sera andava a comprarmeli se no non mi alzavo dal letto!

Ti hanno sempre lasciato libero di inseguire il tuo sogno di fare musica?
In realtà no. Per loro questo è un mondo non sicuro, però il primo anno di università abbiamo fatto un patto. Mi hanno detto: “Laureati, poi fai come ti pare”. Il 13 dicembre 2024 mi sono laureato e un anno dopo mi gioco la finale di “Sanremo Giovani”.

Hai mai sentito di tradire le loro aspettative?
Tantissimo. Tuttora quando dico che spero di aver reso fiera mia madre è perché non penso di averlo ancora fatto. So che le loro aspettative su di me erano altre, ma al tempo stesso so anche che amano il fatto che io possa essere felice.

“Scusa” e “grazie” sono parole passate di moda?
Tante cose che riguardano i rapporti umani lo sono. Soprattutto per i giovanissimi, ai quali credo che il Covid abbia tolto molto in fatto di relazioni. Io ho imparato a interfacciarmi con le persone giocando a calcio nelle periferie “toste” di Roma: quando c’erano i più grandi si abbassava lo sguardo come forma di rispetto. Chi dice “scusa” ammette di aver sbagliato, e oggi nessuno più vuole farlo. Dire “grazie” vuol dire riconoscere che non si riesce a fare tutto da soli. Vogliono essere tutti eroi. Io invece vorrei essere l’antieroe.

Un po’ come Ultimo, anche lui cresciuto artisticamente nell’etichetta discografica Honiro come te.
Sono suo fan! Quando diventi artista ti accorgi che devi rappresentare qualcosa per le persone, e io vorrei rappresentare una storia di sacrificio con un bell’epilogo. Nella guerra di Troia a me è sempre piaciuto Ettore, non Achille. Per questo ho chiamato il mio cane come lui. Ettore si è fatto la gavetta, siamo bravi tutti a essere Achille, un semidio…

Gli insegnanti a tua mamma dicevano di te: “È un’anima nera”. In che senso?
Ho passato un periodo complicato. Alle elementari il maestro mi diceva: “Sacra panza, vieni alla lavagna”, perché ero grassottello. Secondo lui non potevo giocare a calcio a causa del mio aspetto. Quando andavo a scuola non c’era la sensibilità che c’è oggi nei confronti del bullismo: o mangiavi o venivi mangiato. Poi, anche per un senso di rivalsa, sono cambiato e ho attraversato una fase difficile, al punto che ho finito la terza media con 6 in condotta. Ad ogni modo, non cambierei niente del mio passato, altrimenti non sarei la persona che sono ora.

Ti spaventa diventare grande?
Io non vedo l’ora di diventare papà, però in questo momento non sono pronto, anche se penso che nemmeno quando diventerò grande sarò grande realmente. La mia paura semmai è perdere il fanciullo interiore.

Come vivi la pressione di un sistema musicale che spinge a macinare continuamente grandi numeri e traguardi in tempi molto brevi?
Alla mia generazione è richiesto il tutto e subito. Ci prendono in giro definendoci quelli che mantengono 3 secondi di attenzione su TikTok prima di scrollare, quando in realtà ci è stato insegnato così. Studia, laureati in fretta, lavora, comprati una casa… È una corsa continua verso il raggiungimento di un risultato dopo l’altro. Provo a godermi ogni istante, poi è vero che nel mercato musicale è difficile, però utilizzo la realtà come scudo.

Cioè?
Non ho paura di mostrarmi vulnerabile, anzi mi aiuta a far sì che le persone empatizzino con me. È questo il mio obiettivo. Voglio essere un loro amico, non una star. Come quando dopo essere stato eliminato ai Bootcamp di “X Factor” hai scritto un post in cui non hai minimamente nascosto la tua delusione. Mostrarsi sempre perfetti è una stupidaggine, non è reale. Se vuoi fare questo mestiere devi essere vero, riconoscere anche una delusione, parlarne e superarla.

Alle Auditions avevi portato “Completamente” dei Thegiornalisti. Se dovessi incrociare Tommaso Paradiso dietro le quinte di “Sarà Sanremo” che gli diresti?
Noi abbiamo una storia che si intreccia. Una sua amica era la migliore amica di mia zia, e “Questa nostra stupida canzone d’amore” è uno dei brani che io e mamma cantiamo insieme. Tommaso è Tommaso, poi è laziale come me. Se lo incontrassi gli direi semplicemente: “Sono un tuo grandissimo fan, ti voglio bene”.

È vero che sei approdato su TikTok come ultima spiaggia?
Sì, per necessità. Arriva un momento del percorso in cui Spotify non ti mette più nelle playlist, budget non ne hai e fare musica costa tanto. Con il mio team abbiamo capito che era importante andare a prendersi il pubblico e quindi abbiamo aperto il profilo su TikTok. Da lì la situazione si è evoluta, e forse ci è pure scappata di mano (ride, ndr).

Ipotizzando di arrivare all’Ariston, porteresti sul palco il tuo cane?
Magari! Se dovesse succedere farebbe le conferenze stampa con me, un po’ come Rino Gaetano e il suo cocker. Ma non penso sarò tra le nuove proposte di Sanremo, anche considerando i percorsi degli altri ragazzi. Per me è già tanto essere arrivato qui. Sto dimostrando che anche senza talent e grandi strutture sono qua. Più di questo sarà difficile.

Sarebbe meglio vincere Sanremo o giocare in Serie A con la Lazio?
Giocare in Serie A con la Lazio. Tutta la vita. Lorenzo grande vuole fare il cantante, ma Lorenzo piccolo ha sempre sognato quello.

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