Musica

“Mi dicevano che ero sfigato perché suonavo e non giocavo a calcio. Ho lasciato il posto sicuro per provare X Factor, il mio futuro è qui”: il racconto di PierC

Il favorito alla vittoria finale si è classificato al quarto posto, ma il cantante a FqMagazine ha le idee chiare e il suo percorso musicale inizia proprio ora

di Andrea Conti
“Mi dicevano che ero sfigato perché suonavo e non giocavo a calcio. Ho lasciato il posto sicuro per provare X Factor, il mio futuro è qui”: il racconto di PierC

Voce potente, personalità non indifferente. PierC (vero nome Piercesare Fagioli, ndr), di certo, non è passato inosservato all’ultima edizione di X Factor 2025, che ha visto trionfare rob. Sin dalle prime selezioni i giudici hanno convintamente ripetuto che era sicuramente uno dei candidati alla vittoria, poi il cantante si è assestato al quarto posto, arrivando però alla Finalissima di Piazza del Plebiscito a Napoli. PierC ha lasciato un lavoro “sicuro” per dedicarsi anima e corpo alla musica.

Al netto della felicità di essere in Finale e del fatto che siete tutti amici, c’è stato davvero un attimo in cui hai pensato di vincere?
Diciamo che sono partito a ‘livello mediatico’ col botto. Sono il classico esempio di chi entra papa esce cardinale. Detto questo, è stato dal Bootcamp che ho capito che avrei potuto vincere.

Poi cosa è successo?
Ho fatto un mio percorso anche personale. Ho metabolizzato tante cose e durante la permanenza nel loft con gli altri concorrenti ho vissuto tutto con molta serenità, senza avere il peso delle aspettative addosso.

Di certo hai lasciato un lavoro “sicuro” nel campo della finanza/computer science. Cosa ti ha spinto a farlo?
Nel dicembre 2024 ho capito che avevo un grande sogno nel cassetto e che era davvero arrivato il momento di provarci seriamente. Ho studiato per la Triennale, mi sono messo sotto con la magistrale poi ad un certo punto ho detto ‘avete rotto il ca**o’ (ride, ndr) e quindi ho capito che era giunto il momento di prendermi il fatidico anno sabbatico per provarci. Al netto dei pareri degli altri.

Cosa si aspettava la tua famiglia da te?
Sicuramente era chiaro che avevo alle spalle un progetto molto chiaro e strutturato. Ma in realtà ho sempre studiato da piccolo musica, il pianoforte al Conservatorio, è stata ed è una passione totalizzante, suonavo, cantavo, facevo serate a Milano…Tutto ciò che ho fatto mi ha reso consapevole di chi io sia a 24 anni. Ed è anche una fortuna che non abbia fatto questa esperienza a X Factor a 16 o 18 anni.

Però hai partecipato a “Ti lascio una canzone” a 13 anni…
Verissimo, ma era un’altra esperienza più adatta ai bambini. Non ho cantato tanto e quanto avrei voluto anche perché eravamo in dieci. Ma ho vissuto emozioni incredibili come quella di cantare con Gino Paoli ‘Il cielo in una stanza’.

Per aver scelto la musica hai vissuto momenti difficili?
Sì. Essendo una passione totalizzante è accaduto che magari dicessero che ero uno sfigato, solo perché al posto di andare a giocare a calcio suonavo. Intendiamoci non era proprio bullismo, ma sono anche consapevole di essere una persona particolare. Sono felice di essere così e tutte le persone care che sono presenti nella mia vita, che si contano sulle dita di una mano, mi amano e mi accettano per come sono.

Qual è il tuo punto di forza?
Una persona che mi conosce per davvero, poi difficilmente mi abbandona. Ripeto, sono strano, particolare e pesante ma quando faccio entrare nella mia vita qualcuno è difficile che mi lasci andare e difficilmente lascio andare via io. Finita la terza media, al Liceo è stato tutto più facile integrarmi con gli altri perché ero più protetto e ho conosciuto persone più ‘pacate’…

A proposito di critiche, ti ha ferito il “non saltellare” di Achille Lauro?
Le mie lacrime erano dovute alla tensione della Semifinale, perché ero soddisfatto di aver fatto bene pezzi difficilissimi, ero grato a Gabbani che mi ha regalato la sua fiducia e ha creduto tanto nelle mie possibilità. Il discorso di Achille credo fosse diretto al fatto che il mondo esterno è senza rete di protezione e che il saltellare può essere considerata una cosa ridicola. Probabilmente era un consiglio dettato anche dalla sua esperienza personale.

E tu che ne pensi?
Lo so benissimo che non sono l’archetipo dell’accattivante, ma credo di essere credibile in quello che faccio e penso che il pubblico l’abbia recepito con le diverse standing ovation in studio.

Invece Giorgia che consiglio ti ha dato?
Mi ha tenuto la mano nei momenti più delicati. Con lei ho fatto una foto quando ho partecipato a ‘Ti lascio una canzone’. La amo per la sua vocalità e perché è la rappresentazione più riuscita di tutto il mondo di voci bellissime che abbiamo. Ha una musicalità incredibile. E poi è una persona molto bella dal punto di vista umano. Con me porterò sempre il grande abbraccio che mi ha dato dopo le prove generali a Piazza del Plebiscito per la Finale di X Factor. Ha una presa molto salda. Mi ha consigliato di fare sempre quello che desidero e di non farmi trascinare in cose che non sento mie.

A tal proposito come mai avete scelto proprio “Neve sporca”?
È stato il momento più difficile del mio percorso iper veloce, molto tosto. Ho letto che questo brano è piaciuto e non è piaciuto. Va bene lo stesso, ma vorrei dire che dietro ci sono tre autori dietro importanti Frada, Raige e Leonardo Grillotti.

Ci sono mai state altre opzioni?
Sì in inglese e in italiano. Ma anche io avevo dei brani che però non erano adatte al programma.

Perché?
Troppo particolari e non tanto commerciali. Sono state valutate, ma abbiamo abbandonato questa strada quando è arrivata ‘Neve Sporca’. Non è immediata come canzone, complicata anche musicalmente, ma il testo l’ho sentito molto mio.

Aprirai le date del prossimo tour di Gabbani, hai già un team che ti segue?
Conoscere Gabbani è stato stupendo. È un artista immenso che crede in me più di quanto io creda in me stesso. Cantautori di spessore come lui non ce ne sono tantissimi . Sono in contatto con il suo team di lavoro. Del resto la mia partecipazione a X Factor aveva un obbiettivo.

Quale?
Dire a tutti: ok io sono qui, qualcuno ha il piacere di lavorare con me e costruire una progettualità assieme?

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