Su Atreju Schlein è caduta nel trappolone di Giorgia Meloni
di Enzo Boldi
Piccola premessa: in Italia non c’è un bipartitismo e, dunque, quando si parla di “confronti” tra leader politici non bisognerebbe ragionare come fossimo negli Stati Uniti. Detto ciò, quanto accaduto nelle ultime 48 ore è l’emblema di come, a livello comunicativo, Giorgia Meloni (e chi la consiglia) sia una spanna avanti a Elly Schlein.
Il tema è, ovviamente, quello dell’invito inoltrato dagli organizzatori di Atreju (Fratelli d’Italia) alla Segretaria del Partito Democratico. Quest’ultima, a sua volta, ha rilanciato – in modo più che legittimo – vincolando la sua presenza alla manifestazione a un confronto diretto sul palco con Giorgia Meloni. E, come nella più classica “Fiera dell’Est”, la Presidente del Consiglio si è smarcata da questo “duello” vincolando – a sua volta – questa ipotesi solo alla presenza su quello stesso palco del Presidente del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.
E lo ha fatto con un’iperbole retorica che, però, va a toccare un nervo scoperto. Non tanto all’interno di quell’ecosistema eterogeneo chiamato “opposizione”, ma nella percezione degli elettori: “Non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione, quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno”.
Una vera e propria trappola retorica che, per molti versi, sottolinea un aspetto molto evidente: in Italia (come giusto che sia, essendoci numerosi partiti a riempire gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama) c’è un centrodestra coeso in grado di nascondere i problemi – e sono moltissimi – sotto il tappeto, mentre c’è un’opposizione spesso slegata su temi fondamentali. Di fatto, dunque, Meloni – che ha una posizione di netto vantaggio sulle opposizioni – gioca per dividere ciò che già si tiene in piedi in equilibrio precario.
La Presidente del Consiglio vuole dividere ciò che già è poco unito e portarlo sul palco di “casa sua”, non confrontandosi in faccia a faccia singoli con i leader di Pd e M5S, ma facendo una “grande ammucchiata” in cui possono esser messe in evidenza le differenze tra due creature politiche di opposizione molto eterogenee tra loro. E basta poco, al netto degli ultimi “esperimenti” elettorali andati a buon fine per il campo largo (ma in Regioni già saldamente nelle mani della “Sinistra), per distruggere una creatura che si tiene attaccata con lo scotch.
Chi è il vero leader dell’opposizione? In Italia c’è un’opposizione o tante opposizioni? Questo è quello su cui, con un invito e poche parole, Giorgia Meloni ha acceso – furbescamente – un faro, per creare crepe nei partiti “avversari” e, soprattutto, generare ancor più confusione in un elettorato già in fuga dal voto.