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È la Coppa Davis del riscatto di Berrettini e della consacrazione di Cobolli: l’Italia del tennis è sul tetto del mondo anche senza Sinner e Musetti

Il movimento italiano è ancora un riferimento a livello mondiale: anche senza i due top 10 gli azzurri trionfano a Bologna
È la Coppa Davis del riscatto di Berrettini e della consacrazione di Cobolli: l’Italia del tennis è sul tetto del mondo anche senza Sinner e Musetti
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Senza Jannik Sinner. Senza Lorenzo Musetti. Al loro posto Matteo Berrettini e Flavio Cobolli. Il quarto titolo mondiale nella storia dell’Italia (il terzo consecutivo) porta la firma dei due romani. Trascinati da un pubblico incandescente a Bologna, Berrettini e Cobolli hanno ridimensionato partita dopo partita un pronostico che vedeva gli azzurri nei panni degli outsider, sottolineando come quello italiano sia ancora il movimento di riferimento a livello mondiale.

L’Italia così stacca Germania, Repubblica Ceca e Russia nell’albo d’oro, ferme a quota tre titoli. È anche la prima a fare tris di fila dal post Challenge Round (1972). La prima dai tempi della cinquina degli Stati Uniti dal 1968 al 1972. Una storia bellissima, scritta da due tennisti amici fin da bambini.

Questo tris consecutivo sul tetto del mondo si porta dietro tantissimi significati. Forse non è la vittoria più bella, ma sicuramente quella più sorprendente. È la dimostrazione definitiva che il tennis italiano va molto oltre Sinner e Musetti. Si può vincere qualcosa di importante anche senza la presenza di un numero 2 e un numero 8 del mondo.

Certo, questa fase finale bolognese era priva di tanti altri campioni: da Carlos Alcaraz a Taylor Fritz, da Novak Djokovic a Felix Auger-Aliassime. Vero, era presente solo un top 10 in tabellone (Alexander Zverev nella Germania). Eppure, la Coppa Davis bisogna saperla vincere. E vincere non è mai qualcosa di scontato. Insomma, la Coppa Davis 2025 è stata un vero e proprio esame di maturità, superato meritatamente a pieno voti.

È il titolo del riscatto di Berrettini, autore di tre partite impeccabili contro Jurij Rodionov nei quarti, contro Raphael Collignon in semifinale e Pablo Carreno Busta nell’ultimo atto. Sei set vinti e zero persi. Tre vittorie e un successo iridato che donano un senso a una stagione dolorosa e piena di amarezze e di dubbi. Una boccata d’ossigeno e di ottimismo per rinnovare le ambizioni in vista del 2026. Berrettini è stato il faro di questa nazionale, vero leader caratteriale e non solo.

Una Coppa Davis che rappresenta anche una linea di demarcazione nella carriera di Cobolli. Per lui però non si parla di rivalsa, ma di consacrazione. Si, perché il romano arrivava dopo la migliore stagione della carriera, dove ha conquistato la top 20, i quarti di finale a Wimbledon e due titoli (il 250 di Bucarest e il prestigioso 500 di Amburgo). A Bologna Cobolli ha compiuto un ulteriore passo in avanti, in particolare dal punto di vista mentale.

Ha vinto la partita più bella di questa fase finale contro Zizou Bergs con un tie-break epico nel terzo set concluso 17-15 e dopo aver annullato ben sette match point, ma soprattutto ha portato il punto iridato che serviva, rimontando e ribaltando una partita cominciata malissimo.

Ha superato la tensione così come la fatica, trovando infine la strada per battere Jaume Munar con un’altra gara indimenticabile. L’Insalatiera quindi è la classica ciliegina sulla torta sul suo 2025, che può adesso aprire nuove porte per il futuro. Perché no, fare anche un pensiero alla top 10 nella prossima stagione.

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