L’acquisizione di Warner Bros da parte di Netflix ha innescato un vero terremoto nel mondo del cinema e dell’audiovisivo globale. La notizia, destinata a ridisegnare gli equilibri dell’industria, sta suscitando reazioni anche preoccupate da parte di associazioni, istituzioni e osservatori, preoccupati per il destino delle sale cinematografiche e per le conseguenze sulla concorrenza. La piattaforma dello streaming che “divora” di fatto un colosso storico della cinematografica con un catalogo che va Kubrick a Tom&Jerry agita gli addetti ai lavori ma anche gli appassionati del cinema in sala come gli abbonati per il timore che i prezzi salgano e l’operazione possa portare a una desertificazione delle sale, visto lo scarso interesse di Netflix per la sale.
Negli Stati Uniti l’acquisizione ha aperto un fronte politico e regolatorio. Secondo quanto riferito alla CNBC, l’amministrazione Trump avrebbe espresso “forte scetticismo” sull’operazione, una posizione condivisa anche da esponenti democratici come la senatrice Elizabeth Warren, convinta che l’accordo porterebbe a “prezzi di abbonamento più alti e meno scelta”, mettendo “a rischio i lavoratori americani”. Intanto Paramount Skydance starebbe valutando la possibilità di rivolgersi direttamente agli azionisti di Warner Bros. Discovery per contestare l’operazione, sostenendo che l’acquisizione da parte di Netflix verrebbe comunque bloccata dalle autorità. Sul fronte antitrust, le probabilità non sono facilmente prevedibili: Netflix è leader dello streaming, ma detiene solo il 25% del mercato globale delle piattaforme e meno del 10% se l’ambito viene ampliato alla televisione nel suo complesso.
Il Washington Post rileva che, salvo prove concrete di un danno ai consumatori, difficilmente il governo potrebbe impedire un accordo approvato da entrambe le assemblee degli azionisti. E ricorda anche gli ottimi rapporti tra la famiglia Ellison – coinvolta nell’operazione – e il presidente Donald Trump, sottolineando che “il favoritismo politico e il timore delle grandi dimensioni non sono motivi sufficienti” per un blocco. La partita è dunque ancora tutta aperta, ma il settore del cinema segue con preoccupazione uno scenario che potrebbe segnare una delle più profonde trasformazioni dell’industria dell’intrattenimento degli ultimi decenni.
In Italia, l’Associazione nazionale esercenti cinema (Anec) chiede che “eventuali operazioni di concentrazione nel mercato globale dell’audiovisivo vengano valutate con la massima attenzione”. Il presidente Mario Lorini ribadisce l’impegno nel “difendere la centralità della sala” e invita il governo ad aprire un confronto istituzionale a livello europeo. Per l’Anec, il rischio è che un colosso come Netflix – tradizionalmente orientato allo sfruttamento streaming – possa ridurre drasticamente il numero di film destinati alla distribuzione cinematografica, compromettendo la diversità dei contenuti e la sopravvivenza di molte sale.
Una preoccupazione condivisa dall’Unione Internazionale dei Cinema (Unic), che rappresenta 39 Paesi. Il presidente Phil Clapp e la CEO Laura Houlgatte avvertono che “la sparizione di una Major all’interno di un gruppo guidato da un operatore che in passato ha mostrato scarso interesse verso lo sfruttamento in sala potrebbe ridurre in modo significativo il numero di film disponibili e indebolire l’esclusività delle uscite cinematografiche“. Per l’Unic, questo potrebbe compromettere un pilastro essenziale per “sostenibilità, varietà e valore culturale” dell’esperienza al cinema, con ricadute occupazionali e di vivibilità dei territori.
Preoccupazioni che l’Anec definisce “pienamente condivise”, ricordando come Netflix finora abbia portato in sala i propri titoli solo per brevi periodi e quasi esclusivamente in funzione dei premi dell’industria. Un modello che, secondo l’associazione, se esteso anche alla produzione Warner, “non potrà che portare danni irreversibili” al settore. La vicenda arriva inoltre in un momento delicato per le sale italiane, che attendono certezze su fondi, incentivi e recupero dei tagli previsti dalla manovra.