Milano-Cortina, prima vip e amici degli amici: il viaggio della fiamma olimpica è un carrozzone, i veri sportivi in secondo piano
Cantanti, registi, soubrette, amici degli amici, raccomandati. E poi gli sportivi, quelli che dovrebbero essere i veri protagonisti dei Giochi e invece finiscono quasi relegati in secondo piano. In questi giorni è partita la lunga marcia della fiamma olimpica verso Milano-Cortina: 12mila chilometri in 63 giorni, con oltre 10mila tedofori, fino alla cerimonia inaugurale di Milano il prossimo 6 febbraio. Dopo l’accensione in Grecia, il viaggio in Italia è partito simbolicamente dalla Capitale, dove ha già dato il peggio di sé, trasformandosi nel solito carrozzone da generone romano.
La passerella sotto le luci dei riflettori è stata occupata spesso e volentieri da vip o sedicenti tali, che con i Giochi davvero non hanno nulla a che fare, scelti non per merito o messaggio sociale – come invece ci si potrebbe aspettare per un momento altamente simbolico –, ma per altre logiche, molto poco olimpiche. Prendiamo ad esempio Claudia Gerini, una dei primi tedofori annunciati: non è stata indicata dal Comitato organizzatore (del resto perché avrebbe dovuto farlo), ma piazzata da uno dei tanti sponsor. Una marchetta, insomma.
Poi vengono gli amici, e in alcuni casi persino gli amici degli amici. Giuseppe Tornatore, grande regista indubbiamente, che ha appena prestato la sua firma all’“agiografia” su Brunello Cucinelli, è notoriamente vicino al presidente Malagò e socio del circolo Aniene. Così come Lavinia Biagiotti, che proprio grazie alle sue conoscenze in passato ha ottenuto il privilegio di ospitare nel suo circolo privato la Ryder Cup di golf (con tutti i benefici del caso), e ora si è ritagliata una particina pure ai Giochi.
Oppure Achille Lauro, pupillo dell’assessore allo Sport di Roma, Alessandro Onorato (il cui fratello Luigi ha un ruolo di primo piano nelle attività della Fondazione olimpica, come raccontato dal Fatto in tempi non sospetti, ancor prima della nota inchiesta giudiziaria che ha travolto il Comitato), che per l’occasione si è portato dietro pure il sodale Boss Doms. Persino gli sportivi, che ovviamente non sono mancati, sembrano essere stati selezionati più per logiche di marketing, che reale attinenza con l’evento.
Non è un’opinione isolata nel mondo dello sport. Nelle ultime ore, Alex Bellini, esploratore, sportivo e campione di “ocean race” (traversate oceaniche estreme), ha dedicato un lungo e condivisibile post all’argomento: “Mi girano i co****. La scelta di nominare tra i tedofori cantanti, attrici, chef e celebrità varie ed eventuali mi ha fatto pensare che stiamo trasformando lo sport in puro intrattenimento, e ogni volta che lo facciamo lo impoveriamo un po’, lo riduciamo a un prodotto da consumare. Non ho nulla contro le figure scelte, alcune mi stanno pure simpatiche. Il punto qui non è chi porta la torcia, ma cosa rappresenta quella scelta. (…) Certo, un’Olimpiade senza spettacolo non può esistere, ma il rischio è che lo spettacolo finisca per divorare la sostanza. (…) Le Olimpiadi non hanno bisogno di diventare più spettacolari. Lo sport è la forma più pura di spettacolo. Quello di cui abbiamo bisogno è che lo torni a essere”.
In queste parole c’è più o meno tutto ciò che è successo a Roma negli scorsi giorni per la celebrazione dell’arrivo della torcia in Italia. Per carità, Milano-Cortina non è certo la prima a intraprendere questa strada. A Parigi 2024 per una delle ultime frazioni fu affidata Snoop Dogg, il rapper e produttore discografico, che non è uno sportivo e addirittura in questo caso non è nemmeno francese (scelta che infatti fece molto discutere in Francia).
Ed è vero che il viaggio è lungo, che nelle varie città si sta cercando di coinvolgere personaggi legati al territorio, e che comunque la torcia – statuto del Cio alla mano – non è necessariamente un simbolo olimpico. Però nemmeno l’olimpismo può scivolare così in secondo piano.