“Quando parlando con le persone rivelo di avere una fede enorme, mi guardano scioccate, perché oggi è raro sentire qualcuno ammettere di avere della fede”. A dirlo è Michael Bublè, il cantante canadese che, alla vigilia del “Concerto con i Poveri” in Vaticano, ha messo a nudo il suo lato più privato in un’intervista al Messaggero, svelando come la battaglia per la vita del figlio lo abbia ancorato a una spiritualità profonda e incrollabile.
La fede cattolica, trasmessa dalla mamma (“mia madre era la mia catechista”), è stata la vera guida di Bublé nei momenti più bui. La sua vita è stata segnata in modo indelebile dal 2016, quando al figlio Noah fu diagnosticato, a soli tre anni, un raro tumore al fegato: “La fede, nella mia vita, è sempre stata forte. Anche nelle questioni di salute che hanno riguardato componenti della mia famiglia”, ha affermato Bublé. Oggi Noah ha 10 anni e ha vinto la sua battaglia dopo cure intensive. Il cantante ha espresso tutta la sua ammirazione per il figlio: “Bene, grazie al cielo. È un ragazzo forte: il modo con cui ha combattuto contro la malattia è stato commovente”. Questa esperienza ha rafforzato la sua convinzione sul ruolo della fede in tempi difficili: “Può accendere una luce. Oggi i tempi sono duri e le luci possono spegnersi ovunque. Ma se hai dentro di te la fede, grazie a quella puoi trovare una strada”.
L’intensità spirituale della sua vita ha raggiunto il culmine con l’incontro con Papa Leone XIV, avvenuto nelle scorse ore in Vaticano, che Bublé definisce “uno dei momenti più belli della mia vita”. Il cantante si è presentato dal Pontefice portando con sé la moglie Luisana Lopilato e i suoi genitori, onorando le loro radici italiane. Le emozioni provate, ha confessato, sono state “indescrivibili“: “Mi ha chiesto di cantare per lui l’Ave Maria di Schubert. L’ho cantata una sola volta nella mia vita, più di dieci anni fa, in uno studio di registrazione… Sono un po’ agitato, ma non lo voglio deludere. Ho capito che non c’è da avere, ma solo provare tanta gioia”.