L’ultima frontiera dell’intelligenza artificiale promette di riscrivere il nostro rapporto con la memoria e il lutto, ma sta già dividendo profondamente l’opinione pubblica. Una nuova app statunitense consente infatti di creare avatar digitali dei propri defunti, capaci di dialogare con i vivi grazie a un sistema di ricostruzione visiva e vocale estremamente realistico.
L’app, sviluppata dalla startup americana 2Wai, genera una replica digitale della persona scomparsa e permette all’utente di “dialogare” con essa tramite voce o chat. Il volto pubblico dell’iniziativa è l’attore Calum Worthy, ex star Disney e co-fondatore del progetto, che sui social ha condiviso il video di lancio accompagnandolo con il messaggio: “E se i nostri cari perduti potessero far parte del nostro futuro? – si legge su X – Noi di 2Wai stiamo costruendo un archivio vivente dell’umanità, una storia alla volta”.
Lo spot mostra una donna incinta che conversa con l’avatar della madre defunta, poi una serie di salti temporali: la “nonna” che legge una favola al neonato, il nipote decenne che racconta un gesto sportivo e l’avatar che ribatte: “Non mi interessa del basket, parliamo della fidanzatina“. Infine, da adulto, il ragazzo annuncia alla nonna digitale: un’ecografia, un nuovo bambino in arrivo. La scena conclusiva rivela l’origine dell’avatar, quando la madre — ancora in vita — viene ripresa per pochi minuti per essere trasformata in un simulacro digitale, con lo slogan: “Con 2Wai, tre minuti possono durare per sempre“.
Le reazioni non si sono fatte attendere. “L’app, che è scaricabile gratuitamente ma offre avatar premium da acquistare, trae profitto dal dolore. Potrebbe essere un modo malsano per le persone di affrontare la perdita”, scrive un utente su X. Un altro la definisce “demoniaca, disonesta e disumanizzante“, avvertendo che «maledirà» chi dovesse tentare di riportarlo in vita tramite un avatar AI. C’è persino chi sostiene che il co-fondatore andrebbe “messo in prigione”.